La Corea del Sud affronta una crisi costituzionale senza precedenti da quando martedì l’attuale Presidente Yoon Suk Yeol ha dichiarato lo stato di emergenza imponendo la legge marziale.
Del suo tentato auto-colpo di Stato si è appreso attraverso un messaggio televisivo nel corso del quale l’opposizione è stata accusata di simpatizzare con la Corea del Nord e di paralizzare l’azione di governo.
Yoon ha annunciato come indispensabile per la difesa dell’ordine costituzionale del Paese la sospensione di ogni libertà politica.

La situazione è parzialmente rientrata, tuttavia, nel giro di poche ore: il Parlamento è riuscito a riunirsi votando all’unanimità per invalidare il colpo di mano, costringendo, in questo modo, il presidente a rispettare le decisioni dell’Assemblea. Migliaia di persone si sono immediatamente radunate intorno all’edificio dove ha sede l’Assemblea nazionale impedendo così alle truppe di accedervi e consentendo a centonovanta deputati di riunirsi e votare per annullare il provvedimento presidenziale “con effetto immediato”. Yoon è stato costretto a revocare, quindi, la legge marziale ed ad allontanare le truppe, scongiurando anche il rischio di apertura di un nuovo fronte di guerra con la Corea del Nord – alleata di Mosca e Pechino – che avrebbe potuto approfittare della situazione creatasi.

La Corea del Sud è una Repubblica semipresidenziale con due partiti che si alternano al governo: il PPP (partito del potere popolare) ed il partito democratico di centro. L’attuale Presidente è del PPP ed è al potere dalla vittoria sul suo avversario – con uno scarto dell’1% – dal 2022. Indebolito anche da una serie di scandali che coinvolgono sua moglie, governa con il Parlamento controllato dall’opposizione e non appare in grado di condurre ad approvazione le leggi, compresa quella sul bilancio.

Secondo la Costituzione di Seul, il presidente ha il potere di invocare la legge marziale nel corso di “situazioni di guerra, simili a quelle di guerra o in altri stati di emergenza nazionale comparabili” che richiedono l’uso della forza militare per limitare la libertà di stampa, di riunione e altri diritti per mantenere l’ordine. Tra gli anni ’50 ed ’80 la legge marziale è stata molto utilizzata nel Paese, ancora oggi il periodo sanguinoso della dittatura militare è ricordato con terrore da quanti hanno vissuto in quegli anni. L’ultima volta che è stata proclamata la legge marziale a Seul era il 1979 e perché il Paese imboccasse stabilmente la strada della democrazia si sarebbe dovuto aspettare fino al 1987.
Nel momento attuale sono molti gli osservatori che si chiedono se la Corea del Sud si trovi in una delle situazioni d’emergenza descritte. Non ci sarebbe traccia – secondo i media di Seul – di una riunione del Consiglio di Stato la cui approvazione risulta fondamentale per la dichiarazione di legge marziale: la sua assenza potrebbe supportare l’accusa di insurrezione.

Le reazioni

Dopo il caos generato da Yoon, il People Power Party, partito al potere ma senza maggioranza in Parlamento, ed il partito Democratico, che invece controlla l’Assemblea nazionale con le altre opposizioni, si sono ritrovati uniti richiedendo immediate dimissioni del presidente. “Il presidente deve spiegare direttamente e in modo approfondito questa tragica situazione” ha detto ai giornalisti Han Dong-hoon, il leader del PPP, aggiungendo che “tutti i responsabili devono essere ritenuti rigorosamente responsabili”.

Il partito Democratico ha dichiarato che i suoi deputati sarebbero pronti ad avviare le procedure per metterlo sotto accusa qualora Yoon non rassegnasse le dimissioni: “La dichiarazione di legge marziale del presidente Yoon Suk-yeol è stata una chiara violazione della Costituzione. Non ha rispettato alcun requisito per dichiararla”, ha reso noto il partito, che ha aggiunto: “Si è trattato di un grave atto di ribellione e fornisce una base perfetta per il suo impeachment”.

“I collaboratori senior di Yoon si sono offerti di dimettersi in massa a causa della dichiarazione di legge marziale”, secondo quanto riferito dalla Yonhap. Kurt Campbell, vice segretario di Stato americano, ha fatto sapere che gli Stati Uniti seguono gli sviluppi in Corea del Sud “con grande preoccupazione”. Nella notte trascorsa ci sarebbero stati già contatti tra il Pentagono ed i vertici delle Forze armate coreane. Gli Usa sono osservatori particolarmente interessati con circa 28.500 suoi militari di base nel Paese impegnati a difendere la Corea del Sud dalla Corea del Nord.

Possibile l’impeachment

Basterebbe il sostegno dei due terzi dei componenti del Parlamento, ovvero 200 dei suoi 300 deputati, per mettere in stato di accusa Yoon. I democratici e gli altri piccoli partiti di opposizione hanno insieme 192 seggi e quando il Parlamento ha respinto la legge marziale di Yoon con la votazione unanime dei 190 presenti, circa 10 voti sono arrivati dal People Power Party. Se il parlamento riuscisse nell’impresa, Yoon verrebbe privato di ogni potere fino al responso sul suo destino da parte della Corte costituzionale. Secondo quanto riportato dai media di Seul, in queste ore sei partiti di opposizione avrebbero deciso di accelerare per la messa in stato d’accusa di Yoon, con il deposito della mozione di impeachment in Parlamento, e la sua votazione potrebbe tenersi “già entro la fine della settimana”.

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