Conciliare la tutela dell’ambiente con il progresso e il benessere sociale, porre gli ecosistemi e le risorse naturali al centro dell’agenda politica con un approccio coordinato per affrontare le crisi globali, affrontare le esigenze energetiche presenti e future riducendo le emissioni globali e migliorando l’adattamento ai cambiamenti climatici. Questi gli obiettivi che si era posto il G20 che si è svolto a Napoli il 22 e il 23 luglio.
Il vertice tra i Paesi più ricchi del mondo si è chiuso con un accordo che il ministero della Transizione ecologica definisce “buono”: “Un grande risultato ottenuto grazie anche all’instancabile lavoro di tutti i delegati, negoziatori e tecnici che hanno lavorato per giorni e notti, dormendo appena poche ore”. Nel comunicato finale, però, mancano due articoli dei 60 in discussione: non c’è una data per porre fine all’utilizzo del carbone nella produzione energetica ed è fallito il tentativo di allineare tutti i Paesi sull’obiettivo dell’accordo di Parigi di non superare gli 1,5 gradi di riscaldamento globale.
“Su 60 articoli, due sono stati estratti perché non è stato possibile trovare l’accordo. Quindi alcuni punti sono stati rinviati ai livelli di decisione politica più alta del G20 dei capi di Stato”, ha detto il ministro della Transizione ecologica nella conferenza stampa convocata a conclusione del G20. “Usa, Europa, Giappone e Canada sono favorevoli, ma quattro o cinque Paesi, fra i quali Cina, India e Russia, hanno detto che non se la sentono di dare questa accelerazione, anche se vogliono rimanere nei limiti dell’Accordo di Parigi”, ha spiegato Cingolani. L’Accordo di Parigi, negoziato alla Conferenza delle parti della Convenzione sui cambiamenti climatici (Cop 21) e sottoscritto da circa 200 Paesi, pone l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi e di proseguire gli sforzi per limitare l’aumento a 1,5 gradi.
“Il problema principale è sulla scala dei tempi – ha spiegato il ministro – perché alcuni Paesi economicamente rischiano di non farcela in una decade”. “Questo accordo – ha comunque affermato Cingolani – è fondamentale per aprire la strada alla Cop26”, ossia la conferenza delle Nazioni Unite sul clima che si svolgerà a Glasgow a novembre.
Il G20 di Napoli si è articolato in due giornate, la prima dedicata all’ambiente, la seconda a clima e energia. Sull’ambiente i confronti si sono sviluppati su biodiversità, sull’uso efficiente delle risorse ed economia circolare (visione G20 su economia circolare con focus su tessile e moda sostenibile; città circolari; educazione e formazione), e sulla finanza sostenibile con focus su specifiche esigenze di finanziamento per la protezione ed il ripristino degli ecosistemi come contributo ai lavori G20 sulla forma futura del sistema finanziario globale (qui il comunicato finale sull’ambiente approvato alla fine della prima giornata).
Nel Palazzo Reale di Napoli si sono svolti gli incontri tra delegati, negoziatori ed esperti, andati avanti fino a notte fonda, in una città blindata dove non sono mancate le contestazioni, quelle che hanno accolto i partecipanti al G20 alla vigilia del grande evento in piazza del Plebiscito, quelle che hanno bloccato il porto di Napoli, e quelle del corteo che ha invaso il centro cittadino nella prima delle due giornate di incontri.
Circa un migliaio i manifestanti scesi in strada, che da piazza Dante hanno raggiunto piazza Bovio tra striscioni, cori e sventolando le bandiere rosse della sinistra. Momenti concitati si sono registrati quando, nel tentare di forzare il blocco della polizia che impediva di raggiungere Palazzo Reale, hanno iniziato a lanciare oggetti contro gli agenti, tra cui numerosi palloncini di acqua e qualche pallone.
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