Il rientro in casa nella serata di martedì solo per circa 300 persone, che abitano 66 alloggi giudicati agibili. Per altre 200-300, la soluzione individuata è quella di un alloggio temporaneo in 17 strutture pubbliche della città di Napoli. Per le restanti unità sono stati avviati approfondimenti per ulteriori soluzioni abitative temporanee. È quanto comunicato martedì pomeriggio dalla Prefettura di Napoli dopo la riunione del Centro coordinamento soccorsi (CCS,) in merito all’evacuazione delle circa 800 persone, pari a 218 nuclei familiari, dimoranti alla Vela Celeste di Scampia interessata dal crollo di un ballatoio di collegamento lunedì sera.

Al seguito delle verifiche, 31 alloggi sono risultati inagibili mentre per un altro centinaio di alloggi occorreranno piccoli interventi di messa in sicurezza che dovrebbero essere completato nell’arco di due settimane. A scriverlo, in una nota, l’Ottava Municipalità di Scampia. Il direttore di tale Ente, lo scrittore Pino Imperatore, ieri sera ha esternato così il suo pensiero e i suoi sentimenti: “Non dormo da quasi 48 ore, sono stremato, ma lavorare per la gente di Scampia, la mia Scampia, cancella ogni stanchezza. Ce la faremo, anche stavolta. Lo leggo sui volti delle tante persone che qui lottano da anni e anni per vivere una vita degna di questo nome”.

Le strutture adibite e la solidarietà

Il Comune di Napoli ha diramato l’elenco delle strutture dove gli evacuati possono essere accolti. L’elenco degli istituti scolastici è così composto: Istituto Scolastico Caro Berlingieri Pascoli Rodari Moscati, Aganoor Marconi, Giovanni XXIII Aliotta, Alpi Levi, Pertini Don Guanella. Le associazioni ed altri enti invece sono: Officina delle culture Gelsomina Verde, Centro Hurtado Scampia, Chiesa Santa Maria della Speranza, Centro Polisportivo Raggio di Sole, Sede Municipalità Otto (Scampia piazza della Libertà), Centro sportivo Maddaloni, Casa della Socialità. In tali luoghi, la Protezione Civile ha allestito le brandine.

L’Officina delle Culture Gelsomina Verde di viale della Resistenza ha annunciato che ospiterà 40 sfollati. Anche la facoltà di Scienze Infermieristiche dell’università di Scampia, occupata in protesta nelle scorse ore, è disposta a ospitare 150 sfollati dalla Vela Celeste. Assicurato anche un presidio medico. La città si sta mobilitando per aiutare le persone in difficoltà dopo lo sgombero. A Villa Medusa a Bagnoli (alle 17) e allo Scugnizzo Liberato di Salite Pontecorvo, nel centro di Napoli, (alle 18) sarà possibile portare Acqua, latte in polvere, generi di prima necessità.  Pelati, pasta, legumi , Carta igienica, scottex, assorbenti, tovaglioli, salviettine, pannolini taglia 4 e 5, sacchi grandi spazzatura, latte in polvere, cassette d’acqua, omogeneizzati in quantità, asciugamani, bagnoschiuma e shampoo, pastina, biscotti Plasmon. A mobilitarsi sul territorio la Consulta delle associazioni della Municipalità Ottava che possano accogliere donne, bambini ed anziani presso i propri locali. La richiesta resta uguale: donare generi di prima necessità.

Le parole delle autorità e all’arcivescovo

“Siamo ancora in una fase interlocutoria, manca ancora qualche tassello perché questa procedura di rientro possa perfezionarsi (decisivi i prossimi 15 giorni, ndr.), le parole del prefetto che martedì pomeriggio ha incontrato unitamente al sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi alcuni referenti dei comitati e diversi abitanti che hanno occupato per protesta la vicina università di Medicina di Scampia. Sul posto sin dalla nottata di lunedì, il vicesindaco con delega all’Urbanistica Laura Lieto ha detto. “In queste ore, siamo impegnati per garantire soluzioni abitative temporanee agli sfollati, grazie alla collaborazione con la Prefettura, le Forze dell’ordine e la Polizia locale. Allo stesso tempo, si sta pianificando il consolidamento della Vela celeste, l’unico edificio che resterà in piedi dopo il piano di demolizione e ricostruzione e dove al momento era in corso la rimozione della discarica abusiva al piano terra e al piano seminterrato’’.

