Gli azeri di nuovo all’attacco nel Nagorno-karabakh. Nel sud del Caucaso non si fermano gli scontri tra Armenia e Azerbaijan. L’accordo sul cessato il fuoco raggiunto in Russia la scorsa settimana non regge.
Delle bombe sono esplose questa mattina su Stepanakert. A darne notizia è stato il portavoce del presidente dell’autoproclamata repubblica del Nagorno-Karabakh, che su Facebook ha scritto: “Le unità nemiche sono passate di nuovo ad azioni offensive in varie direzioni del fronte. Il nostro esercito sta prendendo adeguate misure per rispondere agli attacchi”. A confermare il mancato rispetto dell’accordo sulla tregua è anche il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov.
Che la tregua fosse stata labile era già chiaro ieri, all’indomani dell’incontro a Mosca con la Russia, quando il ministro degli Esteri di Baku, Jeyhun Bayramov, su Twitter ha riferito di un attacco nella notte contro Ganja, la seconda città più grande dell’Azerbaijan. Un attacco smentito dalla comunità armena, che a sua volta ha accusato gli azeri di continui bombardamenti contro Hadrut, Martuni e altre residenze della Repubblica dell’Artsakh.
The #shelling of #civilians in #Ganja city by the #Armenia‘s armed forces after the humanitarian ceasefire agreement is another clear example of #barbarism and shows that the ceasefire calls of the Armenian leadership are nothing but #hypocrisy. pic.twitter.com/yN7nO0xpjV
— Jeyhun Bayramov (@bayramov_jeyhun) October 11, 2020
Ieri mattina il presidente dell’autoproclamata repubblica dell’Artsakh, Arayik Harutyunyan, ha tenuto una conferenza stampa, in cui ha parlato di una situazione relativamente tranquilla fino a quel momento e ha annunciato una petizione da presentare alle autorità armene e alle organizzazioni internazionali per riconoscere l’indipendenza dell’Artsakh se entro i due giorni successive gli azeri non si fossero mostrati disponibile a risolvere pacificamente la questione. Arayik Harutyunyan ha accusato l’Azerbaijan di un processo di sterminio dei civili dell’Artsakh.
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