Dai flussi di migranti in arrivo in Italia sono emersi “dati allarmanti in alcune regioni come la Campania’’. La frase pronunciata nei giorni scorsi al Consiglio dei Ministri dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha rinfocolato le polemiche sull’effettivo impiego nel mondo del lavoro di cittadini stranieri, provenienti da diverse zone del mondo extra Ue. Il Capo del Governo ha anche aggiunto di aver inviato un esposto al procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo per verificare se i numeri delle persone impiegate in alcune mansioni siano corrispondenti alla realtà e se possa esserci, come spesso si sospetta e in qualche occasione è emerso, la longa manus della criminalità organizzata interessata al business dei migranti sulla pelle di tanti disperati che spesso affrontano viaggi difficili solo per sperare in un futuro migliore.

Le riflessioni si basano sui numeri del clickday, ossia quella giornata in cui le persone originarie soprattutto di molti Paesi dell’Africa, dell’Asia, dell’America Latina o anche dell’Est Europa (non Ue) e i datori di lavoro italiani si mettono in contatto, tramite il Portale Servizi – Sportello Unico Immigrazione del Ministero dell’Interno (utilizzando Spid o Cie), per concordare un rapporto di lavoro regolare secondo quanto previsto dal Decreto Flussi. A gestire il contatto, di solito, le Prefetture.

Il caso Campania e l’inchiesta della Procura di Napoli

Il caso sollevato è quello soprattutto della Campania, regione dove, nell’anno 2022, le istanze presentate sono state ben 109.716, cinque volte tanto quelle di Lazio e Veneto. Nel 2023, le domande di permessi per lavoro stagionale in campo agricolo o turistico-alberghiero hanno raggiunto nella stessa Campania ben 157.000 sulle 282mila domande. In Puglia, che ha il 12% delle imprese agricole italiane a fronte del 6% sul territorio campano, le domande giunte sono state soltanto 20.000″.

La Procura di Napoli – che a quanto risulta avrebbe fatto partire l’inchiesta già da diverso tempo, anche da prima delle dichiarazioni della Meloni – ha scritto venti nomi nel registro degli indagati e ha al vaglio 80 operazioni sospette. “Siamo sul pezzo e non siamo preoccupati: abbiamo migliaia di uomini delle forze dell’ordine, abbiamo magistrati di altissimo livello e monitoriamo qualsiasi tipo di fenomeno”, la rassicurazione arrivata dal Procuratore di Napoli, Nicola Gratteri.

Le polemiche delle cooperative

Da alcune cooperative che si occupano di garantire servizi ai migranti, la posizione è di netta contrapposizione alle parole del premier Giorgia Meloni. Giulio Riccio, presidente della cooperativa Less, attiva a Napoli e provincia, esordisce con una sferzante ironia: “Finalmente anche la Meloni si è accorta che i migranti possono finire nelle grinfie della criminalità organizzata. Le ong e le cooperative sono vent’anni che parlano di questo rischio ed è per questo che spingono per garantire flussi di arrivi regolari”.

Nel mirino di chi fa cooperazione finisce ancora una volta la legge Bossi-Fini, varata dal governo Berlusconi ed entrata in vigore a settembre 2002. Secondo le ong non sarebbe completa e soprattutto esporrebbe il rischio per gli stessi migranti di essere respinti verso Paesi non sicuri, luoghi cioè dove non si rispettano i diritti umani. L’impianto della Bossi-Fini prevede che il permesso di soggiorno per i migranti è da legare ad un lavoro effettivo; l’inasprimento delle pene per i trafficanti di esseri umani; la sanatoria per colf, assistenti ad anziani, malati e diversamente abili, lavoratori con contratto di lavoro di almeno 1 anno; uso delle navi della Marina Militare per contrastare il traffico di clandestini. “La legge Bossi-Fini – l’attacco del presidente di Less, Riccio – ha creato e sta creando danni ai migranti. Le parole della Meloni avevano un intento e un carattere elettorale, come dimostrato con l’annuncio della prossima apertura di due centri per i migranti in Albania”.

Anche per Andrea Mornioli, della cooperativa Dedalus, organizzazione anch’essa operante sul territorio napoletano, “il tema dei migranti viene ridotto a propaganda sulla pelle di chi cerca una vita migliore. Una volta un politico tedesco mi disse: ‘Se chiudi le porte di accesso ai migranti, entreranno dalla finestra’. Quelle parole mi rimasero impresse perché è quello che sta accadendo. È chiaro che garantire meno flussi regolari significa esporre i migranti al pericolo dell’illegalità e ciò porta a più insicurezza”. Per Mornioli l’esempio di quanto affermato riguarda i Cas (Centri di accoglienza straordinari): “Se metti 400 persone in uno stesso posto che devono attendere due anni per avere una risposta per la regolarizzazione della loro posizione, poi non ci si deve stupire che qualcuno che li faccia lavorare senza tutele”. Il riferimento specifico di Mornioli riguarda la situazione dei “Cas di Castel Volturno” dove “i caporali si recavano per prendere le persone e farle lavorare nei campi, o altrove, senza alcun tipo di contratto. L’immigrazione c’è e va gestita con flussi di arrivi regolari”. La conclusione di Mornioli della Dedalus è amarissima: “Ancora oggi tra il Mediterraneo e i Balcani a morire sono migliaia e migliaia di persone. C’è un olocausto senza nome”.

A commentare è anche Francesco Priore, membro del direttivo nazionale dell’Odv Avvocato di Strada e associato dell’Asgi, Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione: “Il Governo sembra abbia scoperto l’acqua calda. Non solo: a me pare che voglia mettere le mani avanti su quello che succederà dopo a causa dell’inadeguatezza del decreto flussi e per non aver messo in campo per tempo degli strumenti di controllo”. Ecco poi una proposta tecnico-giuridica: “Se c’è davvero la volontà politica di incastrare, di arrestare e punire tutte quelle organizzazioni criminali che hanno alimentato e alimenteranno questo traffico, si può introdurre un esimente di carattere penale per tutte quelle persone straniere giunte in Italia pagando le somme a cui fa riferimento la Meloni”. Infine una rivelazione da parte dell’avvocato Priore che conferma le storture del sistema: “Molti assistiti mi hanno raccontato di aver pagato le cifre enunciate anche da Giorgia Meloni (anche fino a 15.000 euro circa, ndr.). Lo straniero che ha subìto questo tipo di truffa e che all’appuntamento con la Prefettura non vedrà mai presentarsi il datore di lavoro per regolarizzare l’assunzione, deve poter sporgere denuncia senza correre il rischio a sua volta di essere incriminato, perché avendo tentato di entrare in Italia con una procedura fittizia rischia dal punto di vista penale”. Attuando tale procedura, si agirebbe “in modo concreto senza abbandonarsi alla propaganda”, la raccomandazione del membro del direttivo nazionale dell’Odv Avvocato di Strada e associato dell’Asgi.

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