Dopo mesi di trattative tra speranze, amare delusioni ed anche polemiche, l’ intesa tra Israele ed Hamas sulla tregua a Gaza e sul rilascio degli ostaggi è finalmente realtà.
Ieri, 15 gennaio, mentre si attendeva la conferenza stampa del premier del Qatar dopo il suo incontro con i negoziatori di Hamas, alle ore 18:00 in Italia, il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato: “Abbiamo un accordo, presto gli ostaggi saranno liberati”.

Nel giorno in cui il ministero della Sanità della Striscia di Gaza ha aggiornato il bilancio complessivo delle vittime riferendo di 46.707 morti ed almeno 110.265 feriti, Hamas ed Israele hanno raggiunto un accordo grazie al duro lavoro delle diplomazie di Egitto, Qatar e Usa. Dopo 15 mesi dall’inizio della sanguinosa guerra, che ha visto il coinvolgimento anche di Libano, Siria ed Iran, migliaia di persone si sono riversate in strada a Gaza per celebrare il cessate il fuoco. Più contenuta la festa a Tel Aviv dove tutti hanno tirato un sospiro di sollievo per i prigionieri e le loro famiglie.

Adesso in Israele l’attesa è soprattutto concentrata sul rientro degli ostaggi: dopo 467 giorni di buio rivedranno finalmente la luce. Non si sa quanti sono gli ostaggi ancora vivi, l’unica certezza è che i sopravvissuti riabbracceranno finalmente i propri cari mentre coloro che hanno perso la vita nella lunga prigionia verranno seppelliti nel loro Paese.

Le fasi dell’accordo

Secondo indiscrezioni, nella prima fase, che durerà 6 settimane, inizierà il ritiro graduale delle forze israeliane ed il rilascio degli ostaggi nelle mani di Hamas nonché il rilascio dei detenuti palestinesi trattenuti da Israele. Un funzionario della Casa Bianca al New York Times avrebbe fatto sapere che il cessate il fuoco a Gaza entrerà in vigore immediatamente, ma da Doha il primo ministro Mohammed Al Thani, confermando che l’accordo era stato raggiunto, ha annunciato che la tregua inizierà domenica e che nello stesso giorno dovrebbe iniziare anche il rilascio degli ostaggi. ‘Wings of freedom’, ali della libertà, è il nome che l’Idf ha dato all’organizzazione militare per riportarli indietro.

Tre le fasi previste nell’accordo: la prima tregua sarà di 42 giorni durante i quali dovrebbero essere rilasciati i primi ostaggi e verrà avviato il ritiro delle forze israeliane dalle zone popolate della Striscia di Gaza. Bambini, donne, anziani e malati avranno la priorità.
Nei primi 42 giorni verranno rilasciati 33 ostaggi tutti vivi, nessuna salma, come ha precisato nell’accordo Israele. Nel primo gruppo dovrebbero esserci anche Shiri e i suoi due figli Kfir e Ariel, di 2 anni e 5 anni, unici bambini rapiti.

“Siamo a conoscenza di notizie in base alle quali la nostra famiglia è inclusa nella prima fase dell’accordo e che Shiri e i bambini dovrebbero essere tra i primi a essere rilasciati. Data la nostra esperienza di delusioni, non consideriamo nulla di definitivo finché i nostri cari non attraversano il confine”, hanno dichiarato i parenti attraverso il forum delle famiglie degli ostaggi. Una settimana dopo altri quattro ostaggi verranno rilasciati ed Israele consentirà agli sfollati palestinesi il ritorno nel nord di Gaza. In questa fase dovrebbero essere liberate anche 5 soldatesse israeliane in cambio di 250 prigionieri palestinesi.

Israele avrebbe accettato di rilasciare almeno mille prigionieri palestinesi durante la prima fase. Tel Aviv chiarisce che nessuno dei miliziani protagonisti dell’attacco del 7 ottobre 2023 verrà rilasciato e respinge la richiesta di Hamas di riavere il corpo di Yahya Sinwar, il leader dei miliziani ucciso ad ottobre 2024.

