Con il rilascio da parte di Hamas degli ultimi 6 ostaggi della lista dei 33 ancora vivi, avvenuto sabato 22 febbraio, avrebbe dovuto concludersi la prima delle tre fasi programmate per la tregua nel conflitto israelo-palestinese, ma il ritardo di Israele nella liberazione dei 602 detenuti palestinesi previsto negli accordi ha fatto infuriare Hamas che invoca il mancato rispetto degli stessi.
Abdulatif al-Qanu, portavoce di Hamas, citato dall’agenzia di stampa palestinese Sanad, ha dichiarato: “Hamas ha risposto agli sforzi dei mediatori per rendere lo scambio un successo, mentre il criminale di guerra Netanyahu continua a temporeggiare e a ritardare il rilascio dei prigionieri”. Alle accuse di Israele che giustifica il rinvio a causa delle cerimonie “umilianti” inscenate in occasione del rilascio degli ostaggi israeliani, Hamas ha replicato: “La cerimonia di consegna dei prigionieri non include alcun insulto, ma riflette invece il trattamento nobile e umano loro riservato”, secondo quanto riportato da Al Jazeera.
La restituzione delle spoglie di Shiri Bibas
Negli scorsi giorni già un altro avvenimento aveva fatto temere per la tenuta della tregua: tra le spoglie dei quattro ostaggi consegnati mercoledì 19 febbraio, con quelle dei piccoli Kfir ed Ariel e l’anziano Oded Lifshitz, non erano state rinvenute quelle di Shiri, madre dei fratellini Bibas. Le accuse di Israele ad Hamas per aver violato l’accordo avevano fatto immediatamente scattare un’indagine interna nel gruppo palestinese e la salma della giovane mamma era stata consegnata successivamente attraverso la Croce Rossa.
Shiri Bibas, was a loving mother, a devoted wife and for the last 505 days, a hostage.
Today, she returned home in a casket, after terrorists inhumanly murdered her and her sons Kfir and Ariel.
Shiri, we and all of Israel salute you and vow to never forget your family. pic.twitter.com/TJkH3jOtaF
— Israel Defense Forces (@IDF) February 22, 2025
Secondo il gruppo palestinese, Shiri ed i suoi figli sarebbero stati uccisi da un bombardamento israeliano ma l’Idf è convinta che sono stati assassinati dai miliziani a mani nude, soprattutto dopo aver ricevuto la risposta degli esami sulle loro spoglie.
L’autopsia di Shiri Bibas e dei suoi due figli non avrebbe, infatti, rivelato indizi “di ferita causata da bombardamento”, come riferito da Chen Kugel, capo dell’Istituto nazionale di medicina legale, che ha chiarito in un videomessaggio: “Abbiamo identificato i resti di Shiri Bibas due giorni dopo aver identificato i suoi figli. Il nostro esame non ha trovato alcun segno di ferita causata da un bombardamento”.
Dopo la consegna da parte di Hamas dei corpi, la famiglia Bibas ha diffuso una nota stampa: “Yarden e la famiglia vogliono che il mondo sappia che si è trattato di un omicidio, ma senza entrare nei dettagli. Qualsiasi pubblicazione di dettagli (inclusi i riferimenti alla profanazione dei corpi) è fatta contro la richiesta della famiglia e chiediamo che ciò venga evitato. La famiglia non ha ricevuto tali informazioni da fonti ufficiali. Qualsiasi pubblicazione del genere aggiunge profondo dolore alla famiglia in questo momento”.
Gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas
In occasione del rilascio degli ultimi 6 ostaggi, il primo ministro israeliano Netanyahu ha commentato la tragica fine della giovane Shiri e dei suoi piccoli: “Insieme a mia moglie Sara e a tutti gli israeliani, mi congratulo per il ritorno a casa di Elia Cohen, Omer Shem Tov, Omar Nekrat, Tal Shem, Avra Mengistu e Hisham Al-Sayed. Il cuore esplode di emozione e abbracciamo le famiglie. Il loro ritorno è un momento di gioia e sollievo per le loro famiglie e per tutto il popolo di Israele. Dopo la nostra insistenza e la richiesta inequivocabile per il ritorno immediato di Shiri Bibas siamo riusciti a riportarla nella terra di Israele. Il cuore della nazione è stato spezzato dal rapimento e dall’omicidio crudele di Shiri e dei suoi figli Ariel e Kfir. Ci uniamo al profondo dolore della famiglia Bibas e li abbracciamo. Non dimenticheremo e non perdoneremo”.
Nella stessa occasione Netanyahu è tornato a tranquillizzare i familiari che ancora attendono i propri cari: finora “sono stati riportati a casa 192 ostaggi. Di questi, 147 sono vivi e 45 sono caduti. Restano ancora 63 ostaggi nelle mani di Hamas. Il governo di Israele è impegnato a continuare ad agire con determinazione per riportare tutti i nostri ostaggi a casa, i vivi tra le braccia delle loro famiglie e i caduti per una sepoltura degna nella loro terra”, ha chiarito il premier.
