Quattro militari italiani, peacekeeper della Brigata Sassari, sono stati feriti dalle schegge di missili Hezbollah che hanno colpito una base Unifil a Shama, nel sud del Libano. Secondo quanto riferito dal portavoce Unifil, Andrea Tenenti, le loro attuali condizioni sarebbero stabili e non destano preoccupazioni. Mentre a preoccupare è sicuramente la situazione da qualche giorno particolarmente tesa nella zona. Gli scontri fra le forze armate israeliane ed Hezbollah a pochissima distanza dalle basi Unifil fanno segnalare numerose difficoltà alla missione nell’ultimo periodo. Quello di ieri sarebbe, infatti, il terzo attacco a ridosso di basi Unifil in appena una settimana.

Attraverso un comunicato diffuso nella giornata di ieri, Unifil ha chiarito l’accaduto.
Due razzi di 122 mm lanciati da Hezbollah o da gruppi affiliati hanno colpito il quartier generale del settore Ovest di Unifil a Shama. Colpito un bunker ed un’area logistica utilizzata dalle forze militari internazionali, in una struttura sono divampate le fiamme ma sono state subito domate senza conseguenze.

“È il terzo attacco alla base Unifil di Shama in una settimana”, si legge nel documento, “l’ Unifil esorta vivamente le parti in lotta ad evitare di combattere vicino alle sue postazioni. L’inviolabilità dei locali e del personale delle Nazioni Unite deve essere sempre rispettata. Qualsiasi attacco contro le forze di pace costituisce una grave violazione del diritto internazionale e della Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Gli attacchi deliberati o accidentali contro le forze di pace in servizio nel Libano meridionale devono cessare immediatamente per garantire la loro sicurezza e sostenere il diritto internazionale”.

Quando c’è stato l’impatto, quattro militari di servizio sono stati investiti da pietre e schegge partite da alcuni vetri frantumati. I resti dei razzi recuperati hanno subito fatto pensare ad Hezbollah: si trattava di armi da 122 millimetri, non presenti nell’arsenale dell’esercito israeliano.

Immediata e durissima la reazione del Governo italiano. “Apprendo con profonda indignazione e preoccupazione la notizia dei nuovi attacchi subiti dal quartier generale italiano di Unifil nel sud del Libano, che hanno causato anche il ferimento di alcuni nostri militari impegnati in missione di pace. Desidero esprimere la solidarietà e la vicinanza mia e del governo ai feriti, alle loro famiglie e sincera gratitudine per l’attività svolta quotidianamente da tutto il contingente italiano in Libano. Ribadisco che tali attacchi sono inaccettabili e rinnovo il mio appello affinché le parti sul terreno garantiscano la sicurezza dei soldati di Unifil e collaborino per individuare in tempi brevi i responsabili”, ha affermato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.


Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani: “Ancora una volta è inaccettabile quello che sta accadendo. Diciamo con fermezza a Hezbollah che i militari italiani non si possono toccare. Se pensano di continuare a fare danni alle basi italiane hanno sbagliato. Hezbollah non può pensare di giocare con le armi, se non le sanno usare decidano di fare altro. Lo dico con grande determinazione e fermezza: i militare italiani non si toccano, sono forze di pace e non di guerra e proprio per questo motivo nessuno deve toccarle”, ha dichiarato il responsabile della Farnesina.

La missione Unifil

La missione Onu di mantenimento della pace conosciuta come Unifil, acronimo di United Nations Interim Force in Lebanon, è dispiegata nel sud del Libano per monitorare la linea di demarcazione con Israele. Nasce con la Risoluzione 425, adottata il 19 marzo 1978, allo scopo di verificare il ritiro delle truppe israeliane, di ristabilire la pace e la sicurezza internazionale nonché di assistere il Governo del Libano a ripristinare la sua effettiva autorità nella zona e, dopo avere ottenuto diverse proroghe, oggi conta oltre 10.000 caschi blu, provenienti da circa 50 Paesi, ai quali vanno aggiunti più di 800 membri del personale civile.

L’Italia è il maggiore contributore europeo alla missione, con oltre 1.200 soldati schierati lungo la “linea blu” e guida il settore ovest dove operano oltre 3.600 uomini di diciassette del totale dei Paesi che partecipano alla missione. All’interno del comando di Unifil ci sono assetti dell’Arma dei carabinieri, mentre la componente elicotteristica, task force specialistica, assicura attività di pattugliamento, sorveglianza, ricerca, soccorso e trasporto aereo a favore dell’intera missione.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here