Dopo giorni di supposizioni, di voci circa la possibilità che l’arresto della giornalista italiana Cecilia Sala fosse legato a quello dell’iraniano Mohammed Abedini è giunta la conferma: l’Iran ha ufficialmente dichiarato il rapporto di dipendenza tra i due casi. C’è un post su X dell’ambasciatore iraniano in Italia, Mohammad Reza Sabouri, in cui spiega che la detenzione di Cecilia Sala in Iran è legata a quella in Italia di Mohammed Abedini Najafabadi, l’iraniano accusato di trafficare in tecnologia bellica, arrestato a Malpensa il 16 dicembre.
Questa mattina, giovedì
2 gennaio 2025, S. E. Sig. #Mohammadreza_Sabouri, Ambasciatore della Repubblica Islamica dell’#Iran a Roma, su invito del Sig. #Riccardo_Guariglia Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri Affari d’Italia, ha avuto con lui un incontro presso…— Ambasciata della R I dell’Iran-Roma (@iraninitaly) January 2, 2025
Mohammed Abedini
Nei confronti dell’iraniano Abedini non esistono accuse in Italia. Si trova detenuto ad Opera esclusivamente su richiesta degli Stati Uniti. È un ingegnere elettronico accusato dagli USA di produrre, tramite una sua azienda, sistemi di guida per i droni utilizzati per attacchi contro basi militari statunitensi in Giordania. Dapprima trasferito nel carcere calabrese di Rossano, è tornato in Lombardia poiché raggiungere il cosentino risultava più complicato per i suoi familiari – che vivono in Svizzera – ed il suo avvocato.
L’ingegnere iraniano ha incontrato i diplomatici iraniani ed ha parlato più volte con il suo avvocato e, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, avrebbe anche nella sua disponibilità un iPad non connesso alla rete e può guardare i telegiornali in televisione.
Ieri, 2 gennaio, la procura generale di Milano ha rigettato la richiesta presentata dai legali di Abedini di concedergli gli arresti domiciliari, motivando il diniego con il rischio di fuga dell’iraniano. La parola passa adesso alla Corte d’Appello che valuterà la decisione e sentenzierà successivamente sull’estradizione di Abedini negli Stati Uniti.
Sala in regime di isolamento
Sui motivi dell’arresto di Cecilia Sala, fermata in Iran giovedì 19 dicembre, solo il 30 dicembre le autorità iraniane avevano rotto il silenzio dichiarando che la giornalista si trovava in carcere per avere violato le leggi della Repubblica islamica dell’Iran, senza specificare altro. Non esisterebbero – al momento – accuse formali. Negli ultimi giorni è stata data una significativa accelerazione alle trattative per la sua liberazione.
Ieri, 2 gennaio, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ed il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, che ha la delega sui servizi segreti (Aise) si sono incontrati per valutare le diverse opzioni per la risoluzione della vicenda. Poco dopo l’incontro, il governo ha pubblicato una nota confermando il rapporto di dipendenza tra le due incarcerazioni ed affermando “l’impegno presso le autorità iraniane per l’immediata liberazione di Cecilia Sala, e, in attesa di essa, per un trattamento rispettoso della dignità umana”. Nella nota viene chiarito che Abedini “in stato di detenzione cautelare su richiesta delle autorità degli Stati Uniti” è detenuto “nel rispetto delle leggi italiane e delle convenzioni internazionali”. Sempre giovedì la premier Meloni ha invitato a Palazzo Chigi Elisabetta Vernoni, la madre di Cecilia Sala, molto preoccupata per le condizioni di detenzione della figlia.
Nella prigione di Evin la giornalista 29enne risulterebbe sottoposta ad un duro regime di prigionia: è in isolamento, dorme con due coperte, una per coprirsi ed una sotto, tra lei ed il pavimento, nella sua cella la luce è sempre accesa e non ha mai ricevuto il pacco inviatole dall’ambasciata (con articoli per l’igiene, libri, sigarette, un panettone ed una mascherina per coprire gli occhi). Oggi, 3 gennaio, Paola Amadei, l’ambasciatrice italiana in Iran è stata ricevuta dal ministero degli Esteri di Teheran. All’incontro Amadei ha rinnovato la richiesta di rilascio immediato della giornalista e di un miglioramento delle condizioni della sua prigionia.
Silenzio stampa
È di qualche ora fa la notizia che i genitori di Cecilia hanno richiesto il silenzio stampa preoccupati che il dibattito mediatico possa influire sull’evoluzione delle interlocuzioni:
“La situazione di nostra figlia, Cecilia Sala, chiusa in una prigione di Teheran da 16 giorni, è complicata e molto preoccupante. Per provare a riportarla a casa il nostro governo si è mobilitato al massimo e ora sono necessari oltre agli sforzi delle autorità italiane anche riservatezza e discrezione. In questi giorni abbiamo sentito l’affetto, l’attenzione e la solidarietà delle italiane e degli italiani e del mondo dell’informazione e siamo molto grati per tutto quello che si sta facendo”, hanno scritto Elisabetta Vernoni e Renato Sala in una nota.
“La fase a cui siamo arrivati è, però, molto delicata e la sensazione è che il grande dibattito mediatico su ciò che si può o si dovrebbe fare rischi di allungare i tempi e di rendere più complicata e lontana una soluzione. Per questo abbiamo deciso di astenerci da commenti e dichiarazioni e ci appelliamo agli organi di informazione chiedendo il silenzio stampa. Saremo grati per il senso di responsabilità che ognuno vorrà mostrare accogliendo questa nostra richiesta”, con queste parole i genitori di Cecilia Sala chiudono il messaggio.