Tra fede e integrazione, la devozione degli immigrati a San Gennaro

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Vivono a Napoli da anni. Sono principalmente di fede cattolica e provenienti da differenti Paesi del mondo. Sono gli immigrati diventati devoti a San Gennaro. Attaccati al Santo come chi a Napoli ci è nato. A Denise viene la pelle d’oca per l’emozione. Arrivata davanti al duomo a miracolo compiuto, si ferma a pregare. È il giorno della festa patronale. La cattedrale è chiusa. La celebrazione eucaristica è appena terminata. A causa del Covid hanno potuto partecipare alla messa in pochi, e solo chi si era prenotato via mail. Per gli altri era possibile tentare l’accesso alla chiesa a partire dal pomeriggio, dopo la sanificazione.

“San Gennaro, mettici tu la mano. Per favore. Fa’ che questa pandemia finisca subito, così che potremo riavere la nostra libertà”, supplica Denise. Capoverdiana, da 30 anni a Napoli, si sente legata a San Gennaro da quando un giorno vide una processione mentre passeggiava con il figlio. “All’epoca – ricorda – prendevano il sangue dalla cappellina piccolina e lo portavano al duomo. Domandai cosa stavano facendo, e lì è iniziata la mia curiosità. Così mi sono informata e ogni anno dalle 9 stavo già qui per vedere il sangue sciogliersi”. Quest’anno la messa ha dovuto seguirla in televisione e quando si è ripetuto il prodigio, si è diretta verso il duomo. “Anche se non posso baciarlo, almeno posso vederlo”, dice. Denise conosce tutte le date in cui si attende il miracolo. Per non dimenticarsene, le ha segnate sul suo telefono. Segue tutti gli eventi, conosce i riti, le tradizioni, gli episodi curiosi, le “parenti”, le loro litanie. Anche i canti. Prova a intonarne uno, mentre alle sue spalle la folla si accalca davanti alla chiesa aspettando di poter entrare.

“Vengo ogni anno qui. È una cosa che si sente nel cuore, di venire. È un’emozione forte”, spiega Regia, arrivata dal Brasile più di 20 anni fa. Per Nishanta, invece, la devozione a San Gennaro nasce quando la cugina riesce ad avere un bambino. “Io ero venuto qui a pregare per mia cugina che non riusciva ad avere figli. L’anno scorso ha partorito e sono ritornato per la seconda volta, a portare fiori in dono a San Gennaro”. Nishanta, ha 42 anni, da 7 è in Italia. Lavora come badante.

Sono in tanti i fedeli di origine straniera che accorrono al duomo per venerare San Gennaro nel giorno della sua festa. Giovani, intere famiglie. Dei ragazzi portano tra le mani mazzi di fiori di vari colori. Sono seduti sulle scale, dove aspettano anche Nula e un’amica. Nula ha 69 anni, è originaria dell’Eritrea, vive a Napoli da 40 anni e ora si gode la pensione da badante con l’idea di poter tornare presto nella sua terra. “Veniamo ogni anno e siamo contenti per San Gennaro, per il duomo e per Napoli”, afferma. “Ti viene da dentro. Se sei cresciuta cristiana”. Descrive così le sue sensazioni. “All’inizio si viene anche perché c’è la festa a Napoli. Poi da lì è cominciato tutto e man mano siamo diventati devoti”, racconta. Un ragazzo di origine asiatica, intanto, si inginocchia sulla scale e prega rivolto verso la cattedrale a porte serrate.

“Siete l’uno sull’altro, la legge ce lo impedisce. Dovete stare distanziati. Prego la polizia di intervenire”, ammonisce dal microfono un sacerdote giunto sul sagrato. Che sia un anno particolare lo ripetono tutti i devoti, e sperano che San Gennaro possa fare qualcosa per debellare il Covid. “Che il nostro patrono di Napoli ci metta la sua parola, la sua benedizione. Come dice sua eminenza: a maronn v’accumagn (la madonna vi accompagni, ndr)”, è l’augurio di Lorena, nata in Ecuador, e in Italia da quando è stata adottata.

Tra gli immigrati accorsi al duomo, non manca anche chi solo per tradizione ama partecipare a quella che è la “festa di Napoli”. Come Midi. Buddista, originaria dello Sri Lanka, 70 anni di età, di cui gli ultimi 20 passati a Napoli. È tra la folla che attende la liquefazione del sangue. A lei San Gennaro piace, e le piace la festa. “Io sono buddista – rivela -. Ma vengo qua perché mi piace San Gennaro e mi piace partecipare a questa festa”. I fedeli esprimono dispiacere per non aver potuto partecipare alla celebrazione eucaristica. Ma aspettano. Per poter almeno entrare a ringraziare San Gennaro, ognuno con la sua preghiera, ognuno con la speranza che presto il Covid potrà sparire e tutto potrà tornare alla normalità.

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