Fonte foto: Mediterranea Saving Humans

Sulle coste italiane da gennaio ad agosto, stando ai dati diffusi dal Viminale, sono sbarcati quasi 110.000 migranti: un numero di arrivi più che raddoppiato, se si confronta lo stesso periodo del 2022. Un flusso enorme, sicuramente non facile da gestire, che ha riacceso lo scontro tra Governo, anzitutto con il Ministero dell’Interno competente in materia, e rappresentanti degli enti locali. Molti sindaci e i governatori, da Nord a Sud e di diversa estrazione politica, temono il collasso delle varie strutture di accoglienza sui territori e città dove molti migranti stazionano senza avere la possibilità di orientarsi.

Il grido d’allarme

Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia (Lega), e quello dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini (Pd), hanno in proposito già parlato di “rischio tendopoli nelle città’’ con conseguenze “sociali’’. Dal canto suo, il sindaco Pd di Bergamo, Giorgio Gori ha posto la questione della garanzia di assistenza dei minori non accompagnati, sempre più centrale rispetto al tema immigrazione. L’accoglienza dei minori giunti in Italia senza i genitori – la sottolineatura di Gori – è “compito dello Stato’’ secondo quanto stabilito dalla legge (Dl 142/2015 art.19). “I Comuni – le parole del primo cittadino bergamasco – possono svolgere una supplenza temporanea, in caso di indisponibilità di posti nelle strutture statali, e comunque senza costi o oneri a loro carico”. Gori, peraltro, ha già detto che il Governo dovrebbe restituire a Bergamo circa 5 milioni di euro anticipati dal Comune per predisporre l’accoglienza dei minori sul territorio. Proprio a Bergamo sono attualmente oltre 250 i minori non accompagnati, più di 500 quelli presenti ad esempio a Bologna.

Il governatore veneto, Zaia, si è schierato contro l’Europa, per lui “totalmente assente’’. Per Bonaccini fondamentale “una conferenza delle Regioni”, “così – le sue parole – rischiamo una stagione problematica’’. Sulla stessa lunghezza d’onda il sindaco (Pd) di Bari e presidente dell’Associazione nazionale dei Comuni italiani, Antonio Decaro. Anche lui ha ravvisato già da tempo un pericolo “tendopoli’’ che va “scongiurato’’. Se “mettiamo 1000 persone in un Cas che ne può contenere 500 – come dichiarato a La Stampa un mese fa – diventa un problema: non possiamo concentrare gli immigrati nei centri più grandi’’. Poi l’aggiunta: “Non si possono utilizzare i Sai (sistema di accoglienza e integrazione, ndr.) a gestione comunale dove ci sono soltanto i minori che arrivano non accompagnati. Prima il circuito permetteva di spostare una parte dei richiedenti asilo nei Sai e questo allargava l’accoglienza sul territorio nazionale. Non avendo i Sai a disposizione si riduce l’accoglienza diffusa”.

La lista degli amministratori locali in realtà è ben nutrita, segno della preoccupazione latente in quest’estate 2023. Dall’altra parte, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi una settimana fa ha detto al quotidiano Messaggero: “Potenzieremo il sistema delle espulsioni soprattutto di persone che si sono rivelate pericolose, e metteremo risorse e procedure più veloci per la realizzazione di Cpr, i centri presso i quali vengono trattenuti gli irregolari da espellere’’. Inoltre, il “Viminale si raccorderà con il ministero della Giustizia, per definire un testo che sottoporrà all’attenzione inter-ministeriale, con l’obiettivo di approvare entro settembre il nuovo decreto. Già nell’ultimo anno abbiamo un incremento delle espulsioni del 30%. Vogliamo elevare questa percentuale’’.

La posizione di una Ong e il memorandum con la Tunisia

Al di là delle contrapposizioni politiche-istituzionali, c’è la realtà fattuale riguardante l’arrivo di centinaia di migliaia di migranti e della successiva loro accoglienza. A Tell Laura Marmorale, la presidente di Mediterranea Saving Humans, una Ong protagonista di diverse missioni di salvataggio con la nave Mare Jonia, disquisisce della questione alzando lo sguardo. “La strada che stiamo percorrendo – premette Marmorale – è già fallita. Dopo il memorandum con la Libia, l’Unione Europea ne ha firmato uno nuovo con la Tunisia. Le condizioni per i tantissimi migranti che partono restano difficili, il sistema, di fatto, emergenziale è al collasso’’.

