Salvatore (il nome è di fantasia), 6 anni, sdraiato sulla branda all’interno di una delle tre tende installate dalla Protezione Civile sul Lungomare Pertini di Pozzuoli, gioca con il cellulare come se fosse un giorno normale. Quasi superfluo dire che non lo sia. Sua madre, Erika Fusco, fa avanti e indietro per comprendere se arriveranno ulteriori aiuti per coloro che sono stati sfollati dalle abitazioni del comune flegreo danneggiate dal sisma. E nel frattempo deve badare anche all’anziana madre, esausta dopo una notte insonne a causa delle continue scosse verificatesi nella tarda serata di lunedì. “I disagi ci sono nella macchina degli aiuti – afferma la donna – A casa ho un bimbo (Salvatore appunto, ndr.) con un ritardo cognitivo e non possono provocargli altri traumi. Sono qui nella tenda, ma se arrivano persone anziane cedo il posto. Non vogliamo soldi, ma sicurezza”. Eccolo lo stato d’animo dei residenti della zona dei Campi Flegrei.

Oltre a Pozzuoli, la città al centro delle più grandi attenzioni in questo momento, le scosse mettono a rischio soprattutto la popolazione di cittadine come Bacoli e dei quartieri napoletani come Bagnoli, Fuorigrotta, Soccavo, Pianura.

Da un lato, tra gli abitanti dell’area si registra lo spavento per uno sciame sismico legato al bradisismo, da non sottovalutare nella sua portata, visto che una delle scosse di lunedì sera era di magnitudo di 4.4, la più forte degli ultimi quarant’anni. Dall’altro, la rabbia per un sostegno da parte degli organi competenti – Protezione Civile, Croce Rossa, istituzioni locali – giudicato non all’altezza. Il pernottamento nelle tende andrà avanti per un tempo imprecisato, come se non fosse bastata la notte di lunedì passata in strada.

Lo stato d’animo dei puteolani

Erica è battagliera, lo si evince subito. “È una vergogna. Le istituzioni, Regione Campania, Comune, se ne fregano. Nelle tende manca la corrente. Sino all’ora di pranzo di martedì c’era un solo bagno chimico, comunque inutilizzabile per i disabili e lontano dalla zona della tendopoli. Non solo: nessuno ci ha portato del cibo e l’acqua da bere era calda”.

Anna Ventriglia, la mamma di Erica, fa fatica ad alzarsi dalla stanchezza dopo quasi 24 ore di tormento, che rischia di riciclarsi per giorni o settimane. “Ci hanno detto che non ci sono i soldi per riparare i danni delle case, dovremmo andarcene volontariamente. Mentre ci dicono questo, i soldi del sisma bonus non sono arrivati ma utilizzano i soldi della collettività per le armi da mandare nei teatri di guerra. E noi non siamo cittadini da accudire?”, è la sua domanda retorica.

Anche Alberto è un giovane genitore e, come gli altri, teme di rimanere a lungo fuori dalla sua casa che dista pochi metri dal Lungomare di Pozzuoli. “Ho la casa tutta crepata. La rabbia è tanta, visto che solo due anni fa l’avevo ristrutturata con grossi sacrifici. La mia compagna e i miei figli sono a Monteruscello da mia suocera, siamo senza una guida certa su come comportarci”. Alberto racconta di aver “dormito in auto” e, alla stessa stregua degli altri, si lamenta per il numero di brandine: “Insufficienti per le nostre esigenze”.

Poco più in là c’è Paola Musto, che con Pasquale Miranda e Rita Volpe, cercando di sdrammatizzare afferma: “E vabbè abbiamo ballato un po’ e avuto qualche danno, ma resisteremo. Noi dall’area flegrea non vogliamo andare via, è un gioiellino e ci vogliamo stare perché ci siamo nati”.

Maria Cicchetti, che vive al confine con Napoli, è esausta. Con il marito Salvatore, passeggia per il Lungomare. “Vogliamo una sistemazione sicura, basta avere quest’ansia di rimanere svegli la notte. Dov’è il piano di evacuazione? Dicono che c’è ma non lo vediamo mai. Siamo impauriti e sempre fuori casa oramai”.

La zona delle “Palazzine”

Uno dei punti di accoglienza degli sfollati di Pozzuoli è nella zona delle cosiddette “palazzine’’, a poca distanza dalla sede del distretto sanitario 35 dell’Asl di Napoli 2 Nord. Su una panchina seduta c’è Gabriella, rassegnata. L’unico che dorme beato è il suo bassotto. “La mia casa ha subìto danni irreversibili e me ne dovrò andare, ma non ho soldi. Non so come fare”. Anna ha ancora lo spavento per la notte movimentata tra lunedì e martedì. “Abbiamo sentito un boato, siamo scesi in strada Non c’è un programma, nel caso dovessero rendersi necessaria un’evacuazione quali sono le vie di fuga per evitare di fare la fine dei topi?”.

