Fuori 54 famiglie dalle proprie abitazioni delle Vele Gialla e Rossa di Scampia. Per “motivi urgenti e contingibili di sicurezza pubblica a causa dei rischi che minacciano la pubblica e la privata incolumità”. L’ordinanza sindacale di “sgombero ad horas’’, firmata nel pomeriggio del 10 settembre dal primo cittadino di Napoli, Gaetano Manfredi, è una delle dirette conseguenze della tragedia alla Vela Celeste del 22 luglio scorso dove il cedimento di un ballatoio causò tre vittime Roberto Abruzzo di 28 anni, Margherita della Ragione di 35 anni e Patrizia della Ragione di 53, oltre a 12 feriti di cui 7 bambine (parte di esse in gravi condizioni per diversi giorni prima di un miglioramento del quadro clinico).
Nelle ultime due Vele sgomberate le famiglie sono oltre 280, un migliaio di persone che prima o poi dovranno lasciare anch’esse quei luoghi. Negli edifici del Lotto M è stato ravvisato un pericolo tale da decidere per la soluzione drastica e celere da parte di Palazzo San Giacomo. In viale della Resistenza la decisione era in realtà attesa e nessuno si stupisce davvero. D’altronde già alcuni giorni fa il prefetto di Napoli, Michele Di Bari, si espresse proprio sulla necessità di sgomberare quanto prima i due palazzi promettendo sostegno agli abitanti. A riprova di ciò, all’arrivo delle forze dell’ordine, ben 14 case erano già svuotate: 13 alla Vela Rossa e una alla Vela Gialla.
La vera preoccupazione dei residenti, sia in quelli a cui è già arrivato l’ordine di sgombero che chi è ancora in attesa di riceverlo, resta semmai quella di avere la possibilità di reperire un alloggio alternativo. “Dove andremo, visto che affittare una casa è complicato per mancanza di garanzie e di sufficienti risorse economiche?”, è la domanda che più continua ad affiorare. Lo spartito suonato dagli abitanti della Vela Gialla e della Vela Rossa è lo stesso suonato per settimane dalle famiglie sgomberate dalla Vela Celeste, che non a caso hanno penato, e continuano a penare, per una nuova abitazione anche dopo aver lasciato poco prima di Ferragosto la sede della facoltà di Scienze Infermieristiche della Federico II di Scampia.
“Molti lavorano saltuariamente. Non abbiamo buste paga. Ma anche chi le possiede non risulta avvantaggiato, perché in molti non vogliono affittare a chi ha figli piccoli e animali”, afferma Salvatore, operaio a chiamata papà di due figlie e padrone di due cani, che risiede alla Vela Rossa. Proprio lì il 56enne ha dato il suo contributo per rendere più sicuri i famigerati ballatoi dalla conformazione del tutto simile a quello crollato alla Vela Celeste. “Ci hanno chiusi come topi, qui. Prima avevamo 6 ingressi per tornare a casa, adesso solo uno, la ditta ha chiuso dei varchi Che senso questa predisposizione dell’ingresso e uscita dalla Vela Rossa?”, si domanda retoricamente.
I fondi per le famiglie e il progetto Restart Scampia
Per agevolare il reperimento di nuovi appartamenti da parte dei destinatari dello sgombero, il Governo nelle settimane successive alla tragedia di luglio stanziò con un decreto 3 milioni di euro, a cui si aggiunge un altro milione messi a disposizione dal Comune di Napoli sino alla fine del 2024. La cifra destinata è differente a seconda della composizione del nucleo familiare: 400 euro per un solo componente, 500 per quelli composti da due persone, 700 per le famiglie di tre persone, 800 euro per quelle formate da quattro persone e 900 euro per quelle composte da 5 o più componenti. La svolta, come è facile intuire, ha una sola direzione: la ripresa e la conclusione del progetto “Restart Scampia’’, attraverso il quale anche la Vela “Rossa’’ e la “Gialla’’ saranno distrutte per essere sostituite, a poca distanza, da nuovi edifici in cui trasferire le famiglie rientranti nei vari censimenti del Comune di Napoli (per gli abusivi il discorso non si pone a meno di regolarizzazioni future).
In questi giorni i mezzi meccanici sono di nuovo in azione ma i tempi di realizzazione sono ancora lunghi, ci vorranno molti mesi (dare un tempo definito è un azzardo) prima degli abbattimenti, come già fu per la Vela Verde nel 2020. La Vela Celeste, teatro della tragedia di un mese e mezzo fa, è destinata a rimanere in piedi per essere riqualificata e destinata a uso pubblico. “Restart Scampia’’, pensato con il diretto coinvolgimento degli abitanti e del Comitato Vele e definito per buona parte dall’architetto Antonio Memoli, oltre che la costruzione di nuovi alloggi prevede anche la realizzazione di strutture ricettive per il territorio. Un nuovo volto per l’area delle Vele, che gli abitanti attendono da decenni.
Le voci
Bruno, un altro dei residenti alla Vela Rossa, fa riferimento proprio al “Restart Scampia“. “I cantieri – dice – ancora devono realmente partire sembra che si rimandi sempre e chissà fra quanto tempo i nuovi alloggi saranno pronti. Non si dovevano cominciare gli interventi ancora con le persone dentro. Intanto – aggiunge Bruno, che non ha ancora ricevuto l’ordinanza di sgombero – quando i padroni di casa sentono che chi chiede informazioni per un alloggio è delle Vele, si irrigidiscono e addirittura mettono giù il telefono. C’è una sorta di razzismo assolutamente ingiustificato, perché qui ci sono tantissime brave persone. Si continua ad avere un’idea stereotipata’’. Lina, da un lustro abita alla Vela Gialla e attende di sapere il suo destino. “Sono in attesa di capire quale sarà il mio futuro, se sarò sgomberata. Ma è inutile girarci intorno: per affittare una casa occorrono minimo 450-500 euro in periferia, a Napoli, in centro anche di più. I sussidi del Governo e del Comune sino a fine anno non bastano”.