Fonte foto: Prcs

Nel 52esimo giorno di guerra tra Hamas e Israele, continua la tregua iniziata lo scorso 24 novembre. Nei 4 giorni passati, non sono mancati momenti di tensione, eventi che hanno fatto temere in più occasioni per il rispetto del cessate il fuoco. Tra i ritardi nel rilascio degli ostaggi e nella liberazione dei prigionieri da entrambe le parti e le polemiche per i problemi relativi alle consegne degli aiuti umanitari, si è anche rischiato che saltasse l’accordo per l’interruzione momentanea dei combattimenti. A meno di 24 ore dall’inizio della tregua, infatti, già sabato 25 novembre Hamas aveva minacciato di sospendere la liberazione degli ostaggi per il mancato arrivo degli aiuti umanitari nella zona settentrionale di Gaza, pericolo scampato quando i convogli con gli aiuti hanno raggiunto – seppur in notevole ritardo – la destinazione stabilita ed Hamas ha quindi rispettato gli accordi sulla liberazione dei prigionieri.

Scontri ed accuse reciproche pare abbiano riguardato anche alcuni nomi presenti nelle liste: Hamas ha incolpato Tel Aviv di aver fatto arrivare a nord meno camion di aiuti rispetto a quelli stabiliti dall’accordo e Israele ha mosso accuse ad Hamas che non avrebbe permesso alla Croce Rossa Internazionale di visitare gli ostaggi a Gaza. Alcune controversie pare abbiano anche riguardato la liberazione di minori separati dai genitori ancora prigionieri.

I termini dell’accordo iniziale: il rilascio degli ostaggi e dei prigionieri

Nell’accordo, per i primi 4 giorni di tregua Hamas si è impegnata a rilasciare 50 ostaggi trattenuti a seguito dell’attacco del 7 ottobre a Israele, Israele ha accettato di liberare 150 palestinesi detenuti nelle carceri israeliane per proteste, aggressioni contro le forze israeliane o danneggiamento alle proprietà ed entrambe le parti hanno acconsentito anche all’arrivo di camion carichi di aiuti umanitari, cibo, acqua, carburante e medicinali, in totale 340 di cui una metà destinata al nord della Striscia. Il rilascio dei prigionieri – sempre secondo quanto pattuito – è avvenuto rispettando il “principio di anzianità”, ovvero rilasciando per primi i prigionieri detenuti da maggior tempo. Fino al 27 novembre, Hamas ha liberato 54 ostaggi, tra questi anche anche cittadini russi ed americani, 117 invece i palestinesi liberati fino a ieri.

Nella serata di lunedì sono stati liberati da Hamas – secondo quanto dichiarato dall’autorità carceraria israeliana – 11 ostaggi residenti del kibbutz Nir Oz, due madri con i figli, due coppie di fratelli e un ragazzino da solo, trasportati poi al centro medico Sourasky di Tel Aviv, mentre sono i 33 prigionieri palestinesi rilasciati nella notte da Israele e giunti questa mattina a Ramallah, in Cisgiordania. Il bilancio dei detenuti liberati da Israele durante la prima pausa di quattro giorni dei combattimenti è salito così a 150.

Nei giorni in cui sono stati liberati gli ostaggi concordati, tra Israele ed Hamas si è continuato a trattare per estendere la tregua. Mentre Benjamin Netanyahu lunedì confermava che Israele sarebbe stata disposta a protrarre l’intesa di un giorno per ogni 10 ostaggi aggiuntivi rilasciati, anche Hamas faceva sapere di cercare “di estendere la tregua oltre i suoi quattro giorni” per “aumentare il numero di prigionieri rilasciati”. “Abbiamo portato a casa un altro gruppo di ostaggi, donne e bambini, e io sono commosso nel profondo del cuore, tutta la nazione è commossa, quando vedo le famiglie riunite”, ha detto il premier in un video, spiegando che la tregua poteva essere allungata ma avvertendo: “Alla fine dell’accordo, noi ritorneremo alla piena forza per raggiungere i nostri obiettivi: distruggere Hamas, assicurare che Gaza non ritorni a quello che era e naturalmente liberare tutti gli ostaggi”. Nella tarda serata di ieri, lunedì, è finalmente arrivata la notizia dell’estensione della tregua.

Il nuovo accordo

Al termine del quarto giorno di sospensione delle ostilità fra Israele e Hamas è stata confermata la proroga della tregua per altri due giorni con il rilascio di 20 donne e minori.
La nuova intesa, infatti, riguarderebbe ogni giorno il rilascio di 10 ostaggi in mano ad Hamas e 30 palestinesi detenuti in Israele nonché ulteriori invii di aiuti fino a mercoledì.
Secondo quanto riportato dal Guardian, ancora 184 persone rapite sarebbero trattenute da Hamas.

