Sono trascorsi poco più di sei mesi dal 7 ottobre 2023, dagli eventi che di fatto fanno risalire a questa data l’inizio della “Guerra di Gaza”, il conflitto armato israelo-palestinese in Medio Oriente con origini storiche. Da allora sono stati numerosi i momenti in cui la tensione ha raggiunto livelli altissimi ma è probabilmente da sabato scorso che i leader mondiali appaiono maggiormente preoccupati per il rischio escalation.
Nella notte tra il 13 ed il 14 aprile oltre 300 droni e centinaia di missili sono stati scagliati dall’Iran contro il territorio israeliano in risposta all’attacco al consolato di Damasco del 1 aprile scorso.
Anche se l’attacco – annunciato 72 ore prima – non ha fatto registrare conseguenze disastrose, grazie al fatto che missili e droni sono stati intercettati e neutralizzati dai sistemi di difesa aerea a disposizione di Israele, sono aumentati significativamente i timori di un’escalation delle ostilità. Dall’Iran è stato precisato: “La nostra risposta è finita. Se Israele ci attaccherà, saremo ancora più risoluti”
Attacco senza precedenti, così è stata definita la prima azione diretta di Teheran entro i confini israeliani. L’attacco è avvenuto in risposta al bombardamento contro l’ambasciata israeliana a Damasco – avvenuto il 1 aprile 2024 – nel quale avrebbero perso la vita alcuni alti ufficiali dei pasdaran, tra cui il generale Mohammad Reza Zahedi, il leader più anziano del Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche iraniane ed il suo vice. “La risposta sarà dura”, aveva subito ammonito in quella occasione l’ambasciatore iraniano in Siria, Hossein Akbari.
Cosa ci attende
Preoccupanti gli scenari che potrebbero profilarsi di qui a breve. Anche se Teheran all’Onu ha chiarito che quello nella notte tra sabato e domenica è stato un “atto di autodifesa dopo il raid in Siria”, questo non esclude che Israele possa sferrare un nuovo attacco che – come già avvertito dal ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian – si troverebbe poi a dovere “sicuramente affrontare una risposta molto forte”. Al momento, tuttavia, l’esercito istraeliano sembrerebbe non programmare alcuna risposta: “Non intendiamo estendere le nostre operazioni militari”, ha dichiarato il portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari precisando: “Il nostro ruolo è salvaguardare gli israeliani. Rimaniamo in allerta, abbiamo approvato piani offensivi e difensivi, continueremo a proteggere lo Stato di Israele e costruire un futuro più stabile. Iran non è una minaccia solo per Israele ma per tutta la regione” ha dichiarato durante una conferenza stampa il portavoce delle forze israeliane di difesa (secondo quanto riportato da Sky News Uk).
Aggiornamento sul numero delle vittime palestinesi
Il ministero della Sanità di Hamas a Gaza ha intanto rivisto il bilancio delle vittime nella Striscia salito a quasi 33.800 morti dal 7 ottobre 2023. I morti – ha specificato – sono saliti a 33.797 mentre i feriti sono 76.465.
Nei giorni scorsi la Direttrice di Save The Children ha sollevato il dramma dell’infanzia negata nella zona del conflitto: “Pensare che circa ogni 15 minuti un bambino perda la vita, ci fa capire quanto questa guerra sia tra le più letali e distruttive della storia recente. In sei mesi di conflitto, circa 26.000 bambini sono stati uccisi o feriti, mentre coloro che sono sopravvissuti hanno perso la casa, gli affetti, la scuola, la loro vita quotidiana e oggi stentano a sopravvivere per la fame. Tutto questo è inaccettabile: il mondo deve agire ora per garantire un cessate il fuoco immediato e definitivo e un accesso umanitario senza restrizioni”, ha dichiarato Daniela Fatarella.
Il timore mondiale
Il mondo guarda con preoccupazione ai fatti in Medio Oriente mentre lavora per promuovere una de-escalation delle ostilità. Unanime la condanna da parte di Italia, Germania e degli altri paesi dell’Unione Europea all’attacco dell’Iran.
La presidente della Commissione von der Leyen ha intimato di “cessare immediatamente gli attacchi”.
I leader del G7 hanno pubblicato il testo di una dichiarazione congiunta dopo i fatti della notte tra sabato e domenica.
Usa ed alleati occidentali si sono ricompattati nel sostegno allo Stato ebraico. Significativi inviti alla moderazione sono giunti da parte di Ottawa, Canada e Regno Uniti sempre allineati con la politica estera statunitense. Russia, Cina e Turchia hanno invece rinsaldato i rapporti con la Repubblica Islamica. Il presidente turco resta un interlocutore fondamentale per tutto l’Occidente. Da mesi Erdogan è al lavoro per placare Hezbollah in Libano. I vertici egiziani si dicono “preoccupati” per la tenuta della frontiera.
Di un Medio Oriente sull’orlo del baratro ha parlato Guterres: “Ora è il momento di allentare la tensione, della massima moderazione e di fare un passo indietro dal baratro. Abbiamo la responsabilità condivisa di coinvolgere attivamente tutte le parti interessate per prevenire un’ulteriore escalation. Né la regione né il mondo possono permettersi altre guerre”, così il segretario generale Onu, Antonio Guterres, alla riunione del Consiglio di Sicurezza.
Ripercussioni sul traffico aereo
Dopo l’attacco di sabato, numerose compagnie aeree hanno sospeso i voli da e per Tel Aviv creando notevoli disagi nel trasporto aereo internazionale.
EasyJet ha annunciato la sospensione dei voli fino a domenica 21 aprile.
Wizz Air e Lufthansa riprendono oggi (martedi 16) a volare verso Israele dopo avere interrotto il traffico nel Paese negli ultimi due giorni.
Israele ha già riaperto il suo spazio aereo domenica mattina, così come hanno fatto Giordania, Iraq e Libano.
L’appello del papa
Forti le parole del Papa che domenica, dopo il Regina Coeli in Piazza San Pietro, ha dichiarato: “Faccio un accorato appello affinché si fermi ogni azione che possa alimentare una spirale di violenza col rischio di trascinare il Medio Oriente in un conflitto bellico ancora più grande. Nessuno deve minacciare l’esistenza altrui. Tutte le nazioni si schierino invece da parte della pace, e aiutino gli israeliani e i palestinesi a vivere in due Stati, fianco a fianco, in sicurezza. È un loro profondo e lecito desiderio, ed è un loro diritto! Due Stati vicini”.
In Italia
Dopo l’ultimo attacco registrato sabato notte ci sono state inevitabili ripercussioni anche in Italia con un nuovo “aggiornamento’” degli obiettivi sensibili sotto il massimo controllo da parte delle autorità.
Come già accaduto ad ottobre, l’allerta è stata innalzata al massimo livello per tutte le strutture e gli edifici riconducibili ad Israele e Palestina nonché per le rappresentanze iraniane in Italia. Attenzione particolare per circa 250 strutture, tra queste ambasciate e consolati, ma anche per associazioni, luoghi di aggregazione vicini a Teheran, università ed aeroporti.