Di “nottata di fuoco” parla Giuseppe che, però, non ha mai abbandonato la sua abitazione a Licola Mare dove, denuncia, “non si è visto nessuno, siamo abbandonati da Dio e da tutti”. Giovanni racconta di essere stato in auto fino alle 5,30 di martedì. “Poi con i miei genitori – afferma – siamo tornati per verificare la situazione in casa. La cosa essenziale adesso è garantire la sicurezza, in particolar modo per gli anziani e le persone con patologie o difficoltà motorie. Aspettiamo che ci diano informazioni. Stare nel limbo è sempre più brutto”.

L’attività sismica

L’area dell’epicentro dell’attività sismica connessa al bradisismo, affermano i sismologi, è quasi sempre quella del Rione Terra e della Solfatara di Pozzuoli. Il panico si è diffuso nella popolazione a partire dalle 19.51 di lunedì 20 maggio, secondo quanto registrato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Alle 20.10 di lunedì la scossa che più ha spaventato, la più forte mai registrata del 1983: magnitudo 4.4 a una profondità di 3 km. Da lì il panico tra le migliaia di persone a Pozzuoli, Bacoli e dintorni e nelle vicine Municipalità di Napoli, la Nove (Pianura e Soccavo) e la Dieci (Bagnoli e Fuorigrotta), dove sono state disposte le chiusure delle scuole, che si protrarrà anche nei prossimi giorni.

“L’evento di Magnitudo 4.4 – la conferma arrivata dall’Ingv – è stato il più energetico tra quelli registrati dall’inizio dell’attuale crisi bradisismica cominciata nel 2005. L’epicentro è collocato all’interno della Solfatara ad una profondità di 2,6 km”. Le scosse sono andate avanti per tutta la giornata di martedì, anche se un’intensità ridotta. Solo lunedì notte, le scosse registrate sono state 150.

Le evacuazioni

Appurati i danni dopo le scosse di lunedì sera, è stata decisa l’evacuazione delle circa 150 detenute (e ovviamente del personale) dal carcere femminile di Pozzuoli, trasferite in altre strutture carcerarie campane. La scelta, come confermato dal direttore dell’istituto Maria Luisa Palma, si è resa necessaria per i danni ad alcuni ambienti e celle del carcere dei danni delle suppellettili.

Come poi ricordato nel corso di diversi incontri con la stampa, ai Campi Flegrei si è registrato lo sgombero di oltre 39 famiglie, pari a circa 150 persone in via precauzionale. “Paura e panico devono essere lontani da questo fenomeno – le parole del prefetto di Napoli Michele Di Bari – per questo l’informazione alla cittadinanza, che già si sta facendo, deve andare sempre più avanti. L’informazione corretta è il presupposto essenziale affinché la paura in caso di emergenza si affievolisca sempre di più”. E ancora: “Non bisogna farsi prendere dal panico, siamo al lavoro: la macchina (dell’assistenza alla popolazione, ndr.) ha funzionato”. In tutto sono state allestite 400 brandine nelle aree di accoglienza dei comuni di Pozzuoli e Bacoli e nella IX e X decima municipalità del Comune di Napoli, per eventuali emergenze. In totale, 63 gli interventi dei vigili del fuoco.

L’annuncio del ministro Musumeci

Nel pomeriggio di martedì sono arrivate le parole da parte del ministro per la Protezione Civile, Nello Musumeci: “Sono in costante contatto con il presidente del Consiglio Giorgia Meloni che segue sin da ieri sera la situazione nei Campi Flegrei. Domani pomeriggio (oggi mercoledì 22 maggio, ndr.) lo stesso premier presiederà un apposito vertice interministeriale a Palazzo Chigi, per programmare eventuali ulteriori interventi da parte del governo, dopo quelli già promossi e in corso di attuazione con il decreto legge dell’ottobre scorso”.

Dal canto suo il sindaco di Pozzuoli, Luigi Manzoni, nel corso di una conferenza stampa tenuta martedì pomeriggio nella sala consiliare ha espresso “rammarico per la mancata approvazione del sisma bonus. Stiamo facendo una verifica agli edifici privati ma non abbiamo alcun elemento, a oggi, che possa garantire a un privato di permettersi di mettere in sicurezza eventuali criticità che possano nascere sulle sue proprietà”. Dal primo cittadino puteolano arriva la promessa di “andare avanti sulla strada del sisma bonus, perché è una necessità di fatto. Poi ognuno si assumerà le sue responsabilità. Se ci sono altre parti d’Italia che hanno beneficiato del sisma bonus, non posso immaginare perché i Campi Flegrei non debbano avere lo stesso trattamento”.

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