La conosciamo con il nome “Regina di Saba” o “Regina del Sud”, come d’altronde viene chiamata nei testi biblici e nel Corano, alcuni arabi sono soliti chiamarla “la regina Bilqis”, ma il suo vero nome è Makeda e il suo regno non sorgeva nello Stato dell’Arabia sudoccidentale (come alcuni pensano, nel territorio dell’odierno Yemen), ella era la regina di Axum. In nessuna parte del Mondo la leggenda della regina di Saba è più viva che in Etiopia, per questo popolo, infatti, ella rappresenta il mito fondamentale della loro civiltà.
A spiegare meglio la storia della regina Makeda è il Kebra Nagast (ovvero “Gloria dei Re”), un antico testo etiope di grande importanza storica, religiosa e archeologica. Il libro all’interno contiene la storia di Makeda e dei suoi discendenti. La Regina del Sud (così viene citata anche nei Vangeli di Matteo 12:42 e di Luca 11:31), venne un giorno a sapere da un mercante di nome Tamrin che esisteva un regno – il regno d’Israele – governato da Salomone, famoso nel mondo per la ricchezza e la giustizia. Mossa dalla curiosità, la regina Makeda si recò a Gerusalemme per fargli visita e mettere alla prova il re con enigmi per sondare le capacità tanto decantate del sovrano.
La regina di Axum rimase affascinata nel notare che il re Salomone, con grande soddisfazione, seppe rispondere a tutto ciò che le veniva chiesto confermando le voci che lodavano la sua saggezza. A sua volta, il re s’invaghì della bellezza di Makeda e cercò di trattenerla a sé con uno stratagemma, costringendola a rimanere a Gerusalemme e a giacere con lui. Al momento della partenza di Makeda, Salomone le diede un anello su cui era inciso il Leone di Giuda, dicendogli: “Prendi questo anello per non dimenticarmi e se mai avrò prole dal tuo seno, lascia che questo Leone in sé il segno. Se è un ragazzo, lascia che venga da me”.
Dall’unione del re Salomone con la regina Makeda, fu concepito Menelik che portava nel sangue le tracce di una ascendenza divina e che sarebbe stato il capostipite di una stirpe salomonica, il motivo per cui gli Etiopi siano una un popolo eletto. Makeda, dunque, portò Menelik in giro per il mondo poi, però, fu mandato in Israele per essere istruito lì. Il giovane si recò a Gerusalemme all’età di 22 anni per ricevere il riconoscimento dal padre, e non solo, anche per portare in Etiopia l’Arca dell’alleanza con il favore di Dio (salmo 68: “l’Etiopia tenderà le mani a Dio”) e, come figlio maggiore di Salomone, un impero che si estendeva “dal fiume d’Egitto all’Ovest, dal sud di Shewa all’India orientale”.
Salomone avrebbe senza dubbio identificato suo figlio che, tra l’altro, indossava l’anello su cui era inciso il Leone Giuda (simbolo che Menelik una volta cresciuto e divenuto re, fece suo, tanto da farlo diventare il simbolo del proprio regno).
I sacerdoti di Gerusalemme battezzarono Menelik in tarda età, a 22 anni, quando si recò dal padre. E lo battezzarono con il nome di David, permettendogli non solo di tornare in Etiopia come re, ma anche di portare con sé l’Arca dell’Alleanza affidata dal Padre. Fu così che Menelik e i leviti (i guardiani di Salomone) portarono l’arca dell’alleanza ad Axum.
L’arca dell’alleanza, ad oggi, si trova ancora ad Axum, per la precisione è situata all’interno della Cappella del Tabot, nella Chiesa di Santa Maria di Sion, uno dei maggiori luoghi di culto di tutta l’Etiopia. L’arca è custodita in un edificio vietato al pubblico, l’accesso alla cappella è consentito solo ed esclusivamente ad un sacerdote, che in quel caso ricopre anche il ruolo di guardiano, il cui unico scopo della vita è proteggere l’Arca. Il custode è completamente isolato, senza contatti con il mondo esterno, trascorre le giornate nella cappella in cui si trova il manufatto, dove mangia, dorme e prega. C’è, però, la possibilità di vedere la copia dell’arca dell’alleanza durante l’Axum Tsion (la Festa dell’Arca in omaggio a Santa Maria) o il Timkat (l’Epifania Copta): l’arca viene portata in processione per la città di Axum tra le danze e i cori dei fedeli che indossano i loro vestiti tipici di bianco.
In conclusione, possiamo affermare che quella di Saba fu una cultura florida per quasi un millennio prima dell’arrivo dell’Islam. È stato provato che le antiche comunità etiopi erano formate da una popolazione semita, emigrata attraverso il Mar Rosso dall’Arabia meridionale, mescolatesi con i locali abitanti non semiti. Inoltre, l’antico regno etiope di Axum ha governato anche una parte dell’Arabia meridionale che comprendeva lo Yemen fino alla nascita dell’Islam nel VII secolo.