A parlare ieri anche il primo cittadino, Gaetano Manfredi. “Stiamo facendo un’analisi per verificare in passato da quando ci siamo noi come amministrazione. Su quella Vela non c’erano state segnalazioni ma avevamo cominciato a fare interventi di messa in sicurezza, partendo dai piani più bassi, intervenendo sulla scala principale. Questi lavori erano già cominciati e si stanno realizzando. Stiamo facendo un’indagine per capire se in passato sono stati fatti degli interventi manutentivi straordinari”. Poi la sottolineatura: “Noi ci stiamo da due anni e mezzo, ma quella delle Vele è una storia di 30 anni e la storia di Scampia è la storia della città. Il terremoto, poi le persone che sono state messe lì, alcune sono andate via, altre sono tornate, è una situazione di grande complessità. Non esiste una situazione generale di regolarità, è tutta una situazione molto complessa, ma questo non significa che le persone che sono lì dentro non abbiano i requisiti per poter avere una casa. È un tema che stiamo già affrontando”.

Parlando degli alloggi da garantire agli evacuati, l’assessore ai Servizi Sociali, Luca Trapanese ha ricordato: “Delle 800 persone della Vela Celeste, 329 sono bambini, 73 i disabili, molti over 65 e tante donne in stato di gravidanza’’.

In un messaggio l’arcivescovo metropolitano di Napoli, don Mimmo Battaglia, si è rivolto così agli abitanti delle Vele: “Vi scrivo questo breve messaggio mentre ho ancora impressi negli occhi i volti impauriti e smarriti degli sfollati, gli sguardi disperati di chi ha perso una persona cara, i corpi sofferenti dei bambini ricoverati al Santobono. Un’altra tragedia e un nuovo dolore invade Scampia, gettando nel lutto e nella disperazione diverse famiglie e l’intera popolazione del quartiere. Che questo tragico evento – è un altro contenuto del messaggio – ci spinga ad interrogarci ancora di più sulla necessità di sviluppare ulteriormente percorsi di rinnovamento e di riscatto per il quartiere di Scampia e per tutte le periferie della nostra città. Nessuno è in sicurezza se le periferie e le loro strutture non sono sicure! Nessuno può dormire sereno nella sua abitazione se un solo bambino rischia la vita per il semplice fatto di abitare in una casa degradata di un edificio degradato! Nessuno può dirsi esente dall’esigenza di solidarietà e lungimiranza che questo ennesimo tragico evento impone”.

I feriti

Le due vittime del crollo sono Margherita della Ragione, 35enne residente a Giugliano, vicino Napoli, che era andata a trovare la sorella alle Vele e spirata al Cto a causa delle gravi ferite e il 29enne Roberto Abbruzzo di professione macellaio. Tra i 13 feriti, ci sono sua sorella Luisa e suo fratello Giuseppe, entrambi ricoverati all’Ospedale del Mare. Tra i feriti, anche 7 minori. Due bambine, A.P. e B.M, di 7 e 4 anni, sono ancora ricoverate in gravissime condizioni al Santobono di Napoli.

In proposito Daniela Schiavone, direttore medico di presidio dell’ospedale pediatrico, ha dichiarato all’agenzia Lapresse: “Sono rimaste schiacciate e hanno riportato un trauma cranico da schiacciamento molto grave, sono arrivate con fratture del cranio diffuse multiple che hanno portato poi a un edema cerebrale. Si è dovuto agire immediatamente in nottata nella sala operatoria di neurochirurgia dove hanno subito gli interventi necessari per decomprimere e assicurare una sopravvivenza. Prima di 72 ore – l’aggiunta della dottoressa – è impossibile fare una prognosi. La medicina ha fatto tanto e qui ci sono professionisti in gamba, ma quello che deve aiutare in questi momenti sono la speranza e la fede nel fatto che le piccoline possano avere la forza di vivere, e devo dire che in loro l’ho vista”.

