Ad un anno dall’ inizio della guerra che vede coinvolti due stati dell’Europa orientale – Ucraina e Russia – non c’è chi vince e chi perde, l’unica certezza è che il conflitto continuerà. Il 24 febbraio 2022 l’incubo della guerra è tornato nel Vecchio continente.
Con le prime esplosioni vicino a Kiev e Kharkiv, gli attacchi ai porti di Mariupol ed Odessa, ha avuto inizio quella che il Cremlino inizialmente ha denominato una “operazione militare speciale” poi una “guerra lampo” che col trascorrere dei mesi ha assunto tutti i caratteri della guerra vera, fatta di distruzione e devastazione, con morti, sfollati e feriti, quella di cui oramai da 365 giorni quotidianamente è informato il mondo.
Perché è scoppiata questa guerra
Le ragioni sottese all’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio 2022 sarebbero le stesse che impediscono, allo stato attuale, una conclusione in tempi brevi del conflitto.
Per alcuni le motivazioni sarebbero addirittura “antiche”, fra queste probabilmente due sono quelle di cui maggiormente si è discusso nell’ultimo anno. Più volte in passato Putin ha rivendicato l’Ucraina come “territorio della Russia”, che vanterebbe, quindi, un diritto storico sulla regione. Per questa ragione, spesso ha accusato leader bolscevichi del passato di aver strappato pezzi di territorio dall’ex Urss per formare quella che oggi è l’Ucraina.
David Sanger, sulle pagine del New York Times, a febbraio 2022, scriveva “l’impressione è che Putin sia in missione per correggere questo errore”. Un altro punto di attrito sarebbe stato rappresentato dai segnali di avvicinamento dell’Ucraina verso la Nato, apertura percepita dal capo del Cremlino come la minaccia di una tutt’altro che gradita espansione occidentale nel suo campo di influenza geopolitica.
Cosa è successo dal 24 febbraio 2022
È trascorso un lunghissimo anno. Notizie di conquiste, resistenza, attacchi e controffensive hanno scandito la cronaca di una guerra che potrebbe pesare sul futuro dell’Europa.
Nei primi tempi in molti erano convinti la Russia avrebbe avuto la meglio senza difficoltà, ma non è stato così. La sottovalutazione del nemico sarebbe costata cara alle forze russe costrette ad adeguarsi ad una evoluzione del conflitto che – quasi sicuramente – non avevano previsto.
Con la guerra un anno fa ha avuto inizio il grande esodo della popolazione ucraina.
Secondo le Nazioni Unite sino ad oggi sarebbero circa 8 milioni i cittadini (quasi 1 su 5) che avrebbero varcato i confini dell’Unione Europea, di questi, circa 5 milioni avrebbero chiesto protezione. Nei primi giorni del conflitto le immagini di file interminabili alle frontiere con Romania e Polonia hanno mostrato al mondo l’odissea di migliaia di famiglie divise: gli uomini restavano a combattere mentre le donne con i bambini e gli anziani cercavano rifugi sicuri in patria e fuori dai confini.
L’economia russa è stata messa a dura prova dalle sanzioni imposte dai paesi occidentali, ma tuttora resiste. Al tracollo, che secondo alcuni esperti di Fmi e Banca Mondiale avrebbe dovuto costringere il governo di Putin alla resa, la Russia ha risposto meglio delle previsioni.
Oggi si parla di “guerra di logoramento”, un tipo di strategia che le forze russe sarebbero preparate a mettere in campo con l’indebolimento di ogni risorsa del nemico finalizzata a dissuaderlo dall’iniziativa ed a costringerlo, quindi, alla trattativa. È una guerra anche sui numeri. Ucraina, Russia ed Onu riferiscono cifre sulle perdite molto differenti fra loro. Secondo il dipartimento di Stato americano, le truppe di Mosca avrebbero subito le perdite più ingenti con 200.000 tra morti e feriti, ma il dato non trova conferma da parte russa.
Negli ultimi giorni
L’incontro tra i Presidenti: prima Biden, poi Meloni hanno incontrato Volodymyr Zelensky. Si sarebbero incrociati ma non incontrati i Presidenti di USA ed Italia in visita a Zelensky, entrambi presenti negli stessi istanti sulla pista dell’aeroporto di Rzeszow. Mentre Biden, si affrettava a ripartire, il presidente Giorgia Meloni era da poco scesa dal suo volo proveniente da Varsavia. In una nota di Palazzo Chigi si legge che Biden, rientrato in Polonia per partecipare ad un summit con i leader dei Paesi dell’Est impegnati nella Nato, ha chiamato Meloni dopo la visita a sorpresa a Kiev. I due leader “hanno discusso del loro stretto coordinamento in corso sul sostegno all’Ucraina, compresa l’assistenza in materia di sicurezza, economica e umanitaria”.
Intanto, alla vigilia dell’anniversario dell’invasione russa, il presidente ucraino Zelensky, nel corso di una conferenza stampa con il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez a Kiev, ha chiesto un incontro con la Cina, poi ha pubblicato su Telegram alcune immagini della guerra. “Decine, centinaia di migliaia di foto che lasciano profonde cicatrici nel cuore e nell’anima” – così ha commentato Zelensky, aggiungendo: “ci ricordano il percorso che abbiamo fatto da febbraio a febbraio. Deve essere nel nostro Dna. Non ci siamo abbattuti, abbiamo superato molte prove e – annuncia – vinceremo”.
L’ ennesimo appello del Papa per la pace
“È una guerra assurda e crudele” ha tuonato Bergoglio in Vaticano mercoledì.
Il Papa è tornato ad invocare la fine del conflitto, usando termini chiarissimi ha invitato il mondo a restare vicino al martoriato popolo ucraino ed a chiedersi se è stato fatto tutto il possibile per la pace. Papa Bergoglio ha poi rivolto un monito alle Autorità “affinché si impegnino per la fine del conflitto, per raggiungere il cessate il fuoco e avviare negoziati di pace” perché “quella costruita sulle macerie non sarà mai una vera vittoria”, ha detto al termine dell’udienza generale.
L’epilogo quando?
Forse l’unica certezza su questo conflitto è rappresentata proprio dall’incertezza sulla sua fine. Nelle ore in cui si discute del decimo pacchetto di sanzioni, si rincorrono voci sull’intensificarsi dell’offensiva russa ad est, mentre lo Stato Maggiore ucraino fa sapere di avere respinto decine di assalti, proprio nella sua parte orientale.
Una soluzione non appare vicina. Ora che il sospetto della preparazione delle forze russe a nuovi attacchi sembra concretizzarsi, la resistenza ucraina tiene il fiato sospeso ma si dichiara prontissima all’ eventuale escalation militare.
“È una guerra che non durerà oltre l’estate 2023” avrebbe detto qualcuno tempo fa. Ed ancora: “Finirà quando una delle due potenze finirà i soldi”…Quante previsioni si sono rincorse durante questi 12 mesi. Oggi, al “traguardo” di un anno dall’invasione russa, se con la mente proviamo a spingerci un po’ più in là, immaginando uno scenario di dopoguerra, una certezza la abbiamo: l’Ucraina necessiterà di uno sforzo economico senza precedenti per la sua ricostruzione. Un significativo sforzo finanziario che potrebbe coinvolgere governi, investitori privati e finanziatori multilaterali come il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale e la Banca europea per lo sviluppo e la ricostruzione.
La regola del “chi rompe paga” sembrerebbe la più logica, ma in guerra, purtroppo, non vale.