I colloqui per la definizione delle 2 fasi successive verranno avviati dal sedicesimo giorno della prima fase: nel secondo periodo dovrebbero essere rilasciati tutti i rimanenti ostaggi maschi mentre le forze israeliane dovrebbero avere quasi completamente abbandonato la Striscia. La terza fase dovrebbe essere dedicata alla restituzione dei corpi degli ostaggi uccisi durante la prigionia a Gaza, alla creazione di un piano di ricostruzione ed alla definizione di una nuova struttura di governo. Nell’intesa sarebbe previsto anche un aumento degli aiuti umanitari inviati nella Striscia da parte delle organizzazioni internazionali, tra cui le Nazioni Unite.

I primi commenti

Benjamin Netanyahu ha chiamato prima Trump e poi Biden per ringraziarli per l’aiuto nel promuovere l’intesa. Il primo ministro ha anche dichiarato che l’accordo di cessate il fuoco con Hamas non sarebbe del tutto completo e che si stanno definendo gli ultimi dettagli.
“E’ un accordo molto difficile, doloroso, ma è molto importante per noi che vengano liberati dalla prigionia i nostri uomini, la nostra gente”, ha fatto sapere il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar.

“A nome di tutte le vittime, di ogni goccia di sangue versata e di ogni lacrima di dolore e oppressione, diciamo: non dimenticheremo e non perdoneremo”, ha affermato Khalil al-Hayya, capo negoziatore nonché membro dell’ufficio politico di Hamas.

“Speriamo che questo accordo sia vantaggioso per la nostra regione e per tutta l’umanità, in particolare per i nostri fratelli palestinesi, e che apra la strada a una pace e stabilità durature”, così Erdogan su X.

Il presidente uscente USA, Joe Biden, ha parlato dell’accordo sulla tregua a Gaza e sulla liberazione degli israeliani ancora nella Striscia: “oggi, dopo molti mesi di intensa diplomazia da parte degli Stati Uniti, insieme a Egitto e Qatar, Israele e Hamas hanno raggiunto un cessate il fuoco e un accordo sugli ostaggi. Questo accordo fermerà i combattimenti a Gaza, aumenterà l’assistenza umanitaria tanto necessaria ai civili palestinesi e riunirà gli ostaggi alle loro famiglie dopo oltre 15 mesi di prigionia”.

Donald Trump, che lunedì sarà nuovamente inquilino della Casa Bianca, ha commentato: “Abbiamo ottenuto così tanto senza neanche essere alla Casa Bianca. Immaginate le cose fantastiche che succederanno quando io tornerò alla Casa Bianca e la mia amministrazione sarà confermata e potremo assicurare altre vittorie agli Usa”.

“Accolgo con favore l’annuncio del cessate il fuoco a Gaza. Molti hanno atteso questo momento per gli ultimi 15 mesi. Questo accordo porterà finalmente un sollievo tanto necessario alla popolazione di Gaza e la liberazione degli ostaggi”. Così su X Philippe Lazzarini, il capo dell’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, che ha proseguito: “Ciò di cui c’è bisogno è un accesso umanitario e rifornimenti rapidi, senza ostacoli e senza interruzioni per rispondere alle enormi sofferenze causate da questa guerra”.

Nella nota del Governo italiano si legge: “l’Italia accoglie con grande favore l’annuncio di un accordo per un cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi nelle mani di Hamas e si congratula con Egitto, Qatar e Stati Uniti per il risultato raggiunto dopo un lungo impegno negoziale che il Governo italiano – anche in qualità di Presidenza del G7 – ha sempre sostenuto con convinzione. L’Italia è pronta a fare la sua parte, insieme ai partner europei e internazionali, per la stabilizzazione e la ricostruzione di Gaza e per consolidare in modo permanente la cessazione delle ostilità, anche nell’ottica di rilanciare un processo politico verso una pace giusta e duratura in Medio Oriente, basata sulla soluzione dei due Stati, con Israele e uno Stato di Palestina che vivano fianco a fianco in pace e sicurezza, all’interno di confini mutualmente riconosciuti”.

Secondo il ministro degli esteri, Antonio Tajani, andranno compiuti altri “passi importanti”: “L’Italia sarà sempre più presente. Riteniamo che l’obiettivo finale debba essere quello dei due popoli, due stati, siamo pronti anche a dare una presenza militare in previsione di una eventuale scelta delle nazioni unite di dar vita ad una sorta di amministrazione modello Unifil in Palestina per unificare la Striscia di Gaza con la Cisgiordania”.

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