Fonte foto: utente Facebook A.C.

Un nuovo approccio al consumo delle droghe basato non più sulla mera repressione ma su un uso consapevole, promuovendo politiche di riduzione del rischio a cui aggiungere la garanzia di un welfare sociale per i fruitori. La Rete Elide – Enti Locali per l’Innovazione sulle Droghe – di cui fanno parte diverse città come Napoli, Bologna, Torino, Milano, Bari, la Città Metropolitana di Roma, Padova, nonché esperti del terzo settore e del comparto sanitario, punta su un cambio di paradigma rispetto al fenomeno dell’assunzione di stupefacenti. Il tutto parte da una consapevolezza: le politiche punitive di contrasto alle droghe, le uniche davvero adottate in Italia in questi decenni, non riescono a governare il fenomeno nel nostro Paese, ottenendo anzi spesso l’effetto contrario.

Le proposte della Carta d’Intenti

Nella Carta d’Intenti approvata dalla Rete Elide, sono diverse le proposte alternative per un “approccio’’ che “propone un modello di sicurezza centrato su una logica di consapevolezza della complessità e regolazione sociale dei fenomeni’’. Tra queste: “Garantire nelle politiche municipali e metropolitane i diritti sociali e umani delle persone che usano droghe circa l’accesso al welfare locale, alle politiche attive del lavoro e abitative, includendole nel sistema dei servizi, in sintonia con i principi e gli standard previsti dalle Linee guida su diritti umani e politiche delle droghe dell’Onu’’. “Garantire convivenza sociale, accessibilità e vivibilità dello spazio urbano e i diritti di tutta la popolazione a una buona qualità della vita, soprattutto in riferimento alle attività sociali e ricreative notturne, promuovendo interventi mirati alla mediazione tra stili di vita e interessi diversi’’. E ancora: “Promuovere sul territorio la prevenzione e la limitazione dei rischi correlati al consumo di droghe, e una educazione al consumo sicuro, mirando interventi informativi, educativi, formativi a diversi gruppi di popolazione, e per il superamento di pregiudizi, stigmatizzazione e discriminazione delle persone che usano droghe’’. “Promuovere sperimentazioni con il coinvolgimento e il coordinamento dei diversi attori istituzionali delle municipalità, della Giustizia e sociali per realizzare e ampliare i circuiti di alternativa alla detenzione mirati alle persone che usano sostanze’’. Al contempo, le città che fanno parte della Rete Elide “richiedono la piena implementazione da parte delle Regioni dei LEA (Livelli essenziali di prestazione, ndr.) per la riduzione del danno riconosciuti dal 2017’’.

Il nuovo approccio

Stefano Vecchio, presidente nazionale del Forum Droghe, tra i protagonisti di un recente convegno alla Sala dei Baroni al Maschio Angioino di Napoli promosso dalla Rete Elide che ha seguito quello tenuto in precedenza a Bologna alla presenza degli assessori al Welfare delle città coinvolte, va dritto al punto: “Bisogna passare a modelli di regolazione del fenomeno. In questo attuale quadro normativo, basato sulla repressione, è comunque possibile intervenire sulla riduzione del danno lavorando sul diritto alla salute’’. Secondo Vecchio, “una persona che assume sostanze quando si rivolge ai servizi deputati, viene etichettata (come tossicodipendente, ndr.). Noi come Forum Droghe e Rete Elide vogliamo occuparci anche di chi non si rivolge ai servizi’’. Per realizzare un percorso connesso ai tempi contemporanei, in cui il consumo di droga è inevitabilmente cambiato, il presidente del Forum Droghe propone la “depenalizzazione delle droghe pesanti, la legalizzazione delle droghe leggere e capire quali siano i diritti alla salute da dover garantire in cui fa uso di droga, lavorando affinché le persone non vadano in carcere permettendo loro di accedere a misure alternative sia farle uscire dal carcere sia per non farle proprio entrare’’.

