Nel pomeriggio di ieri, ad Orebro, in Svezia, nel Campus Risbergska, 10 persone sono state mortalmente colpite da un 35enne. Sì tratterebbe dell’ episodio più sanguinoso di sparatoria di massa in tutta la storia svedese, anche se nel Regno, negli ultimi anni, in occasione di sparatorie ed esplosioni di ordigni legati alle rivalità tra bande, sono state uccise decine di persone ogni anno.
I fatti
Poco dopo mezzogiorno, nella città a 200 chilometri da Stoccolma, sede di numerosi centri di formazione per adulti, si sono vissute ore di terrore. Testimoni raccontano di aver sentito spari quasi come esplosioni e di aver visto poi la gente in fuga. In due momenti, intervallati da una manciata di minuti, un uomo avrebbe azionato la sua arma automatica contro i presenti nel centro: “Abbiamo sentito molti colpi, poi c’è stato un lungo periodo di calma, quasi mezz’ora. Poi di nuovo gli spari”, hanno raccontato due docenti che si erano rifugiati in un ufficio.
Professori e studenti si sono barricati nelle classi, altri sono fuggiti verso l’esterno del campus. Nei video che girano in rete si notano decine di persone correre nella neve mentre risuonano gli spari. Per ore sei istituti sono stati isolati e le persone sono state invitate a tenersi lontane dalla zona poiché la polizia temeva in giro ci potessero essere dei complici del killer. L’uomo, sconosciuto alle forze dell’ordine, dopo aver compiuto la strage si è tolto la vita.
Lo sgomento delle istituzioni
“Una terribile atrocità”, con queste parole Gustavo, re di Svezia, ha commentato l’accaduto. Ulf Kristersson, il primo ministro del Regno, ha scritto su X: “È una giornata molto dolorosa per tutta la Svezia” e poi ha rivolto i suoi pensieri “a tutti coloro la cui normale giornata scolastica è stata trasformata dal terrore. Essere confinati in classe preoccupandosi per la propria vita è un incubo che nessuno dovrebbe vivere”, ha dichiarato il premier evidenziando che “molte domande rimangono senza risposta” alludendo alla scarsità di informazioni – che tuttora perdura – circa le circostanze del massacro.
“I fatti di Orebro sono orribili, siamo vicini alla Svezia”, ha detto la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. “Sono profondamente scioccato e rattristato dall’attacco alla scuola Risbergska di Orebro, solidarieta’ alla Svezia in questo momento difficile”, ha commentato sui social il presidente del Consiglio Europeo, Antonio Costa.
Anche Roberta Metsola si è detta sconvolta da quanto accaduto: “In questo triste giorno per la Svezia e l’Europa, i nostri pensieri sono rivolti alle vittime e ai loro cari, nonché a tutti gli studenti e gli insegnanti del campus. L’Europa non deve mai tollerare la violenza e l’odio”, così sui social la presidente del Parlamento Europeo.
Una strage senza nome
Il capo della polizia di Orebro, Roberto Eid Forest, in conferenza stampa ha riferito che il killer avrebbe agito da solo senza fornire altri dettagli: “Non aveva precedenti, non era noto alle forze dell’ordine e non apparteneva a gang criminali” ha riferito ma nulla è trapelato circa il movente della mattanza.
C’è ancora poca chiarezza su quanto verificatosi: non si conosce il numero dei feriti, non è stata rivelata l’identità dell’assalitore, nulla si sa del movente né dell’arma utilizzata per compiere la strage.
“L’entità dei feriti non è chiara. L’operazione è in corso”, ha dichiarato ieri la polizia in un comunicato.
Avviate le indagini, secondo i media svedesi Nerikes Allehanda, STV e Aftonbladet, la polizia svedese avrebbe fatto irruzione in un appartamento ad Orebro che si ritiene collegato al sospettato dell’attacco al campus.
“Non ne so nulla”, avrebbe detto il padre di quest’ultimo ai reporter che lo hanno contattato. “È davvero inquietante. Cosa è successo?”, così ha risposto ai giornalisti quando gli hanno raccontato l’accaduto. Il tabloid Aftonbladet, che avrebbe rintracciato i parenti del killer, ha riferito che il killer sarebbe un uomo senza occupazione che viveva separato dalla famiglia e dagli amici. Aveva il porto d’armi e la fedina penale pulita. L’ unica certezza – almeno per il momento – è che le autorità inquirenti non ritengono si tratti di un atto di terrorismo.