Hanno tra i 18 e i 71 anni gli indagati nell’ambito dell’inchiesta che ha portato allo scoperchiamento di una rete di pedopornografia on line. Sono professionisti, ma anche impiegati, pensionati, operai e disoccupati. C’è pure un vigile urbano. Soggetti di differente estrazione sociale, di differente età, attratti dal corpo di un bambino, quello che andavano a cercare nelle immagini scambiate nei gruppi per pedofili scoperti dalla polizia postale nell’ambito dell’inchiesta sfociata negli arresti e sequestri avvenuti ieri in diverse regioni italiane.
Sono 432 le persone in tutto il mondo coinvolte nel giro di pedopornografia rintracciato, 81 gli italiani. Sono 17 i soggetti arrestati in flagranza ieri nell’ambito dell’operazione denominata “Luna park”, realizzata con l’impiego di oltre 300 uomini della polizia postale.
Le indagini
La polizia postale, infiltrando agenti sotto copertura in Telegram e Whatsapp, ha scoperto 159 gruppi per pedofili su cui avveniva lo scambio di materiale pedopornografico, e ha smantellato 16 associazioni crimininali dedite alla loro diffusione.
Dopo due anni di indagini condotte “sotto copertura”, svolte con il coordinamento del Cncpo (Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia online del servizio polizia postale) son stati identificati 432 utenti che, sfruttando le potenzialità delle diffusissime applicazioni Whatsapp e Telegram, partecipavano a “canali” e “gruppi” finalizzati alla condivisione di foto e video pedopornografici ritraenti vere e proprie violenze sessuali su minori. Gli abusi, in particolare, riguardavano prevalentemente bambine e bambini in tenera età e, in alcuni casi, anche neonati.
Smantellate 16 associazioni a delinquere
Dei 159 gruppi individuati dagli investigatori della polizia postale, 16 erano delle vere e proprie associazioni per delinquere, al cui interno era possibile distinguere promotori, organizzatori e partecipi, con ruoli e compiti ben definiti. Ciascun gruppo era regolato da precise e severe norme di comportamento finalizzate a preservare l’anonimato – e, quindi, la “sicurezza” – del sodalizio criminale, oltre che dei singoli partecipanti. La violazione di tali regole comportava, infatti, l’espulsione da parte degli amministratori. La lunga e capillare attività di indagine ha consentito di dare un nome ai nickname utilizzati in rete dai pedofili, portandoli allo scoperto e fuori dall’anonimato della rete.
Gli italiani coinvolti nell’inchiesta
La polizia postale ieri ha eseguito perquisizioni e arresti in 53 province e 18 regioni italiane.
Sono 81 gli italiani identificati dalla Polizia Postale in tutta Italia, due dei quali, un ottico con collaborazioni universitarie napoletano di 71 anni e un disoccupato veneziano di anni 20, promuovevano e gestivano gruppi pedopornografici, organizzandone l’attività e reclutando nuovi sodali provenienti da ogni parte del mondo.
In Italia la maggior parte degli indagati (il 35%) risiede in Lombardia e in Campania.
In Campania sono state eseguite 7 perquisizioni: 4 nella provincia di Napoli, 2 in quella di Caserta e 1 nella provincia di Salerno. Uno degli indagati, un 25enne napoletano è stato tratto in arresto perché trovato in possesso di un ingente quantitativo di foto e video a carattere pedopornografico che ritraevano violenze e abusi su minori in tenera età.
Perquisizioni e sequestri
Le attività di polizia giudiziaria eseguite hanno portato al sequestro di numerosi dispositivi in uso agli indagati. A seguito degli accertamenti informatici, sono stati rinvenuti gli account utilizzati per lo scambio di materiale pedopornografico.
Le perquisizioni personali, locali e sui sistemi informatici, emesse dalla Procura distrettuale di Milano, hanno portato al sequestro di telefonini, tablet, hard disk, pen drive, computer e account di email e profili social. Durante le perquisizioni sono stati altresì rinvenuti gli account utilizzati dagli indagati per la richiesta del materiale pedopornografico e un ingente quantitativo di materiale illecito custodito sui supporti informatici sottoposti a sequestro.
Identificati 351 stranieri
Sono 351 gli utenti stranieri coinvolti nell’indagine, per ciascuno dei quali sono state raccolte tutte le tracce informatiche utili alla loro identificazione. Tali elementi, condivisi tramite il Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni con le Agenzie di cooperazione internazionale di polizia, hanno consentito di trarli in arresto sia in Europa che nel resto del mondo.
La Polizia postale ricorda che ieri è stata portata a termine l’ennesima attività e che “effettua il monitoraggio h24 dell’intera rete internet a salvaguardia dei minori e di tutte le fasce deboli”. Invita poi gli utenti a “segnalare eventuali contenuti illeciti rinvenuti sul web, rivolgendosi al Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni sia mediante il Commissariato di P.S. Online (www.commissariatodips.it), dove sono proposte linee guida e suggerimenti utili a contenere i rischi presenti in rete, sia attraverso le diverse Sezioni e Compartimenti di Polizia Postale presenti su tutto il territorio nazionale”.
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