I funerali di Nasrallah in Libano
A distanza di cinque mesi dall’uccisione del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah – avvenuta in un attacco aereo israeliano su un sobborgo meridionale della capitale libanese – oggi si sono svolti i suoi funerali e quelli di Hashem Safieddine, il suo successore ucciso da Israele all’inizio di ottobre. Nello stesso giorno l’Idf ha pubblicato le immagini dell’attacco aereo del 27 settembre scorso su Beirut nel quale, oltre al leader che ha guidato per 32 anni Hezbollah morirono numerosi alti funzionari. Allora, secondo l’Idf, oltre a centrare Nasrallah, l’attacco avrebbe causato la morte di 20 comandanti di Hezbollah e tra questi ci sarebbe stato anche Ali Karaki, comandante del Fronte meridionale del movimento filoiraniano.
Alle esequie hanno partecipato decine di migliaia di persone. “Nasrallah resta vivo in noi, resteremo fedeli all’eredità che ci è stata affidata e continueremo su questa strada”, sono alcune delle frasi pronunciate da Qassem, nuovo leader di Hezbollah, nel discorso trasmesso in diretta sui maxischermi allestiti ai funerali. Gli ha fatto eco l’ayatollah Ali Khamenei, guida suprema dell’Iran, in un messaggio letto durante i funerali del leader storico di Hezbollah a Beirut: “il nemico sappia che la resistenza contro l’usurpazione, l’oppressione e l’arroganza non avrà mai fine. Lo spirito e il cammino di Sayyid Hassan Nasrallah illumineranno la via per coloro che lo seguono”, ha dichiarato il religioso.
Le tensioni non si placano
Israeli Air Force jets over Beirut During Hassan Nasrallah’s Funeral
📸@IDF pic.twitter.com/e2UgfCECbv
— Israel ישראל (@Israel) February 23, 2025
Mentre Qassem pronunciava il suo discorso, aerei israeliani volavano bassi sulla capitale libanese, come “monito ai nemici”, secondo quanto dichiarato il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, che ha fatto sapere su X: “Gli aerei dell’aeronautica militare israeliana che in questo momento sorvolano i cieli di Beirut in occasione dei funerali di Hassan Nasrallah stanno inviando un messaggio chiaro a chiunque minacci di distruggere Israele e lo attacchi: questa sarà la sua fine. Voi sarete specializzati in funerali, noi saremo specializzati in vittorie”.
מטוסי חיל האוויר הישראלי שחגים כעת בשמי ביירות מעל הלווית חסן נסראללה, מעבירים מסר ברור: מי שמאיים להשמיד את ישראל ותוקף את ישראל – זה יהיה סופו.
אתם תתמחו בהלוויות – ואנחנו בניצחונות.
— ישראל כ”ץ Israel Katz (@Israel_katz) February 23, 2025
Nelle ultime ore, secondo quanto riferito da Times of Israel, l’esercito israeliano avrebbe attaccato nel Libano meridionale con alcuni raid. Secondo l’Idf obiettivo dei raid è stato un sito militare della milizia terroristica. Si tratta di attacchi che violano la tregua tra lo Stato ebraico e gli Hezbollah siglata negli scorsi mesi. I media libanesi riportano la notizia anche di attacchi aerei israeliano nel Libano settentrionale, nei pressi del villaggio di Brissa, nel distretto di Hermel, ad una distanza di oltre 130 chilometri dal confine israeliano.
La situazione in Cisgiordania
Da poco più di un mese le forze israeliane stanno conducendo un’offensiva su larga scala in Cisgiordania. Dopo circa 22 anni i tank israeliani sono tornati nella regione nella quale erano stati impiegati l’ultima volta durante l’operazione ‘Scudo difensivo’ del 2002. A riferirlo è stato l’esercito israeliano, come riportano i media israeliani. La presenza dei carri armati rientrerebbe nel programma dell’operazione ‘Muro di ferro’, iniziata il 21 gennaio, secondo quanto trapelato da Idf. Le truppe della Brigata di Fanteria di Nahal e dell’unità di Comando Duvdevan hanno iniziato le operazioni in diversi villaggi vicino a Jenin. Negli stessi momenti, un plotone della 188a Brigata Corazzata è entrato in azione a Jenin.
Per il prossimo anno le forze di difesa israeliane hanno ricevuto l’ordine dal Ministro Israel Katz di restare in tre campi profughi sgomberati da terroristi e da profughi in Cisgiordania. L’obiettivo è quello di non far tornare nessuno in quei territori. “Jenin, Tulkarem e Nur Shams ora sono vuoti ed anche l’attività dell’ Unrwa è stata interrotta”, ha dichiarato Katz, secondo quanto riportato da Times of Israel. L’Idf sta sgomberando i “nidi del terrore” dai terroristi e distruggendo infrastrutture ed armi “su vasta scala. Ho ordinato all’esercito di prepararsi per una lunga permanenza”, ha affermato Katz.
La proroga della prima fase delle tregua a Gaza
Intanto, nelle ore in cui si discute sulle modalità e l’avvio della seconda fase, c’è chi prospetta una proroga di questa prima parte della tregua: Steve Witkoff, inviato di Trump, sarà in Medio Oriente il prossimo 26 febbraio per cercare di estendere la prima fase dell’accordo su Gaza, secondo quanto dichiarato da lui stesso alla Cnn.