Nei Paesi dell’Unione Europea, nel 2022 i permessi di protezione concessi ai richiedenti asilo sono stati 384.245 con un + 40% rispetto al 2021. Di questi, il 44% ha ricevuto lo status di rifugiato, il 31% ha ottenuto la protezione sussidiaria e il 25% la protezione umanitaria che presuppone anche la protezione speciale. A diffondere questi dati è una recente rilevazione dell’Eurostat, approfonditi con diverse altre voci anche dalla Fondazione ISMU ETS di Milano.
Le differenze tra il 2021 e il 2022 sui permessi e l’eco della tragedia al largo della Grecia
La differenza tra l’anno scorso e quello precedente relativamente alla concessione dello status di rifugiato è piuttosto marcata. Nel 2022 – fa notare Eurostat, come riportato anche dalla Fondazione Ismu – il numero dello status di rifugiato concesso è aumentato del 22% dal 2021, la protezione sussidiaria è cresciuta del 48%, la protezione umanitaria incrementata del 72%. Percentuali che danno un’immagine concreta del fenomeno migratorio, prepotentemente alla ribalta anche in questi giorni con la tragedia del peschereccio battente bandiera maltese al largo della costa greca Pylos, nel Mar Egeo, nell’area del Peloponneso, che trasportava circa 700 migranti a bordo di nazionalità siriana, egiziana, pakistana, provenienti dai territori palestinesi, con l’Italia come destinazione.
Il numero dei morti a seguito del rovesciamento, avvenuto nella notte tra il 13 e il 14 giugno scorsi, dopo la partenza dal porto di Tobruk in Libia, peraltro resta ancora imprecisato. Al momento ne sono stati accertati circa 80 ma i dispersi potrebbero addirittura essere ancora 500 e si teme che molti di questi siano stati trovati cadaveri o, peggio ancora, mai più rintracciati. Sulle cause di quanto accaduto è in corso un’indagine delle autorità greche, che hanno arrestato 9 scafisti, tutti di nazionalità egiziana di età compresa tra i 21 e i 40 anni. Per loro le accuse sono di associazione a delinquere finalizzata all’ingresso clandestini di migranti. Soltanto uno di questi ha al momento ammesso le proprie responsabilità dinanzi ai pubblici ministeri.
Alcune Ong e diversi attivisti per il rispetto dei diritti umani e dei rifugiati hanno accusato sia l’agenzia europea Frontex che la Guardia Costiera della Grecia di non aver fatto abbastanza per evitare l’affondamento. Non solo: la stessa Guardia Costiera ellenica è stata messa nel mirino perché l’attracco del peschereccio con una corda, giustificata con la verifica delle condizioni a bordo della nave avrebbe provocato – ma su questo non ci sono ancora fatti acclarati – un primo e decisivo danneggiamento dell’imbarcazione piena all’inverosimile di persone e centinaia di bambini.
Ad Atene e in altre località della Grecia si sono svolte nelle scorse ore diverse sit-in di protesta. In Italia, tra le altre iniziative, si segnala quella di domani pomeriggio alle 18 dinanzi il consolato greco di Napoli in corso Vittorio Emanuele.
I Paesi dove si sono concessi più permessi di protezione
Nell’Unione Europea, nel 2022 la Nazione che ha rilasciato il numero maggiore di permessi di protezione è la Germania con il 41% del totale, pari a 160mila domande accettate. Seguono la Francia con 50.000, pari al 13% e l’Italia con 40.000 pari al 10% del totale dell’Unione Europea. Al quarto posto c’è la Spagna con il 9% e 36.000 permessi di protezione rilasciati. Ai 384.245, fanno notare da Ismu, vanno sommati, sempre con riferimento all’anno 2022, i ben 4 milioni di permessi per protezione temporanea rilasciati a cittadini ucraini in fuga dall’aggressione russa partita il 24 febbraio 2022, con la Polonia che ha accolto il maggior numero di profughi dell’Ucraina con 1.561.700. Dietro la Germania con 777.000 beneficiari e la Repubblica Ceca con 458.000. Gli ucraini che in Italia hanno beneficiato dei permessi di protezione temporanea sono stati 150.000 nel 2022. Sempre in Ue lo status di rifugiato è stato concesso l’anno scorso al 91% dei turchi richiedenti, all’80% degli eritrei, il 75% dei cittadini provenienti della Repubblica Democratica del Congo, il 70% dei guineani richiedenti e il 67% di ivoriani.
La provenienza dei rifugiati in Italia
Fondazione ISMU ETS fa presente che in Italia tra “le tipologie di esito in Italia ha sempre prevalso la protezione umanitaria fino al 2018 – in alcuni anni i due terzi degli esiti positivi – e, dopo il calo del 2019 (dovuto a restrizioni introdotte a livello normativo poi in parte superate nel 2020), essa, sotto forma di protezione speciale, è tornata ad avere un peso assai rilevante rappresentando nel 2022 il 55% degli esiti positivi’’. Dalla Fondazione fanno notare un fattore rilevante. “Sul totale delle decisioni positive, lo status di rifugiato – il più alto riconoscimento di protezione – nel nostro Paese invece ha sempre registrato incidenze minori, 20% in media nei 10 anni considerati (21% nel 2022), mentre in UE lo status di rifugiato è mediamente riconosciuto al 50% dei richiedenti a cui viene concessa una protezione (il 44% nel 2022)’’. Motivo? “In gran parte’’, sottolineano dalla Ismu, “alla nazionalità dei richiedenti asilo che registrano tassi di riconoscimento molto differenti: bangladesi, pakistani, egiziani, tunisini e nigeriani, sebbene numericamente molto importanti nel nostro Paese tra i richiedenti asilo, ottengono esiti positivi alla domanda di protezione (qualsiasi tipo di protezione) inferiori rispetto a nazionalità numericamente più numerose in altri Paesi UE, come i siriani, gli afghani, colombiani e venezuelani’’. Dunque, nel 2022 in Italia le nazionalità con più alte percentuali di domande accettate sono state: afgana con il 75%, somala con il 42%, irachena con il 27% e salvadoregna con il 24%. Poi, sempre per la guerra in Ucraina, va aggiunto il dato dell’89,3% di domande accolte dei cittadini di quel Paese dell’Est Europa.
La protezione sussidiaria in Ue
Nell’Unione Europea nel 2022 la protezione sussidiaria, riservata solitamente a persone in fuga da guerre nei loro Paesi d’origine, è stata concessa al 94% ai cittadini provenienti dall’Ucraina, al 79% dei cittadini del Mali e al 63% dei cittadini della Siria. In Italia la protezione sussidiaria ha riguardato soprattutto ucraini, venezuelani (accolti soprattutto in Spagna), maliani e iracheni.