Così come funziona oggi, il reddito di cittadinanza si sta rivelando una misura solo assistenziale, non in grado di far incrociare domanda e offerta di lavoro. Questo il motivo che ha portato il premier Giuseppe Conte a chiedere la definizione entro 6 mesi di un piano in grado di applicare meglio il sussidio, nato con l’obiettivo di ridurre disoccupazione e povertà attraverso un sistema capace di fare incontrare più agevolmente i disoccupati che cercano lavoro e le aziende che lo offrono.
La cronaca fino ad oggi ci ha restituito casi di percettori del reddito di cittadinanza che lavoravano in nero, o che nel frattempo si arricchivano con i proventi derivanti da attività illecite, o di soggetti poveri solo sulla carta. Sono diversi gli imprenditori in Italia che si sono visti rifiutare un’offerta di lavoro perché i candidati trovavano più conveniente continuare a beneficiare del reddito di cittadinanza.
Il premier Conte ritiene che la soluzione possa trovarsi in una applicazione informatica in grado di fare incontrare domanda e offerta di lavoro, che possa permettere di individuare più facilmente quei beneficiari che rifiutano le offerte di lavoro.
Per il principale fautore del reddito di cittadinanza, il pentastellato Luigi Di Maio, basterebbe aumentare le ore dei lavori di pubblica utilità. Intervenuto ieri a Termini Imerese, alla stampa presente ha dichiarato: “Il reddito di cittadinanza l’ho voluto, ho dato i soldi per ristrutturare i centri per l’impiego nelle regioni che li non stanno usando”. “Chi prende il reddito deve fare 8 ore di lavori di pubblica utilità: aumentiamo le ore”, è la sua idea. “Siccome sono persone che prendono un beneficio dallo Stato, e cioè dalle imprese e dalle partite Iva che pagano le tasse, utilizziamole per lavori di pubblica utilità per le imprese e le partite Iva. Mettiamo in comunicazione queste parti della società. Perché non sta succedendo? Perché su 8 mila comuni solo in 400 hanno approvato i regolamenti?. Forse – sostiene Di Maio – c’è una voglia di sabotare questo strumento”.
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