Lunedì 19 giugno è stata una giornata di durissimi scontri, solo l’ultima di mesi di violenze.
Nell’ultimo anno sarebbero oltre 120 i palestinesi che hanno trovato la morte in Cisgiordania, mentre negli attacchi palestinesi contro gli israeliani avrebbero perso la vita circa 20 persone.

Doveva essere una operazione armata israeliana volta a snidare sospetti attivisti e neutralizzare basi palestinesi quella che due giorni fa in Cisgiordania si è trasformata in un interminabile raid militare con l’impiego di elicotteri Apache, come non accadeva da quasi 20 anni.

A Jenin, nel nord del territorio palestinese, si sono protratte per circa 13 ore le violenze tra i palestinesi ed i soldati delle Forze di difesa israeliana. Pesante il bilancio finale con 6 vittime – tra queste anche un ragazzo di 15 anni – ed il ferimento di circa 100 persone, tra le quali 7 militari israeliani.

Secondo quanto riportato da The Times of Israel, nel campo profughi di Jenin, vicino Ramallah, sarebbero stati cinque i palestinesi uccisi a colpi d’arma da fuoco, mentre i soldati israeliani sarebbero stati feriti in battaglia e nella serata di lunedì altri due soldati sarebbero rimasti feriti in un presunto attacco con auto speronamento sempre a Jenin, ma nella zona ovest, con due palestinesi colpiti e feriti.

Un giovane di 21 anni, secondo il Ministero palestinese della Sanità, sarebbe invece morto dopo avere ricevuto un colpo alla testa ad Husan, ad ovest di Betlemme. Per la Wafa, agenzia palestinese, il giovane è stato ucciso durante i duri scontri con l’esercito. La versione israeliana, invece, riferisce che il sospetto aveva lanciato una bomba incendiaria contro i soldati lungo un’autostrada della Cisgiordania, vicino Husan, causando la risposta dei militari.

In una nota rilanciata dall’agenzia di stampa Wafa, si legge l’appello dell’Autorità nazionale palestinese alla comunità internazionale a ”non rimanere in silenzio” e a ”non adottare un doppio standard”, perché questo ”incoraggia il governo israeliano a compiere ulteriori uccisioni, distruzioni e atti di intimidazione contro il nostro popolo”. “L’aggressione e gli assalti continueranno fino a quando le forze israeliane, il potere occupante, non saranno riconosciuti colpevoli dei crimini”, si legge nella nota del governo palestinese. ”Il nostro popolo risponderà a questa aggressione. Tutti i ministeri sono pronti a fornire il sostegno necessario alla popolazione a Jenin”, così si chiude il comunicato dell’ Anp.

Intanto, l’ex ministro della Difesa israeliana Avigdor Lieberman, secondo quanto riporta Adnkronos, ha condannato Hamas accusandolo delle violenze a Jenin. Il governo ”deve lanciare un’operazione militare vasta e su larga scala” nel nord della Cisgiordania ”per eliminare le bande armate e di terroristi”, ha tuonato Lieberman, proseguendo: ”Non possiamo accettare le ‘regole del gioco’ che possono infiammare la Giudea e la Samaria e lascia immune Gaza”.

Gli appelli

Il rischio del propagarsi degli scontri oltre Jenin sembrerebbe alto, per questo si rincorrono gli appelli a mettere fine alle tensioni. In particolare, il portavoce del presidente palestinese Abu Mazen ha rivolto un forte appello alla comunità internazionale per fermare quella che è stata definita “la follia israeliana”. Da parte degli Stati Uniti c’è forte preoccupazione e nella vicenda è intervenuta anche l’Onu: il segretario generale, Guterres, ha chiesto ad Israele di fermare tutte le attività nei territori in Cisgiordania.

L’ultimo scontro

È di ieri pomeriggio la notizia di un nuovo scontro. Secondo il Jerusalem Post sarebbero almeno 4 gli israeliani che hanno trovato la morte ed altrettanti quelli rimasti feriti in un attacco a colpi d’arma da fuoco presso una stazione di servizio nell’insediamento ebraico di Eli, vicino Nablus, sempre in Cisgiordania. Il quotidiano riporta che uno dei “terroristi” sarebbe stato colpito ed ucciso ed è scattata la caccia all’uomo per individuare altri responsabili.

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