Il consiglio elettorale nazionale venezuelano ha annunciato la riconferma di Nicolàs Maduro alla presidenza dello stato del Sud America. Sul totale di 80% delle schede scrutinate, il presidente uscente “avrebbe ottenuto 5.150.092 voti, corrispondenti al 51,2% delle preferenze, mentre il suo competitor, Edmundo Gonzalez Urrutia, 4.445.978, ovvero il 44,02%”. “Soy Nicolás Maduro, presidente reelecto de la República Bolivariana de Venezuela” con queste parole ed omaggiando Hugo Chávez (nel giorno delle elezioni ricorrevano i 70 anni dalla nascita del Comandante), il presidente uscente venezuelano ha annunciato al popolo la sua rielezione.

Chi è Nicolas Maduro

Nato a Caracas 61 anni fa, Nicolás Maduro Moros è uno tra i politici più controversi e discussi di sempre. Da ex autista di autobus, ha attraversato le scene della politica venezuelana ricoprendo diversi ruoli da 25 anni ad oggi. Come “gallo pinto”, (un gallo da combattimento al quale si paragona), è stato deputato, presidente del Parlamento, ministro degli Esteri, e capo del Partito Socialista Unito del Venezuela (Psuv). È considerato l’erede del comandante eterno, Hugo Chavez, che oramai malato terminale, lo designò alla sua successione attraverso la tv.

Morto Chavez, quattro anni prima di terminare il mandato presidenziale a Nicolas Maduro fu assegnato il ruolo di presidente ad interim fino a quando il Consiglio nazionale elettorale, nell’aprile 2013, convocò le elezioni. In quell’occasione il caudillo ottenne il 50,61% delle preferenze contro il candidato del Tavolo di unità democratica (Mud), Henrique Capriles. Cinque anni dopo Maduro vinse ancora, contro Henri Falcón, candidato dell’opposizione.

La sua presidenza ha coinciso con un peggioramento dello status economico del Venezuela.
Soprattutto negli ultimi anni si registrano inoltre l’aumento del crimine, dell’inflazione e della povertà nello Stato sudamericano. Ondate di proteste e repressioni gli sono anche costate accuse di violazione dei diritti umani da parte delle Nazioni Unite, un’indagine della Corte penale internazionale e decine di sanzioni internazionali. Nonostante questo, il presidente Nicolas Maduro è risultato il più votato e governerà il Venezuela per altri 6 anni.
Nel 2030 saranno 17 gli anni al governo per Maduro, un periodo più lungo del suo mentore Hugo Chavez, che nel 2012, prima di morire, lo scelse per portare avanti il progetto socialista bolivariano.

L’attacco hacker e i brogli

Nonostante l’annuncio ufficiale della riconferma del presidente uscente, l’opposizione ha denunciato da subito irregolarità affermando di aver vinto con oltre il 70% delle preferenze.
Maria Corina Machado, leader dell’opposizione, ha affermato che “il nuovo presidente eletto” del Venezuela è l’ambasciatore Edmundo Gonzalez Urrutia, nonostante il Consiglio elettorale abbia annunciato la vittoria di Nicolas Maduro. “Lotterò” per “imporre la verità”, deve “prevalere la verità e la sovranità popolare”, ha detto Machado, affermando di essere in possesso di dati e di altri studi che confermerebbero il vantaggio schiacciante all’opposizione.

“Sappiamo tutti cosa è successo oggi, lo sa il popolo, lo sa la comunità internazionale e lo sanno loro”, ha dichiarato la leader rivolgendosi ai venezuelani. “Vogliamo dire a tutti – ha affermato – che il Venezuela ha un nuovo presidente ed è Edmundo González Urrutia. Abbiamo vinto e tutti lo sanno, in tutti i settori del Paese e in tutti gli Stati”. Già Delsa Solórzano, ex deputata della Plataforma unitaria democrática, aveva denunciato anomalie durante le votazioni: “lo denuncio con le prove in mano. Stanno ritardando la trasmissione dei dati e la pubblicazione dei verbali. C’è un numero significativo di seggi elettorali da cui vengono allontanati i nostri testimoni e altri in cui si rifiutano di trasmettere i risultati della scheda di conteggio. Con i risultati che abbiamo possiamo dire di sapere cosa sta accadendo nel Paese”.

Immediata la reazione del presidente rieletto: “Non ci sono riusciti con le sanzioni, con l’aggressione, con la minaccia. Non ce l’hanno fatta ora e non ce la faranno mai con la dignità del popolo del Venezuela. Il fascismo in Venezuela, la terra di Bolivar e Chavez, non passerà. Chavez vive. Chavez questo trionfo è tuo. Hasta la victoria siempre. Voi siete il popolo della pace, il popolo di Dio”, queste le prime parole di Maduro durante i festeggiamenti con migliaia di supporter davanti al Palazzo Miraflores.

