Restituzione dell’onorificenza e della medaglia di Cavaliere della Repubblica se la posizione contrattuale dell’Officina delle Culture Gelsomina Verde di Scampia non sarà regolarizzata. È l’annuncio, pesante, fatto da Ciro Corona presidente dell’Associazione (R)Esistenza Anticamorra che da anni è tra i principali animatori dello spazio di via Arcangelo Ghisleri 8 al Lotto P5 del quartiere a Nord di Napoli, che dopo anni di faida e predominio della camorra si sta da anni rialzando, pur con tutte le difficoltà del caso. Corona ha anche scritto una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che gli aveva conferito l’onorificenza nel 2020 e consegnata nel 2021, mostrando tutto il suo disappunto per la vicenda.
La storia
L’Officina delle Culture Gelsomina Verde porta il nome della quasi 22enne riconosciuta vittima innocente di camorra. La giovane venne infatti uccisa nel periodo cruento della prima faida di Scampia, tra il 2004 e il 2005, nella quale si contrapponevano il clan Di Lauro e gli Scissionisti, questi ultimi formati da famiglie ex affiliate dell’impero criminale di “Ciruzzo o milionario’’ alias Paolo Di Lauro, poi in guerra con i vecchi alleati per il predominio del traffico di droga (e non solo) tra Scampia e i territori circostanti. Quella guerra fece quasi 150 morti: realmente un bollettino di guerra.
Gelsomina venne torturata e uccisa nel novembre del 2004 dagli uomini dei Di Lauro che l’avevano rapita per farsi rivelare il nascondiglio di un affiliato al gruppo degli Scissionisti, Gennaro Notturno, con il quale aveva avuto una storia, prima però di allontanarsi dimostrando di non aver alcun legame con il mondo della camorra. Il corpo di Gelsomina “Mina’’ Verde venne ritrovato carbonizzato all’interno della sua Fiat 600 nel quartiere Secondigliano, “quartier generale’’ dei Di Lauro. Quell’episodio fu uno dei più strazianti della faida, riprodotto e raccontato anche nella prima stagione della serie televisiva “Gomorra’’.
Proprio in onore di Gelsomina fu intitolata l’Officina delle Culture quando la struttura, nel 2012, venne affidata in comodato d’uso gratuito dal Comune di Napoli alla cooperativa, poi Associazione, (R)Esistenza anticamorra e al suo presidente Ciro Corona il quale nella vicina Chiaiano gestisce anche il fondo rustico Amato Lamberti con la coltivazione di ettari di terra prima appartenuti al clan Polverino di Marano prima di essere confiscato. L’Officina delle Culture Gelsomina Verde, di 2000 mq, si trova in un ex deposito di armi della camorra e veniva definita anche “casa del buco’’ perché rifugio dei tossicodipendenti per il consumo di droga acquistata in una delle tantissime piazze di spaccio all’epoca sul territorio.
Negli anni la struttura si è trasformata in un luogo in cui diverse associazioni – 11 in totale oggi – hanno svolto e continuano a svolgere attività sociali, culturali, ludiche, musicali, sportive, di salvaguardia ambientale, di reinserimento di detenuti e minori a rischio. Presenti anche un centro antiviolenza, una biblioteca finanziata dalla Siae, un hub di Amazon. Da agosto 2022, sono ospiti anche 35 rifugiati ucraini che hanno lasciato il proprio Paese invaso da Putin il 24 febbraio 2022. Nel 2018 però, alla scadenza del comodato d’uso gratuito, non si è mai arrivati a una nuova soluzione, anche e soprattutto in virtù di un elemento importante: tra il 2012 e il 2013 infatti, prima con una delibera di Giunta Comunale e poi con una di Consiglio Comunale, l’allora amministrazione di Luigi de Magistris aveva conferito l’immobile di via Arcangelo Ghisleri – dove si trova l’Officina delle Culture Gelsomina Verde – ad Asìa Napoli Spa, la società partecipata dei rifiuti di Napoli.
Scaduto il comodato d’uso quattro anni fa, oggi non c’è alcun vincolo contrattuale che legittimi formalmente la presenza delle varie realtà in quel luogo di Scampia. E Corona, presidente di (R)Esistenza Anticamorra, da anni sta chiedendo al Comune di arrivare a un nuovo accordo. L’ipotesi maggiormente presa in considerazione nel tempo è stata quella che in gergo si dice permuta, ossia un cambio di proprietà di due immobili di pari valore. In sostanza: Asìa Napoli Spa cederebbe al Comune di Napoli, ora retto dal sindaco Gaetano Manfredi, l’edificio di via Arcangelo Ghisleri così da favorire, rispettando tutti i passaggi burocratici e di legge, l’affidamento a (R)Esistenza Anticamorra. In cambio, la società dei rifiuti avrebbe la disponibilità di un altro immobile di pari valore. Alla base delle difficoltà odierne, è emerso anche di recente, il mancato accordo con una delle 11 realtà che animano l’Officina delle Culture.
La lettera di Corona al presidente della Repubblica
Dopo anni di tira e molla, Ciro Corona da tempo chiede risposte. Diverse le iniziative intraprese, tra queste lo sciopero della fame di inizio 2022 dinanzi Palazzo San Giacomo sede del Comune di Napoli. L’ultima in ordine di tempo è la volontà annunciata di restituire l’onorificenza, come specificato in una missiva inviata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Corona tra le altre cose scrive nella lettera al Capo dello Stato: “Abbiamo trasformato un ricovero per tossicodipendenti in un centro polifunzionale con 9 realtà e 14 tipologie di servizi offerti, senza soldi pubblici, passando per una bonifica di due anni supportata da 250 volontari provenienti da tutta Italia e una ristrutturazione dello stabile (2000 mq) con l’aiuto di Fondazioni.
