Si riaccendono i fuochi, forse mai spenti, per la costruzione della grande diga in Etiopia. Le maggiori preoccupazioni arrivano dall’Egitto, che non solo teme il controllo del Nilo da parte dell’Etiopia, ma sostiene anche quest’ultima stia prendendo troppo tempo per la conclusione della diga.

Ebbene sì, la diga dell’Etiopia fa ancora parlare di sé ed è, ancora una volta, l’argomento che scalda gli animi dell’Egitto. Uno scontro tra due fuochi, o meglio tre: se da una parte l’Egitto e il Sudan sono contrari alla costruzione della grande diga poiché temono che possa ridurre le loro quote di acqua dal fiume Nilo, d’altra parte, invece, l’Etiopia continua con la sua idea e porta avanti il suo progetto con determinazione, considerando il Nilo un suo fiume poiché nasce nell’Altopiano Etiopico (la lunghezza è di 1 610 km; la portata media di 1 525,3 m³/s; il bacino idrografico di 178 700 km²).

Non è la prima volta che riesplode la tensione sulla questione. L’Etiopia, il Sudan e l’Egitto sono coinvolti da tantissimi anni in una disputa sulla “diga della discordia”. La costruzione della Grand Renaissance Dam (tradotto: Grande Diga Rinascimentale) è iniziata nel 2011 sull’affluente del Nilo Azzurro, negli altopiani settentrionali dell’Etiopia, dove scorre l’85% delle acque del Nilo. Una volta completata, la Grand Renaissance Dam, sarà la più grande centrale idroelettrica dell’Africa.

Al centro della disputa ci sono i piani per riempire la mega diga, poiché l’Egitto teme che il progetto consentirà all’Etiopia di controllare il flusso del fiume più lungo dell’Africa. Le centrali idroelettriche non consumano acqua, ma la velocità con cui l’Etiopia riempie il serbatoio della diga influenzerà il flusso a valle.

Più tempo ci vorrà per riempire il serbatoio – che sarà più grande della Grande Londra, con una capacità totale di 74 miliardi di metri cubi – minore sarà l’impatto sul livello del fiume.
L’Egitto dipende dal Nilo per il 90% delle sue acque e ha storicamente affermato che avere un flusso stabile delle acque del Nilo è una questione di sopravvivenza in un Paese in cui l’acqua è scarsa.

Rischio guerra per la costruzione della diga

Il timore è che i Paesi in attrito sulla questione “diga” possano essere coinvolti in una vera e propria guerra se non si dovesse arrivare ad una soluzione della controversia. Nel 2013, ci sono state segnalazioni di una registrazione segreta che mostrava politici egiziani proporre una serie di atti ostili contro l’Etiopia per la costruzione della diga. I toni sono accesi da entrambe le parti: se da una parte c’è il presidente Sisi che ha anche affermato che l’Egitto prenderà tutte le misure necessarie per proteggere i propri diritti sulle acque del Nilo, dall’altra parte, nell’ottobre dello scorso anno, il primo ministro etiope Abiy Ahmed ha dichiarato ai parlamentari che “nessuna forza” potrebbe impedire all’Etiopia di costruire la diga.

Una tematica, quella della diga, molto delicata che preoccupa anche l’International Crisis Group che l’anno scorso ha avvertito che i Paesi “potrebbero essere coinvolti in un conflitto” sulla diga, e il fatto che gli Stati Uniti siano intervenuti dimostra ancora di più la gravità della situazione. L’Egitto cercò disperatamente l’intervento degli Stati Uniti dopo che il presidente Sisi chiese al presidente Trump di mediare il conflitto, che l’Etiopia era inizialmente titubante ad accettare.

Si tratta di un conflitto tra i due stati, entrambi alleati degli Stati Uniti, che potrebbe attirare l’interesse globale in quanto metterebbe a rischio milioni di civili. Secondo l’analisi del Washington Institute, minaccerebbe la vitale rotta commerciale internazionale attraverso il Canale di Suez e lungo il Corno d’Africa.

Perché la diga è tanto importante per l’Etiopia

L’Etiopia conta 110 milioni di abitanti, due terzi dei quali non ha accesso all’elettricità. Per questo motivo il primo ministro Abiy ripone grandi speranze nella diga. “Great Ethiopian Renaissance Dam”, la Grande diga del rinascimento etiope, potrebbe contribuire a una rinascita per il Paese.

Si tratta di un progetto da 5 miliardi di dollari destinato a diventare il più grande impianto idroelettrico del continente africano. Il sistema si basa su una sequenza di quattro dighe ed è stato costruito all’80%. Una volta terminato potrà generare più di 5.150 megawattora, raddoppiando la capacità di generazione del Paese.

“L’interesse principale dell’Etiopia è di portare la luce al 60% della popolazione che soffre nell’oscurità, di salvare il lavoro delle nostre madri che portano la legna sulla schiena per ottenere energia”, ha detto il premier in diretta televisiva, prima di rassicurare i Paesi a valle. “Come potete vedere – ha dichiarato – quest’acqua genererà energia mentre scorre come scorreva prima verso il Sudan e l’Egitto. A differenza delle voci che dicono che il popolo etiope e il governo stanno arginando l’acqua per affamare l’Egitto e il Sudan”.

Dunque, che la Gerd (la grande diga) verrà ultimata è un dato di fatto. Adesso il movente della discussione è la velocità di riempimento del bacino idrico. L’Etiopia vuole completare entro il 2028, una decisione considerata “troppo veloce” per le nazioni a valle, che hanno chiesto invano di rallentare il processo per diminuire l’impatto sulla fornitura idrica.

La strategia del progetto Gerd e della regione africana in questione cattura da anni l’attenzione delle grandi potenze globali. Fu l’ufficio di bonifica statunitense a identificare l’area in cui costruire la diga, tra gli anni cinquanta e sessanta. Nel 2019 il Cairo ha chiesto a Washington di mediare una soluzione “più giusta e bilanciata”, e non contento, si è rivolto anche a Mosca.

Nemmeno la Cina è riuscita a cambiare l’esito delle negoziazioni tra Etiopia, Egitto e Sudan, pur avendo provato a proporsi come mediatore. Tuttavia il Celeste Impero rimane il partner commerciale più importante dell’Etiopia: Addis Abeba ha finanziato gran parte del progetto Gerd da sola (anche grazie all’emissione di obbligazioni), ma Pechino ha concesso prestiti miliardari e finanziato i cavi ad alta tensione che vanno dalla centrale della diga ai centri urbani più vicini, in più, alcune aziende cinesi sono state ingaggiate per velocizzare la costruzione della maxi-diga etiope.

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