Su quest’ultimo punto ricorda Denise Amerini, Responsabile Dipendenze e carcere Area Stato Sociale e Diritti Cgil Nazionale: “Oggi oltre il 30% delle persone ristrette lo sono perché legate a uso di sostanze. In Italia la situazione è preoccupante. Da una parte c’è un uso smodato di psicofarmaci nelle carceri, dall’altro gli istituti penitenziari sono sovraffollati proprio perché in molti ci finiscono per reati per connessi alla droga’’. Riprende Stefano Vecchio, questa volta riferendosi all’attuale scenario politico in Italia: “L’attuale quadro non è aperto, ma le città si stanno attivando anche attraverso le cosiddette stanze del consumo. In questo modo le persone non stanno più per strada ma hanno un posto dove lavarsi, curarsi, migliorare la convivenza’’.

Il peso della sola repressione sul sistema sanitario nazionale

Approcciarsi al fenomeno delle dipendenze da droghe, e il modo in cui lo si fa, come è facile intuire, incide anche sul sistema sanitario nazionale. Ricorda a tal fine Pino Di Pino, operatore sociale di Itardd (Rete Italiana Riduzione del Danno): “Una siringa al sistema sanitario nazionale costa 20 centesimi, la cura dell’Epatite C 20.000 euro. C’è ancora chi si scandalizza perché ci sono operatori che sui territori distribuiscono siringhe pulite a chi usa droghe per via iniettiva. Se un amministratore pubblico – aggiunge Di Pino – afferma che ciò sia moralmente inaccettabile, sempre moralmente si disinteressa della questione delle dipendenze’’.

Pino Di Pino è rammaricato per come è messo il nostro Paese in tema di approccio al mondo dell’uso delle droghe. “L’Italia non ha avuto la conferenza nazionale sulle droghe, che dovrebbe tenersi ogni 3 anni, per 11 anni. Era stata convocata dal Governo Draghi, che poi è caduto proprio quando si stava scrivendo il piano nazionale sulle droghe’’. Il documento, ricorda l’operatore sociale di Itardd, “recepiva delle indicazioni di innovazione a partire dalla sperimentazione delle stanze del consumo, che chi le denigra chiama stanze del buco ma che noi definiamo spazi sicuri per evitare che il consumo sia sotto casa o in strada ma in stanze a contatto con degli operatori’’. Ora a Palazzo Chigi c’è Giorgia Meloni, a capo di un Esecutivo di centro-destra. E la differenza si è subito palesata, come ricorda lo stesso Di Pino. “Non appena si è insediato il nuovo Governo (autunno 2022 ndr.), solo per marcare il segno di discontinuità il piano è stato messo nel cestino vanificando due anni di lavoro di operatori e società civile, tornando a puntare soltanto sulla criminalizzazione’’.

Le istituzioni

Luca Rizzo Nervo, assessore al Welfare e alla Salute del Comune di Bologna e coordinatore nazionale della Rete Elide, torna sui Livelli essenziali di prestazione su base regionale. “Noi partiamo da un’idea molto pragmatica, molto concreta, di lavoro sul campo. Sul tema della riduzione del danno nei Livelli Essenziali di Assistenza, che esiste non da oggi, ma dal 2017, quindi ormai da sei anni, crediamo che le Regioni debbano recepire e attuare questi Lea e che, a livello statale, la conferenza Stato-Regioni debba dare anche un’attuazione uniforme in questo Paese. Ad oggi – dice ancora Rizzo Nervo – non ci sono Regioni che hanno attuato, anche in termini di delibera attuative, questa previsione’’. Rispetto all’Italia, le azioni intraprese altrove. Lo stesso assessore Rizzo Nervo fa degli esempi. “La rete Elide ha già presentato alcune esperienze fatte all’estero, penso ad esempio alla città di Atene che tra l’altro è una città governata dal centrodestra, che ha politiche avanzatissime di riduzione del danno con le stanze del consumo sicuro, approcci che qui sarebbero considerati molto di avanguardia, ma che lì, invece, sono la normalità’’. Altro riferimento è la città di “Barcellona, che ha le fumadores, cioè stanze in cui le persone che consumano crack possono farlo in un contesto in cui sono presenti operatori con competenze sociali e sanitarie’’.

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