Un Paese, ancora una volta, a due velocità su occupazione, sviluppo, istruzione, natalità e sull’ emigrazione, con il Centro Nord che è tornato a respirare dopo il periodo più duro della pandemia e un Sud sempre più arrancante. A certificarlo i dati Istat relativi all’anno 2021, in cui si intrecciano anche le azioni degli enti di sostegno alla povertà, a partire dalla Caritas.

Occupazione e Disoccupazione

Iniziamo questa carrellata di numeri partendo dai dati dell’ambito principe degli interessi della popolazione: il lavoro. Al 2021, secondo i dati Istat, gli occupati in Italia in età compresa tra i 15 e i 64 anni hanno raggiunto il 58,2% della popolazione. Uno stacco evidente rispetto alla percentuale dell’Unione Europea certificata dall’Eurostat: 68,4% nella fascia 15-64 anni. Tornando all’occupazione in Italia, la differenza percentuale tra le varie aree del Paese, a svantaggio del Sud, fa davvero specie: nel Nord Ovest la soglia è del 65,9% e nel Nord Est del 67,2%; qualche punto in meno per il Centro Italia, con comunque un buon 62,5%; decisamente peggio al Sud, dove gli occupati al 2021 non ha superato il 44,8%.

La forbice è piuttosto larga anche tra i maschi occupati e le donne occupate. Vediamo sempre i numeri dell’Istat per l’anno 2021 partendo dal quadro generale. In Italia i maschi occupati sono il 67,1%, le donne appena il 49,4%, con una disparità chiara in tutti i territori del Paese, soprattutto al Sud. Nel Nord Ovest i maschi occupati sono stati del 72,8%, le donne del 58,9%. Nel Nord Est la soglia è del 74,5% per i maschi, il 59,9% per le donne. Al Centro i maschi occupati al 2021 è stata del 70%, le donne il 55,1%. Al Sud, 56,8% i maschi e appena il 33% le donne.

I numeri sono significativi anche per ciò che riguarda la disoccupazione. A livello generale l’Istat ha fotografato per il 2021 il 9,7% di disoccupazione generale, 8,9% maschi, 10,8% le donne. Al Nord Ovest i disoccupati nel 2021 sono stati il 6,6%, 5,8% i maschi, il 7,6% le donne. Nel Nord Est i disoccupati sono il 5,4%, 4,3% i maschi, 6,7% le donne. Nel Centro la disoccupazione è arrivata all’ importante cifra del 8,8%, 7,9% i maschi, 9,9% le femmine. Nel Mezzogiorno la disoccupazione è più del doppio: 16,7%, 15,3% i maschi e ben il 19% le donne.

Neet, livelli di istruzione e abbandoni scolastici

Sempre secondo i dati Istat, in Italia i Neet, cioè i giovani che non studiano né lavorano, nel 2021 sono stati il 32,2% al Sud e il 17,8% Centro Nord nonostante una diminuzione del 1,2% al Sud e -0,3% al Centro Nord. Relativamente ai dati dell’istruzione, nel 2021 la quota di adulti poco istruiti è stata del 37,9% con una popolazione che ha conseguito, al più, il titolo di licenza media con il 40,5% di componente maschile è 35,4% di quella femminile. Nel 2021, la percentuale di adulti poco istruiti ha raggiunto il 46,1% nel Sud, a fronte del 33,7% nel Centro-Nord dimostrando ancora una volta la distanza tra le aree del Paese. Messe peggio proprio 3 regioni meridionali: Puglia con il 48,7% di persone poco istruite, la Sicilia il 48,3% e la Campania con il 47,1%.

Sugli abbandoni scolastici, rimane il divario territoriale tra Centro Nord e Sud, pari a 16,6%. Tra le regioni dove c’è una percentuale più alta di abbandoni scolastici, figurano la Sicilia con il 21,2%, la Puglia con il 17,6% e la Campania con il 16,4%. Anche la percentuale di laureati è differente tra il Centro Nord e Sud, con un divario del 9,6%. Tutto ciò nonostante nel 2021 la ripartizione del Pil rispetto all’istruzione sia stata appannaggio del Sud, con una spesa del 5,6% a fronte ad esempio del 2,6% del Nord Ovest.

Povertà assoluta

Particolarmente interessanti, nella loro pesantezza, i numeri in percentuale – sempre fonte Istat – degli italiani e degli stranieri presenti sul nostro territorio avvolti dalle condizioni di povertà assoluta o relativa. Nel 2021 sono state 1,9 milioni le famiglie in povertà assoluta pari al 7,5%. Una soglia sostanzialmente uguale al 2020, anno più pesante della pandemia da Covid-19, quando la percentuale era del 7,7%. Le persone coinvolte sono state dunque 5,6 milioni nel 2021 con una percentuale pari al 9,4% uguale proprio al 2020. In termini di individui, il Nord ha registrato un netto miglioramento dell’incidenza di povertà assoluta, passando dal 9,3% del 2020 all’8,2% del 2021, (con un sensibile miglioramento nel Nord Ovest, dal 10,1% del 2020 all’8,0% del 2021 con una stabilità nel Nord Est dall’8,6% del 2020 all’8,2% nel 2021).

