Sono trascorsi tre anni dall’avvio dall’invasione russa dell’Ucraina, tre anni da quando Putin ha iniziato a parlare di “operazione militare speciale”, tre anni da quando abbiamo visto per l’ultima volta Zelensky indossare una tenuta istituzionale prediligendo da allora outfit in verde militare. Da tre anni la politica internazionale segue col fiato sospeso le fasi del conflitto nel quale Kiev conta più di 46 mila soldati morti in battaglia, oltre 2500 bambini uccisi e migliaia di sfollati.

La cronistoria

È all’alba del 24 febbraio 2022 che la guerra – dal 2014 e fino a quel momento definita “di bassa intensità” – inizia a terrorizzare il popolo ucraino. Alle 5 del mattino dell’ultimo giovedì di febbraio il blitz delle forze russe sorprende l’intero Occidente: le truppe del Cremlino entrano nel territorio ucraino mentre raid aerei e missilistici colpiscono in tutto il Paese, anche nella capitale Kiev. Volodymyr Zelensky, il presidente dell’Ucraina, promulga la legge marziale, interrompe ogni rapporto diplomatico intrattenuto fino a quel giorno con la Russia ed annuncia la mobilitazione generale.


Una sorpresa attende anche i russi. Convinti di risolvere l'”operazione speciale” in poco tempo devono da subito ricredersi di questa possibilità a fronte della strenua resistenza ucraina. Da allora si registrano migliaia di morti e di sfollati nonché gravissime conseguenze sul piano umanitario. Nel mese di marzo dello stesso anno il cruento attacco aereo al teatro di Mariupol causa 600 vittime.


Il mese successivo è quello della scoperta degli orrori del sobborgo di Kiev denominato Bucha: la diffusione delle immagini scatena l’ indignazione internazionale ed appelli affinché vengano avviate indagini per crimini di guerra. A maggio, nella regione del Donbass, si registrano le battaglie più violente e le truppe russe prendono anche il controllo di Lyman e Lysychansk.

Dopo quattro mesi dall’inizio dell’invasione, il Consiglio Ue ammette l’Ucraina come Paese candidato: risale al 23 giugno, infatti, l’accoglimento da parte del Consiglio della proposta della Commissione di concedere all’Ucraina lo status di paese candidato all’adesione all’Unione europea. A settembre la difesa ucraina, continuando a dare grande prova di resistenza, sorprende i russi lanciando una controffensiva nella regione di Kharkiv e riassumendo il controllo delle città di Izyum e Kupiansk, importanti siti logistici delle forze armate russe e Lyman nel Donbass.

In risposta Putin annuncia la mobilitazione parziale e, a fine mese, il 30 settembre, in una cerimonia al Cremlino, firma l’annessione unilaterale delle regioni ucraine di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia mentre il suo ministro della Difesa Serghei Shoigu ordina il richiamo alle armi di 300mila riservisti.

2023

Nel gennaio 2023 un palazzo della città di Dnipro viene colpito da un missile russo causando 45 morti, tra questi anche un bimbo di 11 mesi. Quattro giorni dopo perde la vita in un incidente in elicottero il ministro dell’interno di Kiev. Il velivolo si schianta nei pressi di un asilo causando 18 morti, tre di questi sono bambini.

È più che trascorso un anno dall’inizio della guerra quando, a marzo 2023, la Corte Penale Internazionale emette un mandato d’arresto per il presidente russo Vladimir Putin per “presunti crimini di guerra di deportazione di bambini dai territori ucraini occupati nella Federazione russa”. Si tratta del primo mandato di arresto contro un membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

A dicembre il Consiglio europeo decide di dare il via libera all’avvio dei negoziati per l’adesione all’Ue di Ucraina. “È una vittoria per l’Ucraina e per tutta l’Europa”, commenta a caldo Volodymyr Zelensky.

2024

Nel mese di marzo del 2024 con l’88% dei consensi, un risultato record, Vladimir Putin è riconfermato presidente vincendo le elezioni in Russia Nel Paese viene avviata la protesta “Mezzogiorno contro Putin”, operazione lanciata da Alexei Navalny – morto in circostanze sospette in un carcere nell’Artico nel mese precedente – portata avanti dalla moglie Yulia.

Nel Paese si registrano numerosi arresti. È di 145 morti ed oltre 500 feriti il bilancio del cruento attentato nello stesso mese al Crocus City Hall di Mosca. Durante l’esibizione di un gruppo musicale, quattro uomini aprono il fuoco sulla folla e poi incendiano l’edificio. L’atto viene rivendicato da un ramo dello Stato Islamico, ma Mosca accusa Kiev di coinvolgimento.

A luglio, durante il vertice Nato di Washington, viene ribadita l'”irreversibilità” dell’entrata dell’Ucraina nell’Alleanza Atlantica. Joe Biden, allora presidente, conferma il suo concreto aiuto all’Ucraina stanziando più di 40 miliardi di dollari. Ad agosto l’ennesima sorpresa per le truppe russe ad opera di Kiev: le forze ucraine lanciano una offensiva nella regione di Kursk, si tratta della più grande incursione di un esercito straniero sul suolo russo dall’operazione Barbarossa del 1941.