Attualmente nell’Officina delle Culture “Gelsomina Verde” – vittima innocente di camorra della faida del 2004 – transitano 400 persone al giorno, 140 detenuti all’anno godono della possibilità di cambiare vita”. Corona ricorda a Mattarella che “dopo mesi di riunioni e vari tavoli tecnici si arriva ad un accordo e ad una bozza di contratto ma il tutto si blocca per le polemiche di un’associazione partitica, legata alla maggioranza della Giunta Comunale. Dalle proteste dell’associazione di partito, il Direttore Generale del Comune di Napoli ha interrotto ogni tipo di dialogo e confronto con l’ATS. Ad oggi, con bozza di contratto condivisa, manca solo la firma del contratto, passo necessario perché si possano avviare i finanziamenti da parte delle Fondazioni e poter permettere ai nostri adolescenti di ritornare a fare attività all’interno della struttura”.
L’ipotesi di restituzione dell’onorificenza
Ciro Corona dice ancora: “L’onorificenza più alta che potessi ricevere, quella più bella, voluta dalla massima Istituzione Italiana non può essere in contrasto con quanto poi si vive sui territori. L’onorificenza avrebbe dovuto facilitare il dialogo istituzionale, fortificare la sinergia con le Istituzioni, anche politiche, rafforzare un lavoro che se svolto da soli è meno efficiente ed efficace”. A Scampia, prosegue, “la camorra è stata contrastata, quel vuoto che si è creato oggi provano ad occuparlo i partiti, avviando crociate contro i dissidenti, contro chi non sostiene le loro idee, la loro propaganda e l’Officina delle Culture oggi è un baluardo da delegittimare, depotenziare, annientare, perché non sia da esempio per le altre realtà. L’Amministrazione Comunale sembra, a tratti ostaggio di questa dittatura dei partiti e assente sui territori”. Dunque l’annuncio. Nel caso in cui la situazione non dovesse sbloccarsi, afferma Corona nella lettera in cui peraltro invita Mattarella a venire in visita a Scampia, “getterò la spugna, mi ritirerò in campagna, Le spedirò le medaglie e l’onorificenza e assisteremo insieme al crollo di quanto costruito in questi anni, con un salto indietro di un ventennio”.
La posizione del Comune di Napoli
In una nota l’amministrazione comunale di Napoli guidata dal sindaco Manfredi, chiarisce la sua posizione: “L’Amministrazione Manfredi ha affrontato la questione sin dal momento dell’insediamento. Gli uffici hanno infatti lavorato per individuare il percorso amministrativo idoneo a salvaguardare e valorizzare le numerose associazioni operanti sul territorio. A tale scopo, la società partecipata dal Comune, Asìa – proprietaria di un cespite dell’immobile di via Ghisleri – ha manifestato la disponibilità a trovare un’intesa per l’utilizzo del bene”. Da Palazzo San Giacomo ricordano: “Negli scorsi mesi, infatti, è stata predisposta una bozza di accordo tra Asìa e le 11 associazioni interessate: alle 10 già operanti nell’immobile, si è aggiunta l’Associazione Cooperativa Sociale Onlus “Obiettivo Uomo” (che si occupa di iniziative di prevenzione, recupero e formazione di minori) che ha formalmente richiesto di utilizzare la medesima struttura per lo svolgimento delle proprie attività”.
Poi la specifica sulla situazione attuale. “Ad oggi’’ l’intesa non è stata firmata per le divergenze esistenti tra le associazioni chiamate ad operare nello stesso immobile. L’obiettivo dell’Amministrazione è continuare a favorire la chiusura di un accordo che salvaguardi e valorizzi tutte le “realtà” attive sul territorio”. Dal Comune di Napoli fanno anche ripasso dell’iter amministrativo relativo all’immobile di via Arcangelo Ghisleri. 9 novembre 2012: Delibera di Giunta n. 806 avente ad oggetto “Patto per Scampia. Iniziative volte a valorizzare l’area periferica di Scampia a tutela della legalità e dell’integrazione sociale tra le diverse etnie e culture presenti – Autorizzazione alla concessione d’uso gratuito all’Associazione la (R)esistenza (Associazione di lotta alla illegalità e alla cultura camorristica) dell’immobile appartenente al patrimonio disponibile del Comune di Napoli (ex I.P.I.A. di Miano) sito alla via A. Ghisleri, adiacenti il lotto P”. Nel programma di attività allegato alla Deliberazione veniva altresì previsto: realizzazione di un Centro Polifunzionale; realizzazione di un centro di convergenza e ritrovo per le Associazioni del quartiere non dotate di propria sede/struttura. A seguito di tale Deliberazione veniva siglato un contratto di comodato d’uso gratuito mai rinnovato e allo stato scaduto; 29 luglio 2013: Delibera del Consiglio Comunale n. 37 di approvazione della Delibera di Giunta Comunale n. 1025 del 28 dicembre 2012 con la quale veniva conferito l’immobile di Via Ghisleri ad ASIA Spa.