Il plauso dell’Onu

In più occasioni il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha elogiato Egitto, Qatar e Stati Uniti per aver facilitato l’accordo sullo scambio di ostaggi e le pause al conflitto, invocando a proseguire su questa strada perché “il dialogo che ha portato all’accordo deve continuare, sfociando in un cessate il fuoco umanitario totale a beneficio della popolazione di Gaza, di Israele e della regione nel suo insieme”. Guterres è tornato a chiedere nuovamente “il rilascio immediato e incondizionato dei rimanenti ostaggi”, esortando tutti gli stati “ad usare la loro influenza per porre fine al conflitto e compiere passi irreversibili verso l’unico futuro sostenibile per la regione: una soluzione a due Stati”.

“Ho costantemente premuto per una pausa nei combattimenti per accelerare ed espandere l’assistenza umanitaria inviata a Gaza e facilitare il rilascio degli ostaggi. Rimango in contatto con i leader di Qatar, Egitto e Israele per assicurarmi che ogni aspetto dell’accordo venga implementato”, ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, su X, dopo la notizia del nuovo accordo per l’estensione della tregua a Gaza per altri due giorni.

Dal Forum regionale dell’Unione per il Mediterraneo, il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha spiegato quanto allungare la tregua rappresenti un fatto positivo “per far arrivare altri aiuti ai civili”. “Siamo pronti – ha dichiarato Tajani – a far intervenire la nave ospedale Vulcano che è già di fronte a Gaza. Ho avuto rassicurazione da parte del ministro degli esteri egiziano che faranno il possibile per agevolare l’operatività della nave”. “Sta anche per partire un’altra nave, da Napoli, con un ospedale da campo per Gaza” – ha fatto inoltre sapere da Barcellona il ministro. A Barcellona anche l’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell. Aprendo la riunione dell’Unione per il Mediterraneo, Borrell ha dichiarato che la tregua fra Israele ed Hamas “è un primo passo importante” e “deve essere prolungata” al fine di “renderla sostenibile e duratura mentre si lavora per una soluzione politica”.

Il Segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg, alla vigilia della riunione ministeriale dell’Alleanza atlantica di Bruxelles, ha dichiarato che la cosa più importante è “prevenire l’escalation”. “Il nostro messaggio all’Iran – ha aggiunto – è quello di tenere a freno Hezbollah”. Il numero uno della Nato ha chiesto “il prolungamento della tregua per la liberazione degli ostaggi riconoscendo che “certo non è una soluzione a lungo termine”, spiegando che “la Nato supporta ogni sforzo per trovare una soluzione”.

Elon Musk e la decisione su Starlink

Il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, ha visitato lunedì con Elon Musk il kibbutz Kfar Aza, tra i più colpiti nell’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso. Il premier ha fatto conoscere a Musk alcuni testimoni del durissimo attacco. Poi l’imprenditore ha incontrato il segretario del Consiglio regionale di cui fa parte Kfar Aza, Yossi Keren. Come annunciato su X dal ministro israeliano delle comunicazioni, Shiomo Karhi, Elon Musk ha accettato di non attivare Starlink su Gaza senza l’ok di Israele. Starlink è il sistema di satelliti di Space X (di proprietà di Musk), il cui utilizzo consente far arrivare la connessione internet in quei territori dove risulta assente, quelle regioni rurali e isolate del mondo dove i terminali e i cavi internet non hanno sufficiente potenza. I satelliti di Starlink sono già stati fondamentali in Ucraina per mantenere le comunicazioni durante gli attacchi russi.

“Elon Musk, mi congratulo con lei per aver raggiunto un’intesa di principio con il ministero delle Comunicazioni sotto la mia guida”, ha scritto Karhi. “Come risultato di questo importante accordo, le unità satellitari Starlink potranno essere utilizzate in Israele solo con l’approvazione del Ministero delle Comunicazioni israeliano, compresa la Striscia di Gaza”, ha spiegato il Ministro nel dare il suo benvenuto a Musk.

 

Sempre più difficile la situazione negli ospedali di Gaza

“Immaginate di ricevere 100 o 200 pazienti al giorno. A volte anche 500 feriti al giorno. E ora il problema sta diventando sempre più difficile, perché molti altri ospedali sono stati evacuati. Tutti i pazienti vengono da noi. E la maggior parte dei pazienti che vediamo sono donne e bambini”, spiega Hafer Abukhussa un medico chirurgo di Medici Senza Frontiere presso l’ospedale Nasser, che si trova nel sud della Striscia di Gaza.

“Dall’inizio della guerra, fino ad ora, ho lavorato senza sosta, 24 ore su 24, tutti i giorni. E’ davvero molto difficile, non ho mai visto questo tipo di ferite, così gravi, durante le guerre precedenti”, racconta il chirurgo. “Tra i pazienti che vediamo – dice – la maggior parte sono donne e bambini”. E bambini continuano ad essere gran parte delle vittime palestinesi: almeno 5.500 fino ad oggi, secondo il ministero della Sanità di Gaza, sulle oltre 14.500 vittime totali. “A Gaza ogni 3 minuti un bambino viene ucciso o rimane ferito”, sostiene l’Unicef.

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