Poco dopo lo zar russo inizia ad agitare lo spettro dell’atomica annunciando un aggiornamento della dottrina militare: viene stabilito che dal mese di novembre qualsiasi attacco da parte di un Paese che non dispone di bombe atomiche ma appoggiato da uno Stato nucleare va considerato come un’aggressione congiunta contro la Federazione russa.

Nel mese dell’ elezione di Trump come 47esimo presidente Usa, la Corea del Nord invia migliaia di truppe in Russia quindi, in risposta, il presidente uscente Biden concede il via libera a Kiev per l’uso di armi a lungo raggio. La risposta di Mosca arriva il 21 novembre quando sull’Ucraina viene lanciato per la prima volta un missile balistico Oreshnik. A dicembre Biden annuncia un ulteriore stanziamento di quasi 2,5 miliardi di dollari in assistenza alla sicurezza per l’Ucraina.

2025

A gennaio di quest’anno Trump, appena insediatosi alla Casa Bianca, fa sapere di voler mettere fine alla guerra in Ucraina “il più rapidamente possibile”. A febbraio si entra nel vivo dei negoziati: Zelensky fa sapere di essere pronto a negoziare la fine della guerra a patto di ricevere garanzie di sicurezza da parte di Usa ed Ue. Intanto fa nascere nuove polemiche la richiesta del Tycoon dell’ “equivalente di 500 miliardi di dollari di terre rare” all’Ucraina come risarcimento per gli aiuti militari ricevuti dall’amministrazione Biden e per la protezione futura.

Trump sente Putin e poi Zelensky avviando trattative che escludono l’Europa. Critiche vengono sollevate dal presidente ucraino, Volodymyr Zelensky che apprende di un incontro in Arabia Saudita tra le delegazioni di Russia e Stati Uniti, guidate dai rispettivi ministri degli Esteri, Sergei Lavrov e Marco Rubio, che si incontrano a Riad. Nessuno, dice Zelensky, può discutere del futuro dell’Ucraina senza i diretti interessati e l’Unione europea. Il capo dell’Eliseo Macron allora riunisce a Parigi i vertici Ue ed i principali capi di Stato e di governo europei, più il Canada, per lavorare ad una strategia comune.

A pochi giorni dal terzo anniversario, la stragrande maggioranza dei Paesi occidentali è critica con il Tycoon – che ha usato toni durissimi nei confronti di Zelensky definendolo “dittatore” e “comico modesto” – ribadendo l’appoggio a Kiev. In risposta agli epiteti utilizzati dal tycoon, il leader ucraino esclama: “Qualcuno si sentirebbe offeso dalla parola dittatore se fosse tale. Io non lo sono. Sono il presidente legalmente eletto”.

Zelensky disponibile a dimettersi per la pace

Alla vigilia del terzo anniversario, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha dichiarato che sarebbe disposto anche a dimettersi: “Lascerei la presidenza per la pace? Sì, sarei felice, se fosse per la pace in Ucraina. Se serve che io lasci il mio posto, sono pronto a farlo e posso farlo anche in cambio dell’adesione della Nato all’Ucraina”. Oggi, giorno del terzo anno dall’ avvio dell’invasione russa, durante un vertice organizzato a Kiev, Zelensky ha chiesto una “pace vera e duratura”. Presiedendo un incontro con alcuni leader occidentali accorsi per esprimergli sostegno, il presidente ucraino ha dichiarato: “Quest’anno dovrebbe essere l’anno dell’inizio di una pace vera e duratura”. Eppure la pace sembra ancora lontana.

Nella fase attuale, in cui gli equilibri vacillano per un reale cambiamento di rotta degli Stati Uniti, i vertici europei ribadiscono di voler restare al fianco di Kiev. Ursula von der Leyen ha recentemente annunciato: “Aumenteremo le sanzioni punitive contro la Russia e stanzieremo un nuovo pacchetto di aiuti a Kiev da 3,5 miliardi di euro”, mentre il Consiglio Affari esteri di Bruxelles ha approvato il 16esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia.
“Ogni pacchetto di sanzioni priva il Cremlino dei fondi per condurre la guerra. Con i colloqui in corso per porre fine all’aggressione della Russia, dobbiamo mettere l’Ucraina nella posizione più forte possibile. Le sanzioni forniscono una leva”, ha commentato l’Alta rappresentante per gli affari esteri Kaja Kallas.

Mentre Mosca comunica di non intravedere possibilità di ripresa di dialogo con l’Europa, Kiev fa sapere che l’accordo con gli Usa sulle terre rare si troverebbe nella fase conclusiva. Su X, Olga Stefanishyna, vice prima ministra per l’integrazione europea ed euro-atlantica dell’Ucraina, ha scritto: “Ci impegniamo a completarlo rapidamente per procedere con la firma. Ci auguriamo che i leader degli Stati Uniti e dell’Ucraina lo firmino e lo approvino a Washington il prima possibile per dimostrare il nostro impegno per i decenni a venire”.

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