Raffaele Arcella aveva appena 29 anni quando nel 2019 decise di sottoporsi a un intervento di bypass gastrico. In seguito all’operazione le sue condizioni di salute si aggravarono e, dopo due settimane di calvario, morì il 13 aprile in un un letto di ospedale. A distanza di quasi due anni, i due medici indagati sono stati rinviati a giudizio. Devono rispondere di omicidio colposo. Per il prossimo 4 maggio è stata fissata l’udienza preliminare presso il tribunale di Nola.
L’autopsia eseguita sul corpo della vittima ha permesso di accertare che a determinare il decesso è stata una peritonite conseguente a una perforazione dello stomaco. Durante la perizia autoptica i consulenti incaricati dalla procura hanno trovato nello stomaco della vittima l’estremità del tubicino (sonda) che viene usato per calibrare la tasca gastrica applicata in questo tipo di interventi. L’ogiva (l’estremità della sonda) – si riporta nella relazione dell’autopsia – potrebbe “essere stata la causa diretta della lacerazione gastrica o comunque della sofferenza del tessuto“.
Raffaele il 29 marzo del 2019 fu sottoposto a intervento chirurgico bariatrico presso la clinica Trusso di Ottaviano (Napoli). A distanza di pochi giorni, il 2 aprile 2019, subì nella stessa struttura un secondo intervento per suturare una lacerazione scoperta nello stomaco con l’aggravarsi del suo stato di salute. Le sue condizioni però peggiorarono a tal punto che il giorno successivo si rese necessario il trasferimento presso il reparto di Terapia intensiva del Secondo policlinico di Napoli, dove morì dopo dieci giorni. Raffaele, originario di Caivano, era sposato e papà di una bambina.
Secondo i medici legali che si sono occupati dell’autopsia, “l’esecuzione tecnica dell’intervento chirurgico è stata caratterizzata da imperizia, imprudenza e negligenza”. Parlano di “errore tecnico” che sarebbe stato commesso nel corso dell’operazione per il fatto che i medici “lasciavano in situ l’estremità terminale della sonda di calibrazione gastrica, provocando un aumento di pressione all’interno della trancia gastrica e la successiva perforazione con quadro di peritonite“.
Le indagini si sono chiuse a febbraio scorso e dopo una lunga attesa comincerà il processo a carico dei due chirurghi che eseguirono l’intervento di bypass gastrico.
“Come ho sempre detto, il mio unico obiettivo e mandare a processo gli assassini di mio figlio. Con fermezza e sangue freddo li voglio guardare negli occhi, per esprimere tutta la mia rabbia e dolore nei lori confronti. Non si può morire per negligenza”, ha dichiarato il padre di Raffaele, Antonio Arcella. I genitori di Raffaele, assistiti dall’avvocato Fernando Maria Pellino, si costituiranno parte civile nel processo.
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