Fonte foto: Amnesty Italia

Ad una settimana dai fatti di Nanterre non si fermano le proteste in Francia.

Martedì 27 giugno, in una città poco fuori Parigi, il 17enne Nahel muore per mano di un poliziotto. L’uccisione dell’adolescente ha causato notti di violenze e devastazioni in decine di città e banlieue. Da allora, scontri, proteste e saccheggi infiammano la Francia, tra grandi eventi cancellati e disdette agli alberghi di tutto il Paese.

Chi era Nahel e perché è stato ucciso

Nahel, giovane adolescente di origine franco-algerina, cresciuto in una casa popolare di Nanterre, frequentava la scuola per elettricisti, lavorava come portapizze e giocava a rugby in un progetto per il recupero dei ragazzi in difficoltà della sua città. Grande appassionato di rap, durante l’ultimo inverno aveva vinto un concorso per partecipare ad un videoclip di Jul, tra gli artisti più celebri in Francia, che recentemente ha voluto ricordare sui suoi profili social Nahel definendolo “piccolo fratellino”.

Pare il giovane non potesse guidare il tipo di autovettura a bordo della quale si trovava quando è stato fermato dalla polizia, e che non si trattasse della prima volta che cercava di sfuggire ad un controllo. Trascorsi sette giorni ci si interroga ancora sul motivo che avrebbe indotto il poliziotto 38enne a fare fuoco quella mattina contro Nahel.

In un video registrato da un passante, diffuso immediatamente dopo il tragico fatto e diventato virale si notano due poliziotti fermare una Mercedes gialla ed uno dei due agenti puntare la pistola contro la persona al volante. Ad un certo punto nel video si vede chiaramente l’autovettura ripartire ed il poliziotto esplodere un colpo contro il conducente. Il video si interrompe mentre la vettura termina la sua corsa pochi metri più avanti contro un palo. Nahel, che si trovava al volante, muore con un proiettile nel torace.

Inizialmente, nella primissima versione della polizia, era stato riferito che l’autovettura stava per travolgere il poliziotto autore dello sparo, ricostruzione immediatamente smentita proprio dalle immagini del video. L’agente, arrestato per omicidio volontario, si trova attualmente in custodia cautelare ed ha chiesto perdono ai familiari di Nahel.

Sabato è stato celebrato il funerale di Nahel nella moschea Ibn Badis di Nanterre. C’erano amici e parenti: un fortissimo applauso ha accolto Mounia, la madre di Nahel presentatasi vestita di bianco. Moltissimi i giovani che vi hanno partecipato reggendo striscioni di protesta che recavano le scritte “Justice pour Nahel”.

La morte di Nahel, il “la” all’ondata di manifestazioni che tengono la Francia col fiato sospeso da giorni, sarebbe soltanto l’ultimo caso di un controllo delle forze dell’ordine dal tragico epilogo, nel 2022 sono state 13 le persone che hanno perso la vita in Francia per mano di agenti di polizia.

Dai primi scontri ad oggi

Inizialmente, già martedì 27 giugno, i manifestanti sono scesi in strada soltanto a Nanterre, ma la protesta si è presto allargata alle altre zone del Paese coinvolgendo soprattutto giovanissimi. Diversi sindaci hanno ordinato il coprifuoco notturno in decine di città.

Il presidente Emmanuel Macron, costretto ad annullare una visita ufficiale in Germania, ha più volte invitato i genitori a tenere i propri figli a casa mentre è al lavoro per riportare la calma che spera di ripristinare anche grazie allo spiegamento straordinario di circa 45.000 agenti tra poliziotti e gendarmi nelle grandi città.

Per oggi 4 luglio Macron ha convocato più di 220 sindaci delle città in cui ci sono stati i principali disordini per discutere della situazione e di come gestire eventuali nuove proteste. Tra gli episodi più gravi in questi giorni di violenze urbane l’ attacco con un’auto ariete contro la casa del sindaco di Hay-les-Roses, a sud di Parigi, con la moglie e uno dei loro due bambini rimasti feriti mentre stavano scappando. Gli autori del gesto sono attualmente ricercati nell’ambito di un’inchiesta subito avviata per tentato omicidio.