Grave anche il quadro clinico per due donne attualmente ricoverate in rianimazione presso il padiglione dell’emergenza dell’ospedale Cardarelli di Napoli, (mentre un’altra paziente con il quadro clinico meno complesso è stata trasferita alla struttura Trauma Center). La Direzione sanitaria del Cardarelli ha attivato il supporto psicologico per i familiari delle pazienti ricoverate nell’ospedale, avvalendosi dell’equipe di psicologi interni.

Il racconto degli abitanti delle Vele

Intanto nella convulsa giornata di martedì, quando gli abitanti hanno potuto a scaglioni rientrare brevemente in casa per raccogliere qualche effetto personale, visto lo sgombero della Vela Celeste, qualcuno dei residenti ha raccontato quei terribili attimi di lunedì sera. Francesco Vinci è stato tra i primi a tentare di soccorrere i feriti.  Il suo racconto è doloroso.  “Ho sentito un boato, credevo fossero colpi di pistola e invece mi sono accorto del crollo del ballatoio alla Vela Celeste. C’erano i bambini sanguinanti che urlavano, le altre persone ferite che chiedevano aiuto. Sembrava uno scenario di guerra, un qualcosa di orribile’’.

Francesco non si è risparmiato, anzi. “L’allarme l’ho lanciato immediatamente, fermando le auto e indicando ai soccorritori dove dovessero andare per raggiungere prima l’area del crollo. Le ambulanze sono arrivate quasi subito, invece i vigili del fuoco per ultimo. Mi aspettavo arrivassero prima’’. Gaetano, un altro dei residenti delle Vele è riuscito a fare qualche cosa di più: “Ho trasportato dei minori al Santobono con la mia auto. Non capivo niente, ho cercato soltanto di salvare i feriti’’. Il pensiero di Gaetano va a un “ragazzo perbene come Roberto Abbruzzo, che si alzava al mattino presto per andare a fare il macellaio e che ora non c’è più’’.

Abitante delle Vele e consigliera all’Ottava Municipalità di Napoli (comprendenti i quartieri Scampia, Piscinola, Marianella e Chiaiano), Patrizia Mincione è apparsa sotto shock a tutti, nonostante il suo impegno nel dare un aiuto ai soccorsi e al supporto in favore degli abitanti sgomberati. “Sono addolorata. Vedere un papà che soccorreva sua figlia ferita, mi ha devastata. Penso a quei bambini che sono in ospedale, a Roberto che ha perso la vita, a sua zia’’. Anche altri testimoni non hanno potuto nascondere l’angoscia. “Conosciamo le persone coinvolte e le vittime. Si tratta di brave persone provenienti da famiglie lavoratrici. E poi sentire i bambini gridare aiuto è stato devastante’’.

A dire la sua un altro abitante del territorio, Giovanni Errichiello. “Roberto, Margherita – le sue parole – erano brave persone e lavoratrici. Tanti di noi vanno a lavorare, ci hanno etichettato come delinquenti, per anni, in modo erroneo. Si accerti cosa è successo’’. Amareggiato per quanto successo anche Rosario Caldore, una delle anime del Cantiere 167 Scampia, cresciuto come suo fratello, il cantante Luciano Caldore, nelle Vele insieme al Comitato Territoriale lotta per l’assegnazione di alloggi e salvaguardie delle clausole sociali per gli abitanti del quartiere. “Staremo vicini ai parenti delle vittime, oggi e nel futuro – la sua promessa –  Non doveva succedere quanto successo ma approfitto per ringraziare gli attestati di solidarietà che ci stanno arrivando’’.

Una domanda che assale

Infine c’è da registrarsi il quesito posto da altre famiglie della Vela Celeste e in generale del Lotto M. È un qualcosa che ha che fare con i lavori di riqualificazione dell’area. La sintesi di alcuni intervistati è questa: “Non esiste aprire un cantiere con ancora le persone nelle abitazioni. Hanno cominciato i lavori dalla base della Vela Celeste, rendendola meno solida, una stupidaggine’’. Per altri nuclei familiari il sentimento dominante è quello della rabbia. “Perdere i nostri amici e i nostri vicini in questo modo è inconcepibile. Ci avevano detto che ci avrebbero trasferito in alcuni container mentre i lavori di riqualificazione progredivano. Non è stato così, intanto i pilastri si sono indeboliti e si è verificato il crollo. Anche chi non è esperto del settore edilizio può comprendere l’erroneità dell’approccio’’.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here