Ci sono volute ore di discussioni in una giornata affollata da trattative e riunioni estenuanti e dopo l’ok del gabinetto di sicurezza israeliano, poco dopo la mezzanotte di oggi, l’accordo ha ottenuto l’approvazione: Israele ha accettato l’intesa sul cessate il fuoco ed il rilascio degli ostaggi.
Media israeliani riferiscono che 24 ministri hanno votato a favore ed 8 contro. Prima del voto, Ben Gvir, il ministro della sicurezza nazionale di Israele, ha lanciato un ultimo appello affinché i ministri disapprovassero l’intesa con Hamas dicendosi “terrorizzato” dal rilascio dei detenuti palestinesi in cambio di ostaggi: “Tutti sanno che questi terroristi cercheranno di uccidere di nuovo”, avrebbe dichiarato Gvir. Ciò nonostante, Gvir ha rassicurato: “Amo Netanyahu. Non rovesceremo questo governo e lo sosterremo dall’esterno”.
Il piano approvato partirà dalle 8:30 di domani, domenica 19 gennaio, secondo quanto annunciato dal portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed al-Ansari, come riportato da Al Jazeera. Così in un post su X il Ministro: “Consigliamo ai nostri fratelli di rimanere cauti, di esercitare la massima attenzione e di attendere istruzioni da fonti ufficiali”.
As coordinated by the parties to the agreement and the mediators, the ceasefire in the Gaza Strip will begin at 8:30 a.m. on Sunday, January 19, local time in Gaza. We advise the inhabitants to take precaution, exercise the utmost caution, and wait for directions from official…
— د. ماجد محمد الأنصاري Dr. Majed Al Ansari (@majedalansari) January 18, 2025
Benyamin Netanyahu ha riferito durante una delle riunioni che Israele “ha ricevuto garanzie inequivocabili da entrambi i presidenti Usa, Joe Biden e Donald Trump, che se i negoziati sulla fase due dell’accordo falliscono e Hamas non accetta le richieste di sicurezza, l’Idf tornerà a combattere intensamente a Gaza con il sostegno degli Stati Uniti”. Sicuramente un monito del primo ministro israeliano che rappresenta, al tempo stesso, una rassicurazione per l’ultradestra fortemente contraria all’accordo.
Come già annunciato, nella prima fase dell’accordo, che durerà 42 giorni, saranno liberati 33 ostaggi.
Nessuno sarà rilasciato prima di domenica alle 16:00, ora locale. Al momento è ancora difficile dire precisamente chi rientrerà in Israele per primo, le famiglie continuano incessantemente a sperare e pregare.
Gli ostaggi non sono tutti in mano ad un unico gruppo di terroristi ed ogni fazione ha vari nascondigli nel sottosuolo. Probabilmente sarà più facile spostare nella prima fase coloro che sono prigionieri nel sud di Gaza, nei pressi del valico di Rafah, lungo il confine con l’Egitto. Lì verrebbero consegnati all’esercito israeliano, che si occuperà di trasportarli in ospedale in elicottero.
Sulla lista, come già annunciato, ci sono donne, bambini, anziani ed infermi: tutti i loro nomi sono stati resi pubblici.
Oggi Hamas dovrebbe comunicare ufficialmente i nomi dei primi 3 di questi che rientreranno in patria. Fonti prossime all’organizzazione hanno detto nelle ultime ore all’AFP che il primo gruppo di ostaggi ad essere rilasciato sarà composto da tre donne soldato israeliane. Poiché il movimento islamista palestinese considera soldato qualsiasi israeliano in età militare che abbia completato il servizio obbligatorio, il riferimento potrebbe riguardare civili rapiti durante l’attacco da cui si è scatenata la guerra.
L’attesa che preoccupa di più è quella per i due fratellini Bibas dai capelli rossi ancora prigionieri: Kfir, il più giovane prigioniero di Hamas, che oggi compie due anni ed ha trascorso la maggior parte della sua vita da sequestrato con Ariel, suo fratello e la loro madre Shiri. Se ancora vivi, saranno liberati nella prima fase dell’accordo. Anche Doron Steinbrecher, infermiera veterinaria di 31 anni, dovrebbe essere liberata.
Ha una malattia cronica e dal momento del rapimento non ha più assunto un farmaco fondamentale per lei.
Quasi un anno fa, il 26 gennaio 2024, Hamas ha pubblicato un video in cui Doron appariva con Daniela Gilboa e Karina Aryev. Da allora non si hanno più sue notizie.
Oltre i primi 33, altri 65 prigionieri resterebbero ancora a Gaza, compresi i corpi di almeno 36 morti confermati dall’Idf.
Una copia dell’accordo sarebbe stata resa nota attraverso i media israeliani e mostra che in cambio del rilascio degli ostaggi da parte di Hamas torneranno in libertà oltre 1.700 detenuti palestinesi: di questi 700 sarebbero terroristi (tra 250-300 gli ergastolani); 1.000 cittadini di Gaza catturati dall’8 ottobre durante i combattimenti nella Striscia; e 47 prigionieri nuovamente arrestati dopo essere stati liberati nello scambio con il soldato Gilad Shalit nel 2011. Il ministero della Giustizia istraeliano ha già pubblicato l’elenco dei detenuti palestinesi il cui rilascio è previsto nel primo round: sono 95, in maggioranza si tratta di donne.
Israele rilascerà quindi anche 737 prigionieri palestinesi, secondo quanto comunicato dal Ministero della Giustizia israeliano. Verrà liberato Zakaria Zubeidi, responsabile di diversi attacchi contro civili israeliani ed ex leader delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa, braccio armato del partito Fatah, evaso nel 2021 da una prigione israeliana. Sarà liberata anche Khalida Jarar, parlamentare palestinese di sinistra componente del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, “organizzazione terroristica” secondo Israele, Stati Uniti ed Unione Europea.
Il numero finale di prigionieri che nel primo scambio rilascerà Tel Aviv dipenderà dal numero di ostaggi vivi rilasciati da Hamas, lo ha affermato la portavoce del ministero della Giustizia, Noga Katz.
Attraverso un organismo con sede a Il Cairo sarà monitorato l’accordo direttamente dai mediatori di Qatar, Stati Uniti ed Egitto. Con l’avanzare della prima fase, quasi sicuramente al 16esimo giorno, le parti inizieranno ad intavolare colloqui sulla seconda, che dovrebbe prevedere il rilascio di tutti i rapiti rimasti in cambio della fine della guerra e di accordi sul futuro e la ricostruzione di Gaza. Intanto, Abu Mazen, presidente dell’Autorità palestinese, ha dichiarato, che, attuato l’accordo “l’Anp si assumerà la piena responsabilità nella Striscia di Gaza. Il governo palestinese ha completato tutti i preparativi e le squadre di sicurezza sono pienamente preparate a svolgere qualsiasi compito”.