La prima notte nella quale si è registrato un calo delle tensioni è stata quella tra il 2 ed il 3 luglio con 157 persone arrestate nelle principali città francesi, circa 350 incendi nelle strade, oltre 290 veicoli bruciati e 34 edifici danneggiati. Tra le vittime è stato segnalato anche un vigile del fuoco 24enne, sarebbe morto mentre cercava di domare un incendio. Inoltre ieri – lunedi – il terzo occupante dell’auto guidata da Nahel si è consegnato alle forze dell’ordine, si era dato alla fuga subito dopo l’incidente. La sua versione dei fatti differirebbe in alcuni particolari dalle ricostruzioni della polizia.

Alcuni dati

Il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, ha fatto sapere che tra il 27 giugno e domenica 2 luglio sono stati circa 3.200 i fermi scattati in Francia. Delle circa 3.200 persone fermate “un 60%” non avevano precedenti, “non erano note ai servizi di polizia” e “non erano mai state oggetto di un controllo”. L’età media dei fermati è di “17 anni”, ma ci sarebbero anche minori di “12 o 13 anni” ritenuti collegati a incendi, attacchi contro le forze dell’ordine o le istituzioni. In cinque notti di proteste, secondo il ministero dell’Interno, 5.000 auto e veicoli sono stati dati alle fiamme, circa mille edifici sarebbero stati danneggiati, 250 sono stati gli attacchi contro commissariati o posti della Gendarmeria e più di 700 feriti sono stati registrati tra le forze dell’ordine.

La nonna di Nahel

Tra gli appelli a ripristinare la calma anche quello della nonna della vittima. L’anziana donna provata dal dolore si dice sconvolta per aver perso non soltanto il nipote, ma anche la figlia che viveva per il suo Nahel.
“Voglio che finisca, ovunque. Lo dico a quelli che stanno facendo danni, fermatevi! Non rompete le scuole e gli autobus. Sono le mamme che prendono gli autobus!”. Poi chiarisce di avercela esclusivamente con il poliziotto che ha ucciso il nipote, non con altri agenti: “Menomale che ci sono” dice la donna parlando con l’emittente Bfmtv.

Il crowfunding

Nella incandescente situazione generale ad infiammare nelle ultime ore ancora di più gli animi è intervenuta anche una tra le più popolari piattaforme di crowfunding dove sono state avviate due raccolte: una in favore della famiglia dell’agente di polizia accusato di omicidio volontario, l’altra per i familiari di Nahel. Mentre la prima, promossa dall’esponente di estrema destra Jean Messiha, registra già donazioni per quasi un milione e mezzo di euro, per la seconda si è appena a 220.000 euro circa. Per la famiglia del poliziotto, inoltre, ci sarebbe anche una seconda colletta online organizzata dall’associazione dei poliziotti in motocicletta della regione Hauts-de-Seine che finora avrebbe raccolto circa 60mila euro.

Infuriano le polemiche sull’opportunità e regolarità delle collette: il successo di quella in favore della famiglia del poliziotto ha suscitato indignazione, soprattutto tra i politici della sinistra francese mentre sul web tanti esprimono il proprio dissenso con l’hashtag #GofundmeComplice. GoFundMe, la piattaforma di crowfunding utilizzata, ha comunicato che la raccolta in favore del poliziotto “è conforme alle condizioni di utilizzo, poiché i fondi saranno versati direttamente alla famiglia”chiarendo inoltre che “non sono autorizzate e saranno soppresse le collette i cui fondi vengano utilizzati per la difesa giuridica di un crimine violento o per pagine contenenti contenuti di odio”.

Il “rischio contagio”

Sulla scia delle violenze esplose nelle banlieue francesi dopo la morte del diciassettenne Nahel anche le rivolte segnalate nell’Europa francofona, tra Svizzera e Belgio. Mentre si teme che la miccia accesa in Francia possa allargarsi anche in altri Paesi vicini, in Italia gli apparati di sicurezza fanno sapere di monitorare attentamente il rischio contagio.

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