Maduro ha anche informato il suo popolo di “un massiccio attacco hacker al centro del Consiglio elettorale”: “Sappiamo chi lo ha fatto. Lo hanno fatto perché volevano impedire che il popolo del Venezuela avesse il suo risultato ufficiale oggi. Per poter recitare il copione che avevano preparato, per poter “urlare alla frode”. Gente brutta, brutti, la gente bella è qui con me”, ha dichiarato, ricordando: “Questo film lo abbiamo già visto con Capriles (2013), ci furono morti per colpa loro. Non permetteremo che scatenino la violenza. Ha prevalso la voce della pace. Non lasciatevi attrarre dalla violenza”.

In precedenza, Yvan Gil, il ministro degli Esteri venezuelano, aveva denunciato “un intervento” contro il voto presidenziale da parte di un gruppo di nove Paesi latinoamericani con potenze straniere: “il Venezuela denuncia e avverte il mondo di un intervento contro il processo elettorale, il nostro diritto alla libera autodeterminazione e la sovranità della nostra patria, da parte di un gruppo di governi e potenze straniere”, aveva scritto, specificando: “questo gruppo, una versione del famigerato, defunto e sconfitto Gruppo di Lima, che comprende funzionari governativi di Argentina, Costa Rica, Ecuador, Guatemala, Panama, Perù, Uruguay e Repubblica Dominicana, insieme a un gruppo di sicari politici di ultradestra specializzati nella destabilizzazione dei governi della regione, è un gruppo che sta cercando di destabilizzare il processo elettorale”. Tra questi, ha aggiunto il ministro Yvan Gil, ci sono “Iván Duque, Mauricio Macri, Andres Pastrana, Oscar Arias, Marco Rubio e Rick Scott” con l’obiettivo di “minare ciò che oggi è stato espresso in pace e spirito civico nel nostro Paese, che non è altro che l’esercizio del diritto di elezione del popolo”.

I dubbi della comunità internazionale

Mentre esplodeva la festa di fuochi nei cieli di Caracas e i supporters di Maduro si riversavano nelle strade al ritmo di salsa, dal mondo arrivavano notizie sulle reazioni ai risultati. Il presidente di Stato Usa ha subito espresso forti perplessità sulla regolarità del voto. Dubbi, i suoi, condivisi dall’Alto rappresentante Ue Josep Borrell che su X ha scritto: “Il popolo del Venezuela ha votato per il futuro del suo Paese pacificamente e in grandi numeri. La sua volontà deve essere rispettata”, però “assicurare la piena trasparenza del processo elettorale, incluso il conteggio dettagliato dei voti e l’accesso ai registri elettorali ai seggi è di vitale importanza”. Nello scorso mese di maggio Caracas rifiutava l’ingresso di una delegazione di osservazione elettorale dell’Unione europea.

Anche dalla Spagna, dalla Germania e dall’ Italia i ministeri degli esteri hanno espresso preoccupazione. Secondo José Manuel Albares “la volontà democratica del popolo venezuelano deve essere rispettata con la presentazione dei verbali di tutti i seggi elettorali per garantire risultati pienamente verificabili”,. Il dicastero berlinese ha dichiarato che “i risultati elettorali annunciati non bastano a dissipare i dubbi sul conteggio dei voti“. Più diretto il vicepremier italiano Antonio Tajani, che su X si è chiesto: “Il risultato che annuncia la vittoria di Maduro rispecchia veramente la volontà del popolo?”.

Sempre su X il presidente argentino Javier Milei ha scritto: “I dati annunciano una vittoria schiacciante per l’opposizione e il mondo attende che si riconosca la sconfitta dopo anni di socialismo, miseria, decadenza e morte”. Con Milei anche Diana Mondino, suo Ministro degli Esteri, che attraverso i social ha dichiarato: “La differenza nei voti contro la dittatura chavista è schiacciante. Hanno perso in ogni Stato con più del 35%. Non esiste frode o violenza che nasconda la realtà”. Rodrigo Chaves Robles, presidente della Repubblica del Costa Rica, in una nota ha dichiarato che il suo governo “ripudia categoricamente la proclamazione di Nicolás Maduro a presidente della Repubblica bolivariana del Venezuela. La consideriamo fraudolenta. Lavoreremo con i governi democratici del continente e le organizzazioni internazionali per garantire che la sacra volontà del popolo venezuelano sia rispettata”.

Di diverso avviso Miguel Díaz-Canel, presidente cubano, che prima ha telefonato a Nicolás Maduro per congratularsi per la “storica vittoria” e poi ha scritto su X: “ho parlato con il fratello Nicolás Maduro per porgergli vive congratulazioni a nome del Partito, del Governo e del popolo cubano per la storica vittoria elettorale ottenuta, dopo un’impressionante manifestazione del popolo venezuelano”.

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