Nessuna de-escalation nella crisi in Medio Oriente. Al 360esimo giorno di guerra la paventata ipotesi dell’incursione israeliana via terra in Libano è divenuta realtà. Ieri sera, mentre aerei israeliani bombardavano alcune località libanesi del sud, le truppe dello Stato ebraico sono entrate via terra. Il gabinetto di guerra di Tel Aviv parla di blitz limitato nel tempo e nello spazio, che non mirerebbe ad occupare il sud del Paese. Secondo le Idf si tratterebbe di attacchi mirati contro Hezbollah.

Daniel Hagari, portavoce delle Idf, ha dichiarato che le forze israeliane “si sono addestrate e preparate negli ultimi mesi” per l’operazione di terra iniziata nel sud del Libano nelle ultime ore, secondo quanto riportato da il Guardian. “Le forze di terra sono supportate in uno sforzo d’attacco dall’Aeronautica e dalle forze di artiglieria, che colpiscono obiettivi militari nella zona in un’azione coordinata con i combattenti delle forze terrestri. L’Operazione Northern Arrows prosegue in base alla valutazione della situazione contemporaneamente ai combattimenti a Gaza e in altri teatri”, ha spiegato Hagari.

Sin dai primissimi momenti della nuova incursione, dalle informazioni giunte attraverso le agenzie e i media locali, è apparso evidente che l’operazione di terra in territorio libanese era avviata: la tv libanese al Manar – affiliata ad Hezbollah – riferiva durante la serata che vicino ai villaggi di Wazzani, la valle di Khiam, Alma el Chaab e Naqura (luoghi ubicati nei pressi delle comunità israeliane dichiarate chiuse dall’Idf al confine) nel sud del Libano, ci sarebbero stati “colpi sionisti di artiglieria” mentre Ani, l’agenzia di stampa libanese, li ha descritti come “importanti colpi di artiglieria contro Wazzani”. Hareetz raccontava di spari con carri armati ed artiglieria nel sud del Libano.

Durante la notte è stato colpito un edificio nel campo di rifugiati palestinesi di Ain El-Hilweh, il più grande del sud del Libano, vicino a Sidone, secondo Times of Israel, che cita Reuters. Secondo indiscrezioni, Israele ha puntato ad eliminare Mounir Maqdah, comandante delle Brigate dei martiri di Al-Aqsa, il braccio armato di Fatah. Il bilancio delle vittime è di 13 morti al momento.
Raid israeliani nella notte avrebbero interessato anche la Siria dove i media locali riportano notizie di vittime a Damasco. La tv di Stato siriana riferisce anche di un reporter ucciso.

Una fonte della sicurezza libanese, parlando a Reuters, avrebbe riferito che le truppe libanesi si sono ritirate, intanto, dalle posizioni lungo il confine meridionale del Libano con Israele, almeno cinque chilometri a nord della frontiera.

Nel frattempo, prosegue senza interruzioni il lancio di razzi dal Libano verso Israele, fanno sapere le Idf.
Hezbollah afferma che le truppe israeliane nella città di confine israeliana di Metula sono state il suo recente obiettivo. Una “raffica di razzi” è stata lanciata alle 08:05 (le 7:05 in Italia), preceduta da fuoco di artiglieria 25 minuti prima.

Secondo quanto chiarito quest’oggi da Unifil (la forza militare di interposizione dell’ONU, creata il 19 marzo 1978 con le risoluzioni 425 e 426 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite) gli israeliani sarebbero entrati in Libano ma sono poi tornati indietro. All’Ansa, Andrea Tenenti, portavoce della missione, ha spiegato che, per ora, non ci sarebbero combattimenti in corso sul territorio e che i militari israeliani hanno condotto alcune incursioni limitate in Libano, si è trattato di “piccoli movimenti vicini alla linea blu” (la linea di demarcazione tra Libano ed Israele), ha precisato Tenenti.

Gli Stati Uniti avvertono l’Iran

Secondo gli Stati Uniti le operazioni in corso sono “in linea con il diritto di difesa”, ma auspicano al contempo “una risoluzione diplomatica” come “l’unico modo per raggiungere stabilità e sicurezza”. Il via libera degli USA riguarderebbe le operazioni che mirano a distruggere l’infrastruttura di Hezbollah, ancora una grave minaccia per i cittadini israeliani.

Il Segretario alla Difesa statunitense, Lloyd Austin, in un colloquio telefonico con il suo omologo israeliano Yoav Gallant ha parlato di “gravi conseguenze per l’Iran nel caso in cui decidesse di lanciare un attacco militare diretto contro Israele” in difesa di Hezbollah. Austin ha anche fatto sapere che Washington sostiene Israele nella “necessità di smantellare l’infrastruttura di attacco” di Hezbollah ”lungo il confine” con il Libano al fine di prevenire “attacchi in stile 7 ottobre contro le comunità settentrionali di Israele”.

L’UE invoca la risoluzione Onu

“Questo è il momento della verità per il Libano. L‘Ue chiede un immediato cessate il fuoco e l’attuazione simultanea della risoluzione Onu. Ora le armi devono tacere e la voce della diplomazia deve farsi sentire, gli attacchi di Hezbollah devono finire, l’indipendenza del Libano deve essere rispettata e bisogna evitare altre azioni militari”. Lo ha dichiarato ieri l’alto rappresentante Ue, Josep Borrell.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here