Iqra è il nome dell’ultima bambina domestica uccisa in Pakistan. Solo 13 anni. Era arrivata mercoledì in ospedale con ferite gravi e lì, poco dopo, era deceduta. Per la polizia, sarebbe stata torturata. Con l’accusa di omicidio sono stati arrestati la coppia per cui la ragazzina lavorava nel nord-est del Pakistan e un insegnante di Corano che l’aveva portata in ospedale.
La polizia ha affermato che Iqra era stata accusata di aver rubato dei cioccolatini ai suoi datori di lavoro. Gli inquirenti sostengono che sarebbe stata torturata e hanno affermato di avere le prove di abusi frequenti. Sarà l’autopsia a fare chiarezza. La Bbc dice di avere immagini che mostrato fratture multiple alle gambe e alle braccia e una grave ferita alla testa.
Il padre di Iqra, un contadino di 45 anni, chiede che vengano “puniti i responsabili della morte” della figlia e ha raccontato che i suoi debiti lo avevano costretto a mandarla a lavorare come domestica all’età di 8 anni. Una bambina che lavorava per una cifra di circa 27 euro al mese.
L’uccisione di Iqra ha sollevato l’indignazione pubblica e ha riacceso il dibattito sul lavoro minorile e sui maltrattamenti delle lavoratrici domestiche in Pakistan. Il caso di Iqra non è isolato e solitamente chi viene condannato riesce poi a cavarsela con pene insignificanti. Nel 2018, per esempio, per le torture alla loro domestica di 10 anni Tayyaba, un giudice e la moglie furono condannati alla pena di 3 anni di carcere, poi ridotta a un anno.
Secondo gli ultimi dati elaborati dall’Unicef, in Pakistan sono circa 3,3 milioni i bambini coinvolti nel lavoro minorile. E tra coloro che sono impiegati nei lavori domestici, le donne -per l’Organizzazione Internazionale del Lavoro – rappresentano la stragrande maggioranza. Prima di Iqra, in Pakistan nel 2020 c’era stata Zohra, uccisa dalle percosse dei suoi datori di lavoro: era stata picchiata a morte perché si era azzardata a liberare due pappagallini chiusi in gabbia. Prima ancora, nel 1995, si ricorda il caso di Iqbal Masih, il bambino che a 4 anni già lavorava, venduto dal padre per un debito di 12 dollari, e ucciso senza che sia mai stato trovato un colpevole.
Secondo l’ultimo rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro, risalente a giugno del 2024, il lavoro domestico dei minori è un fenomeno largamente diffuso in tutto il mondo e in costante aumento. I minori impiegati in lavori domestici a livello mondiale costituiscono una parte consistente degli oltre 200 milioni di bambini lavoratori: sono almeno 10 milioni e sono soprattutto donne. Si tratta di piccoli che lavorano senza tregua per dei salari bassi o inesistenti e che spesso sono vittime di abusi.
Secondo il rapporto, la condizione delle donne e delle ragazze, la povertà, l’ignoranza dei rischi, l’aumento del numero degli orfani dell’AIDS e la persistenza delle gerarchie tradizionali spingono i bambini a lavorare come domestici. Altri fattori sono la percezione del lavoro domestico come preparazione al matrimonio, il peso della gerarchia, la necessità di rimborsare debiti. Inoltre, quelli che assumono i bambini vengono spesso considerati come benefattori o come membri della famiglia allargata.