Nel giorno 310 della guerra che da oltre dieci mesi insanguina il Medio Oriente si è registrato l’ennesimo bombardamento. L’ultimo attacco sferrato da Idf ai danni di un istituto scolastico di Gaza City ha destato il coro di condanna da parte del mondo intero. Secondo Hamas all’interno della scuola c’erano solo civili e le bombe avrebbero causato la morte di 93 persone, tra queste 11 bambini e 6 donne.

L’agenzia di difesa civile di Gaza (gestita da Hamas) attraverso il proprio portavoce Mahmud Bassal ha detto all’AFP che tre razzi israeliani “hanno colpito la scuola che ospitava palestinesi sfollati”. Obiettivo dell’attacco, secondo la stessa fonte, sarebbe stato proprio un edificio di due piani, con le donne al piano superiore e gli uomini e i ragazzi al piano terra, utilizzato anche come spazio per la preghiera.

L’esercito israeliano, invece, ha smentito chiarendo che l’obiettivo era una “sala di comando di Hamas” e che nel raid sono stati uccisi soltanto “19 terroristi” che operavano all’interno di un centro di comando e controllo nella scuola, adiacente a una moschea che funge da rifugio per i residenti di Gaza City. Secondo l’esercito israeliano, “il centro di comando e controllo era un nascondiglio per i terroristi e i comandanti di Hamas, da cui venivano pianificati e portati avanti attacchi contro le truppe dell’Idf e lo Stato di Israele”.

Nelle ore successive all’attacco del 10 agosto, Daniel Hagari, portavoce delle forze armate israeliane, ha scritto su X che, secondo “varie indicazioni di intelligence”, esisterebbe l’ “alta probabilità” che anche il comandante senior Ashraf Judasi, capo della Jihad islamica, si trovasse nella scuola di Tabin quando è stata colpita.

La terribile strage, a pochi giorni dal probabile rilancio dei colloqui per i negoziati previsto per ferragosto, preoccupa i leader mondiali. “Sono inorridito dalle immagini di una scuola a Gaza utilizzata come rifugio e colpita da un attacco israeliano, che avrebbe causato decine di vittime palestinesi. Almeno 10 scuole sono state prese di mira nelle ultime settimane. Non vi è alcuna giustificazione per questi massacri”, ha scritto su X l’ Alto rappresentante Ue, Borrell.

La vice presidente e candidata democratica alla Casa Bianca, Kamala Harris, commentando l’attacco ha detto che “Israele ha il diritto di difendersi contro Hamas ma ancora una volta troppi civili palestinesi sono stati uccisi. Bisogna assolutamente arrivare ad un cessate il fuoco e alla liberazione degli ostaggi”, ha sottolineato.

Philippe Lazzarini, a capo dell’ Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, ha chiesto la fine degli “orrori che si stanno svolgendo sotto i nostri occhi”. “Non possiamo permettere che l’insopportabile diventi una nuova norma”, ha scritto su X. “Più si ripete, più perdiamo la nostra umanità collettiva”, ha dichiarato Lazzarini.
“L’uccisione deliberata” di palestinesi disarmati da parte di Israele dimostra che manca la volontà politica di porre fine alla guerra a Gaza, ha dichiarato il ministero degli Esteri egiziano all’agenzia di stampa Reuters. Anche il ministero degli esteri giordano è intervenuto definendo l’attacco mortale “una flagrante violazione del diritto internazionale e di tutti i valori umanitari”. Dopo il raid alla scuola, l’Algeria ha chiesto una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Il Communication officer dell’Unicef, Salim Oweis si è detto “scioccato dalla profondità delle sofferenze, della distruzione e degli sfollamenti diffusi a Gaza, non c’è un posto sicuro e tutto sta finendo: cibo, acqua, carburante, medicine. Tutto”.
“L’unica speranza di sopravvivenza è il cessate il fuoco. I bambini di Gaza si aggrappano ancora alla convinzione che questo giorno arriverà, e l’Unicef condivide questa speranza. Raggiungere un cessate il fuoco è ancora possibile, è più che mai necessario e molto atteso, e tutti devono fare tutto ciò che è in loro potere per sostenerlo”, queste le ultime dichiarazioni di Oweis.

Anche l’ayatollah Ali al-Sistani, nella sua seconda importante dichiarazione pubblica dall’inizio del conflitto a Gaza (la prima risale all’11 ottobre), ha avvertito del rischio di “conseguenze catastrofiche” dopo l’uccisione di due leader dell’ “Asse della Resistenza” – il capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh ucciso a Teheran e il comandante militare di alto rango di Hezbollah, Fuad Shukr, in un attacco a sud di Beirut – e dopo l’attacco israeliano alla scuola di Gaza City. “Ancora una volta, l’esercito di occupazione israeliano ha commesso un enorme massacro che si aggiunge a una serie di suoi crimini in corso” a Gaza, ha affermato Sistani, il più influente religioso sciita iracheno. “Ancora una volta invitiamo il mondo a opporsi a questa terribile brutalità”, ha detto Sistani, esortando i musulmani “a unirsi per premere per la fine della guerra genocida” a Gaza.

I negoziati

Sotto la spinta congiunta di Stati Uniti, Egitto e Qatar, i negoziatori israeliani e di Hamas dovrebbero incontrarsi il 15 agosto per finalizzare un accordo di cessate il fuoco.
Nella fase attuale l’obiettivo resta frenare la grave escalation delle violenze gettando le basi per la pace. Secondo quanto riportato da Al-Araby Al-Jadeed, quotidiano ritenuto vicino alle autorità del Qatar, la nuova proposta per una “calma sostenibile” riguarderebbe “la fine della guerra a Gaza e la conclusione di un accordo di scambio di prigionieri” a condizione che “Iran ed Hezbollah rinuncino ad attaccare Israele”.

La tanto attesa svolta nel conflitto israelo-palestinese potrebbe essere quindi molto vicina ma la situazione è estremamente delicata e non possono escludersi imprevisti.
Lo stop alla guerra a Gaza e nessuna rappresaglia dell’Iran e del suo principale alleato libanese Hezbollah rappresentano i principali obiettivi delle diplomazie al lavoro. La forza di iraniani ed Hezbollah insieme potrebbe rivelarsi più grande di quella mostrata da Hamas nella strage di civili compiuta il 7 ottobre. Israele conosce le capacità distruttive dell’alleanza: oltre all’arsenale di Teheran, gli sciiti libanesi posseggono circa 150 mila fra razzi e missili.

Dall’uccisione del leader di Hamas, Ismail Haniey, nella capitale iraniana esiste il reale pericolo di una rappresaglia di Teheran contro Israele e l’altro elemento da tenere in considerazione riguarda l’attivismo di Hezbollah nel Libano meridionale. La necessità di bloccare la risposta di Hezbollah all’assassinio del proprio leader militare Fouad Shukr è un altro importante argomento di discussione al tavolo delle diplomazie.

In diverse città israeliane, intanto, le folle continuano a chiedere un accordo sugli ostaggi, secondo i siti di informazione israeliani. All’ultima manifestazione organizzata a Gerusalemme, nei pressi della residenza del primo ministro Netanyahu, i dimostranti hanno chiesto, oltre al rilascio degli ostaggi ancora imprigionati da Hamas, che si vada subito a nuove elezioni.

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