E’ l’ultima dei talebani: l’esclusione delle donne anche dagli studi universitari in Afghanistan. Il ministro dell’istruzione ha annunciato ieri il divieto. Immediata la reazione di molte donne, che oggi sono scese per le strade della capitale Kabul per protestare. “Scendiamo per le strade di Kabul per alzare la voce contro la chiusura delle università femminili”, hanno detto alla Bbc le dimostranti di “Afghanistan Women’s Unity and Solidarity”. Le manifestazioni sono state fermate subito dalle forze governative.
Il ministero dell’Istruzione ha voluto tranquillizzare chiarendo che si tratta di una sospensione “fino a quando non verrà fornito un ambiente adatto”. Ma si teme che si tratti dell’ennesimo annuncio diretto a sopire le agitazioni, come avvenuto per le scuole superiori. Da quando i talebani erano tornati al potere, l’anno scorso, l’istruzione era già stata limitata alle donne, con l’esclusione delle ragazze dalle scuole secondarie. E le promesse di riaprire a marzo scorso le scuole alle donne non sono mai state mantenute.
L’ultimo provvedimento che mette fuori il gentil sesso anche dalle università è stato stigmatizzato dall’Onu e da diversi Paesi della comunità internazionale. Ha parlato di violazione ulteriore del “diritto alla parità di istruzione” che accresce “l’eliminazione delle donne dalla società afghana”, il relatore speciale delle Nazioni Unite per l’Afghanistan.
Hanno annunciato “conseguenze per i talebani”, gli Stati Uniti. “I talebani non possono aspettarsi di essere un membro legittimo della comunità internazionale fino a quando non rispetteranno i diritti di tutti in Afghanistan”, ha dichiarato il segretario di Stato Antony Blinken in una dichiarazione. “Nessun paese può prosperare quando metà della sua popolazione è trattenuta”.
Una condanna è arrivata anche dal vicino Pakistan: il ministro degli Esteri ha espresso la delusione per la decisione presa dai talebani. Tra gli stessi talebani c’è chi si è opposto al provvedimento: i più moderati hanno riferito che la questione ha diviso le varie fazioni interne da quando l’Afghanistan è ritornata nelle loro mani.
Le donne erano già state destinatarie di numerosi altri divieti che le emargina dalla vita sociale. Dallo scorso novembre sono state bandite da parchi, palestre e dai bagni pubblici della capitale. Il governo le ha obbligate da maggio ad indossare il burqa in pubblico, le ha escluse dalla maggior parte delle professioni, ha stabilito che le donne afghane non possano allontanarsi da casa se non accompagnate da mariti o da altri uomini della famiglia. E prima dell’annuncio di ieri, nelle università già vigevano regole discriminatorie: c’erano ingressi e aule separati per genere e le studentesse potevano fare lezione solo con professoresse donne o uomini anziani. Agli esami di ammissione di tre mesi fa c’erano restrizioni sulle materie per le quali le donne potevano fare domanda: ingegneria ed economia erano tra quelle vietate e il giornalismo era stato severamente limitato.