Domenica 23 luglio, alle ore 20, appena chiuse le urne, in Spagna è iniziato lo spoglio che ha fatto registrare il testa a testa tra i popolari di Alberto Núñez Feijóo e i socialisti di Sanchez, poi, quasi al termine della lettura delle schede c’è stato lo scatto del Partito popolare che ha raggiunto il 33% dei voti contro il quasi 32% del Psoe.
Tuttavia, i 136 seggi assegnati al Partito popolare di Alberto Núnez Feijóo (principale partito di centrodestra in Spagna) non bastano per la maggioranza assoluta. Sono necessari, infatti, 176 deputati per insediarsi alla Moncloa, il palazzo del governo. Il vincitore formale di questa tornata elettorale non sarà, quindi, in grado di governare da solo e neanche alleandosi a Vox, il partito di estrema destra guidato da Santiago Abascal, che ha ottenuto 33 seggi (nel 2019 erano stati 52).
Di contro, il Partito Socialista Operaio Spagnolo di Pedro Sánchez, alla guida della Spagna dal giugno 2019, ha conquistato 122 seggi (il 31,7% delle preferenze). Quarto partito è risultato il nuovo Sumar guidato da Yolanda Díaz, fondato nel marzo del 2022 dalle ceneri di Podemos.
Qualche dato
Mancherebbe una manciata di seggi al Partito popolare di Feijóo per governare insieme a Vox: 169 è il totale dei seggi che raggiungerebbero insieme e neanche un’eventuale alleanza con UPN e Coalición Canaria, tutta da valutare, permetterebbe il raggiungimento della maggioranza assoluta di 176 seggi.
Non va meglio a sinistra, neanche lì si riesce a raggiungere la maggioranza necessaria per governare. I 122 seggi del Partito Socialista di Sanchez con i 31 di Sumar portano al totale di 153 seggi, ai quali andrebbero aggiunti I 19 deputati ottenuti dai partiti regionali storicamente alleati del Partito Socialista in Parlamento – ERC, Bildu, PNV e BNG – per 172 seggi complessivi. La possibilità dell’Alleanza con il partito Junts di Charles Puigdemont potrebbe portare a una maggioranza assoluta grazie ai 7 seggi ottenuti. “Non faremo Sánchez premier in cambio di nulla» fanno già sapere dal piccolo partito i cui 7 voti potrebbero essere decisivi.
Feijóo, appena ricevuta la notizia dei risultati definitivi ha immediatamente rivendicato il diritto del suo partito di formare il governo: “Lavorerò per evitare lo stallo. Il nostro obbligo ora è che non si apra un periodo di incertezza in Spagna. È mio dovere da subito aprire il dialogo e cercare di governare il nostro Paese in conformità con i risultati elettorali”, ha dichiarato.
Dall’altra parte, invece, Sánchez ha categoricamente escluso qualsiasi dialogo col PP: “Il blocco involuzionista ha fallito. Il machismo e l’arretramento delle libertà sono stati sconfitti, noi siamo molti di più”.
Ora è tutto nelle mani del Re
C’è grande attesa per le decisioni di Felipe VI. A lui, infatti, spetta il compito di aprire le consultazioni e indicare il nome del politico che formerà il nuovo governo, avviando trattative ed accordi tra i vari partiti. Nello scenario che si profila, Sanchez risulterebbe favorito rispetto a Feijóo, il cui unico alleato possibile è rappresentato da Vox. La democrazia spagnola si prepara a vivere una fase difficile: saranno lunghe giornate di intense trattative.