Macchine che si muovono in sospensione, strumenti supertecnologici, grattacieli altissimi, storie che si intrecciano con un passato che arriva fino alla nostra epoca per svelare misteri dal finale inaspettato. “Elbrus” è un romanzo di fantascienza che racconta un futuro in cui, in una Terra resa invivibile dal riscaldamento globale, la scienza cerca modi per colonizzare altri pianeti e ricorre a metodi non proprio etici per adattare il corpo umano a nuovi contesti extraterrestri.
Alle falde del monte Elbrus, la vetta più alta del Caucaso, nel romanzo di Marco Capocasa e Giuseppe Di Clemente si trova la base di un’agenzia spaziale in cui sono rinchiusi un alieno e dei cloni che gli scienziati stanno preparando per invadere nuovi mondi. Il romanzo comincia dalla storia di un tentato suicidio di un uomo in preda alle allucinazioni nell’anno 2155. Le investigazioni di un giornalista consentiranno di dare una spiegazione a quel caso e a diversi strani fenomeni che stanno emergendo su cui nel romanzo gradualmente si farà luce saltando dall’anno 2155 fino ai secoli precedenti.
Da quella che sembra la storia personale di un uomo ritenuto schizofrenico viene fuori un progetto dell’agenzia spaziale portato avanti con menzogne, togliendo figli a madri inconsapevoli, usando la scienza in modo discutibile, per scoprire che per perdere il controllo basterà un sistema di comunicazione inesplorabile che mette in connessione l’alieno “conservato”, i cloni addestrati in laboratorio e i figli della prima generazione di quell’esperimento, degli ibridi uomo-alieno ottenuti da una fecondazione interspecie.
Quella di “Elbrus” è un’immersione nel futuro immaginato dai due autori del romanzo, che lascia con il fiato sospeso fino alla fine. “Nel costruire questo scenario ci siamo basati sui risultati dei più recenti studi di climatologia – spiega Marco Capocasa – E se il riscaldamento globale è il tema che fa da sfondo al romanzo, la sua trama è invece legata a doppio filo ai progressi della genetica e della genomica umana”.
Gli autori
Marco Capocasa, antropologo molecolare, deve la sua passione per la fantascienza alle letture dei classici di questo genere. Laureato in Scienze biologiche e in Antropologia culturale, successivamente ha conseguito un dottorato di ricerca in Antropologia molecolare. Autore di decine di articoli su riviste scientifiche internazionali, insieme a Giovanni Destro Bisol ha recentemente pubblicato due libri di divulgazione scientifica: Italiani. Come il DNA ci aiuta a capire chi siamo (Carocci, 2016) e Intervista impossibile al DNA. Storie di scienza e umanità (il Mulino, 2018). Elbrus è il suo esordio nella narrativa del fantastico.
Giuseppe Di Clemente nasce a Roma nel 1976. Appassionato fin da ragazzo di astronomia e fantascienza, la necessità di comprendere talune dinamiche della nostra esistenza lo porta a conseguire la laurea in economia, il che dà un’ulteriore impronta alla sua personalità, contribuendo a una visione complessa e contraddittoria del mondo. Nasce così il suo primo romanzo Oltre il Domani (L’Erudita – Giulio Perrone Editore, 2019), un racconto trasversale, dove la fantascienza è genere e pretesto per interrogarsi sul futuro degli uomini.
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Desideriamo ringraziare Giada Romano per la bella recensione e la redazione di Tell per averci ospitato. Per chi avesse piacere a scambiare opinioni su Elbrus insieme a noi, avremo piacere di farlo direttamente qui oppure sulle pagine Fb, Medium e Goodreads che abbiamo dedicato al romanzo.