Fonte foto: twitter

Prima a Herat, poi a Kabul. Ci sono donne in Afghanistan che non si lasciano intimidire dai talebani. Hanno deciso di far sentire la propria voce e di farlo apertamente, in strada, urlando, per rivendicare i propri diritti. Sono 20, 30 quelle che ci hanno messo la faccia, ma rappresentano tutte le donne afghane che non vogliono perdere l’identità conquistata negli ultimi 20 anni dopo la fine del primo regime dei talebani. Sono decine, contro un esercito di decine di migliaia di combattenti, che pur di non perdere i propri diritti sono disposte a rischiare la vita. Donne coraggiose, che si stanno esponendo alle angherie dei talebani che hanno ripreso a cancellarle dalla società.

Ieri sono ritornate a manifestare a Kabul, all’indomani di un’altra protesta avvenuta anche a Herat. Sono scese in strada per chiedere di essere incluse nel governo, di poter continuare a studiare e a lavorare.

“Le donne potranno andare a scuola e a lavoro”, avevano detto i talebani con l’Afghanistan in pugno. Per poi fare dietrofront: “Restate a casa, per motivi di sicurezza”. Non tutti i combattenti sono pronti al cambiamento, aveva giustificato un portavoce.

Le proteste delle donne sono andate in scena mentre i talebani stanno formando il nuovo governo, la cui guida è stata affidata al mullah Baradar. “Nessuna società farà progressi senza il ruolo attivo delle donne. La partecipazione politica delle donne nel futuro governo e nel suo gabinetto dovrebbe essere presa in considerazione”, ha affermato una manifestante al giornale afghano Tolo News. Al Guardian una donna ha raccontato che le è stato ordinato di non andare a lavoro. “Hanno detto che dovrei restare a casa perché non ho un mahram che mi accompagni all’ingresso della clinica”, ha rivelato. Nell’Islam il mahram è l’uomo con cui la donna ha un legame di sangue.

I talebani non avevano ancora ripreso il controllo dell’Afghanistan quando imbracciando fucili molte donne marciarono lungo le strade di città nel nord e nel centro dell’Afghanistan contro l’avanzata dei talebani. “Siamo pronte per andare a combattere”, dissero alcune manifestanti. Sono passati due mesi da allora. I talebani sono ora al potere, ma c’è chi ha deciso di non arrendersi, di combattere per i propri diritti, senza armi, anche a costo della vita.

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