La resistenza di un popolo passa non solo nel lottare per la propria libertà e la propria stessa sopravvivenza, ma anche nel difendere le fonti di sostentamento che sono la speranza di un futuro di prosperità. Nella Gaza martoriata dai raid israeliani, che dall’8 ottobre 2023 sino alla tregua del 19 gennaio 2025 hanno ucciso oltre 47.000 persone, a tutelare il più possibile le attività di agricoltori, pescatori e contadini palestinesi è l’Unione dei Comitati degli Agricoltori di Gaza (Uawc), nata nel 1986.

L’organizzazione – messa nel mirino da Israele, che ne ravvisa un certo grado di pericolosità per la propria sicurezza – denuncia quello che chiama senza mezzi termini “Ecocidio’’, ossia la sistematica distruzione da parte dei coloni israeliani di campi coltivati, l’uccisione di animali e la distruzione delle imbarcazioni, nella Striscia come così in Cisgiordania. Una testimonianza diretta di quanto accade in Palestina su questo fronte ce la fornisce Fadil Alkhaldi, 47enne di Gaza e membro dell’Uawc. Di recente in Italia per un incontro all’Università Federico II di Napoli organizzato su impulso del Centro Culturale Handala Ali, Fadil racconta del perché, oltre al termine “Genocidio’’, in Palestina bisogna parlare di “Ecocidio’’.

Le parole di Fadil Alkhaldi

“Ogni scusa è sempre stata buona per gli israeliani di andare con i bulldozer per distruggere le terre. Chi si opponeva veniva ucciso e ciò avveniva già prima dell’offensiva cominciata nell’ottobre del 2023″, denuncia Fadil. Tale pratica viene condotta, aggiunge, “non solo a Gaza ma anche in Cisgiordania dove vengono sradicati alberi e confiscati terreni agricoli. Chi si oppone – dice senza mezzi termini il rappresentante dell’Unione dei Comitati degli Agricoltori – viene ucciso o arrestato”. C’è un dato incontrovertibile, enunciato da Fadil, che suffraga la tesi dell’Ecocidio: “Il 41% dei 365 km quadrati della Striscia di Gaza è terreno agricolo, ma può essere sfruttato per la coltivazione solo il 16%. È stato tutto distrutto di proposito, rendendo impraticabili i terreni. C’è l’uccisione della terra, tutti gli alberi coltivati vengono sradicati e Israele pompa acqua di mare, con la scusa di annegare i tunnel” in cui si nascondono i combattenti.

L’unico risultato però, afferma Fadil Alkhaldi, è stato quello di invadere con “acqua sporca le falde acquifere. Soprattutto a Gaza non c’è più acqua potabile’’. Per rispondere all’Ecocidio, l’Unione dei Comitati degli Agricoltori di Gaza ha sostenuto le comunità palestinesi con una banca dei semi riuscendo così a recuperare 75 tipologie di piante autoctone palestinesi, a formare i contadini per permettere loro di mantenere la propria terra con progetti quali la trasformazione delle acque reflue in acque potabili dell’agricoltura.

In Cisgiordania, altra area dove opera l’Uawc, viene fornita una strumentazione agricola per le donne che si occupano di coltivare la terra e piani di coltivazioni sui tetti delle case. Non solo. Il comitato aderisce alla via Campesina, un movimento internazionale di contadini che prova a contrastare le pratiche di agribusiness tutelando la sovranità alimentare sui propri territori dei piccoli agricoltori e delle popolazioni indigene. A Gaza sono presenti 42 dipendenti dell’organizzazione a cui si aggiungono tantissimi altri volontari per coltivare la terra, praticare la pesca e portare a pascolo degli animali.

Il dramma alimentare a Gaza

Fadil ricorda come gli israeliani abbiano “ucciso non solo le persone, ma sterminato il bestiame, distrutto le imbarcazioni e anche l’unico porto presente nella Striscia di Gaza. Il problema è serio. I coloni hanno mirato anche all’ambiente e nel loro obiettivo c’è quello di rendere inabitabili i territori nella Striscia e in Cisgiordania. L’esercito israeliano – prosegue – ha distrutto in modo mirato le coltivazioni, le serre e persino i pescatori sono stati colpiti e le imbarcazioni distrutte. Nella Striscia di Gaza i contadini hanno acquisito esperienza nel lottare per difendere la propria terra perché esiste un embargo dal 2006’’.

A intervenire, direttamente dalla Striscia, nel corso del dibattito all’Università Federico II, il presidente dell’Unione dei Comitati degli Agricoltori di Gaza, Saed Ziyada. “L’organizzazione – dice – si è data da fare subito dopo l’8 ottobre per dare da mangiare agli sfollati e anche per distribuire acqua potabile. Abbiamo dato anche un po’ di mangime agli animali rimasti e per aiutare gli allevatori”. Ziyada mostra amarezza, se non rabbia: “Sia noi come organizzazione che la comunità internazionale abbiamo fallito nell’intento di proteggere gli esseri umani nella Striscia Gaza. Tutte le organizzazioni mondiali devono dare una mano per difenderci dal genocidio. Le persone stanno morendo dal freddo e la popolazione di Gaza guarda male la comunità internazionale visti come è stata trattata’’. Poi conclude: “Non crediamo nei governi ma nella gente libera che sposa i nostri valori, non bisogna stare zitti”.

L’intervento di Handala Ali

Ludovico Chianese, del centro Culturale Handala Ali, ravvisa: “Il colonialismo israeliano da anni si manifesta anche con la sostituzione della specie, con lo sfruttamento delle risorse a favore solo di certi agricoltori. La devastazione di questi 15 mesi è stata anche un biocidio e ci riguarda tutti”. Chianese fa poi riferimento alla tregua di questi giorni a Gaza. È stata una vittoria della resistenza palestinese, del popolo di Gaza che ha resistito rimanendo lì. L’occupazione prosegue, la resistenza è costata un prezzo altissimo, sono stati compiuti atti gravissimi. Il 27 gennaio si celebrerà la giornata della memoria (mentre questo sabato si terranno in Italia diverse manifestazioni in sostegno del popolo palestinese).

Ludovico Chianese fa una disamina durissima: “Ad ottant’anni dalla liberazione di Auschwitz, il premier israeliano Netanyahu – destinatario di un mandato di cattura internazionale emesso dalla Cpi – probabilmente andrà proprio ad Auschwitz con lo scudo penale del governo polacco. Se c’è un’origine storica e giuridica, quella è il tribunale di Norimberga. Permettere a Netanyahu di giungere in un luogo così simbolico è di una gravità assoluta e ciò avverrà soltanto allo scopo di legittimare quanto fatto dall’esercito israeliano a Gaza”.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here