Il memorandum Ue-Tunisia, siglato il 16 luglio 2023 e costruito dopo vari incontri tra la presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni, il premier uscente dell’Olanda Mark Rutte, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il presidente tunisino Kaïs Saïed, prevede tra le altre cose: un versamento immediato di 150 milioni di euro alla Tunisia (Paese a rischio bancarotta), altri 105 milioni per la gestione delle frontiere relativamente alle operazioni di salvataggio e lotta all’immigrazione irregolare. Ulteriori 900 milioni sono vincolati alle riforme richieste dal Fondo Monetario Internazionale, che si inserisce nella voce prestito da 1.9 miliardi di euro a Tunisi. Ma la rotta tunisina si è già rivelata terribile per i migranti africani o asiatici, costretti a subire molto spesso delle vessazioni da parte dei trafficanti di uomini, come a Sfax da dove partono i barchini, proprio come succede da tempo in Libia.

Anziché dei numeri, la presidente di Mediterranea Saving Humans preferisce concentrarsi sulla “mancanza di coordinamento per l’accoglienza e l’integrazione. Il sistema Sai non funziona’’. In più, ricorda la Marmorale, i “Cas (Centri di accoglienza straordinaria, ndr.) sono pieni. Inoltre, durante il primo governo Conte (Lega – 5 Stelle, ndr.), quando il ministro dell’Interno era Matteo Salvini, c’è stato lo smantellamento del servizio degli Sprar’’, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati pensato per il loro inserimento nel tessuto sociale italiano, a partire dallo studio della lingua italiana.

Per Laura Marmorale, inoltre, visto quanto accade in Europa con il fenomeno migratorio, “il trattato di Dublino è nei fatti superato’’. Tale regolamento, in sintesi, obbliga il Paese di primo approdo dei migranti a occuparsi di loro impedendo a chi sbarca di richiedere a più nazioni europee l’accoglienza. In molti, da anni, ne chiedono la cancellazione. Mediterranea Saving Humans, effettuando salvataggi e aiutando nello sbarco le persone, ha sotto controllo il polso della situazione rispetto all’organizzazione. “I nostri attivisti di Mediterranea Saving Humans che sono sul posto confermano che il molo di Favarolo al porto di Lampedusa, nonostante tutti questi anni di sbarchi, non è ancora attrezzato a dovere per l’accoglienza. Mancano strutture fisse’’, si rammarica Marmorale.

Su visti, documenti e minori non accompagnati

La stessa presidente di Mediterranea Saving Humans, Laura Marmorale, pone l’accento su un’altra questione: quella del rilascio dei visti e di altre documentazioni. “Nessun Paese europeo – dice – rilascia il Visto in tempi ragionevoli. Nel frattempo i migranti continueranno a partire e, nel frattempo quelli che sono già arrivati attendono la regolarizzazione, se ne aggiungeranno degli altri. “Per il rilascio del C3 (il modello di richiesta della protezione internazionale da presentare alle Questure), possono passare anche 6 mesi dalla presentazione della domanda. Continuando così, il migrante sarà sempre escluso e sarà complicato anche far funzionare la redistribuzione sui territori. E questo comporterà che in molti si riverseranno nelle strade o in strutture già ingolfate o sature’’.

Altro tema spinoso, come detto, quello dei minori non accompagnati. “In qualsiasi società moderna, tutti i bambini hanno gli stessi diritti. Sono gli enti locali ad essere preposti a prendersene carico”, conferma Marmorale. “Il sistema Sai – prosegue – era attrezzato per accoglierli, ma essendo stato smantellato quando Salvini era al Ministero dell’Interno (in parte cercato di recuperare dalla ministra Luciana Lamorgese, in carica nel Conte Due quando in maggioranza c’erano 5 Stelle e Pd e nel governo Draghi ndr.), così come quello dello Spar, ora è in difficoltà. I Comuni devono avere più Sai sul territorio e il governo deve fare in modo che vengano messi a disposizione. Dico questo perché la richiesta di regolarizzazione può essere anche indefinita nei tempi e i minori non accompagnati devono avere una tutela’’.

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