In generale, sono stati riscontrati nel Nord 2 milioni e 200 mila poveri mentre al Sud il dato è di 2 milioni e 445.000 con una crescita in questo caso dell’incidenza dall’1,1% del 2020 arrivando al 12,1% con il 13,2% nelle regioni del Sud e del 9,9% sulle Isole. Inoltre, l’incidenza sale anche al Centro Italia, passando dal 6,6% del 2020 al 7,3% del 2021. La crescita della povertà assoluta ha riguardato maggiormente le famiglie nelle quali la persona di riferimento ha un’età compresa tra i 45 e i 54 anni, con l’incidenza cresciuta in quest’ambito al 9,7% dall’8,3% del 2018.

Per quanto riguarda gli stranieri presenti in Italia l’incidenza della povertà assoluta è stata del 32,5% nel 2021, rispetto al 29,3% nel 2020 mentre per gli italiani, il valore si è attestato dal 7,2% rispetto al 7,5% del 2020. La condizione per gli stranieri è peggiorata rispetto agli italiani, con un incremento del 27,5% a livello nazionale, con il 40,3% nel Mezzogiorno. Le famiglie in povertà assoluta sono nel 68,7% italiane (1 milione e 350.000 persone) e il restante 31,3% straniere, pari a 614.000 famiglie. Le famiglie con minori in povertà assoluta si è attestata al 36,2%, quelle composte sole da straniere sono arrivate al 30,7%. A livello territoriale, nel Sud l’incidenza della povertà assoluta ha superato di quattro volte quella dei soli italiani: 37,6% all’8,8%. Nel Nord, le famiglie di soli stranieri sono del 30,2%, 25,9% al Centro. Nel 2021, rispetto al 2020 c’è un peggioramento per le famiglie di soli stranieri a livello nazionale, arrivando al 30,6% dal 26,7%. Segni di miglioramento per le famiglie miste in tutt’Italia con l’incidenza della povertà che scende dal 22,2% al 17% nel 2021.

Povertà relativa

Numeri importanti segnalati dall’Istat nel 2021 anche per la povertà relativa, cioè spesa mensile di una famiglia di almeno 2 persone per consumi inferiore o uguale alla spesa media per consumi pro-capite. L’incidenza è del 11,1% nel 2021, aumentata rispetto al 10,1% dell’anno 2020 passando a 2,9 milioni di famiglie 2021 dal 2,6 milioni del 2020. Differenze territoriali marcate, per l’ennesima volta. Nel Sud è passato dal 10% nel 2021 dal 9,4 del 2020. Scesa invece al Nord, passando al 6,7% nel 2021 dal 7,6% nel 2020, (in particolare nel Nord-Ovest passando al 6,7% dal 7,9%.). Tra le famiglie povere, il 42,2% riguarda quelle residenti al Sud, nel 2020 erano il 38,6%; al Nord 42,6% nel 2021, 47% nel 2020. Su scala regionale messe peggio come al solito le regioni del Sud, con la Puglia a guidare raggiungendo il 27,5%, seguita dalla Campania al 22,8% e la Calabria al 20,3%. Trend inverso nelle regioni del Nord, con il Trentino Alto Adige con la percentuale più bassa, pari al 4,5%, il Friuli Venezia Giulia al 5,7%, la Lombardia al 5,9%, con valori tutti simili al 2020 tranne la Puglia che in quell’anno faceva registrare il 18,1%.

Emigrazioni dal Sud al Nord

Negli ultimi 10 anni, circa 1 milione 139.000 sono andati dal Sud al Nord. Di questi, molti sono giovani laureati e istruiti. In 612.000 hanno invece fatto il percorso inverso, con un saldo netto di 527.000, equivalente a una regione come la Basilicata. La regione da cui sono partite più persone in questo decennio è stata la Campania con il 29%, seguita da Sicilia al 24% e Puglia 18%. Dal 2011 al 2020 gli espatri all’estero dei giovani laureati sono sempre stati quantitativamente superiori ai rimpatri. La perdita complessiva di giovani risorse del Nord a favore dell’estero ha raggiunto le 36.000 unità, quelli del Centro circa 12.000, 26.000 al Sud. A fronte di queste perdite significative, però il Nord e il Centro hanno compensato in buona parte grazie ai movimenti migratori provenienti dal Mezzogiorno. Sempre tra il 2011 e il 2020 il Nord ha guadagnato oltre 112.000 risorse provenienti dal Sud e dalle Isole, il Centro oltre 12.000. Per il Nord il beneficio complessivo è stato di 76.000 unità, il Centro ha limitato le perdite a 737 unità mentre il Sud, tra chi va al Centro, al Nord e all’Estero ha perso nello scorso decennio 150.000 persone giovani residenti laureati vedendo compromesse le proprie possibilità di sviluppo. A prevalere, la componente giovanile: nel 2020, quasi due immigrati su cinque erano compresi tra 25 e 34 anni. Negli ultimi dieci anni, il 41% dei cittadini italiani di 25-34 anni partiti dal Mezzogiorno verso il Centro Nord erano in possesso almeno di una laurea, uno su tre, con diploma.

Dati sulla natalità

Nell’anno 2020, al primo posto c’è stato il Trentino Alto Adige con 8,6% di nascite, seconda la Campania con l’8%, Sicilia al 7,7% e Calabria il 7,4%. Nell’anno di riferimento, la media nazionale è stata però del 6,8%, il più basso dall’Unità d’Italia ad oggi.

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