Fino a ieri mattina circolavano voci che Trump con alcuni dei suoi alti funzionari, tra cui il segretario di Stato Marco Rubio ed il segretario alla Difesa Pete Hegseth, stava considerando misure sull’Ucraina: tra queste la sospensione o l’annullamento degli aiuti militari americani a Kiev, compresi quelli già pagati dall’amministrazione Biden. Più tardi, poche ore dopo aver detto che il presidente ucraino stava mettendo a dura prova la sua pazienza, il tycoon aveva tuttavia fatto sapere che non si era ancora parlato della questione, ma questa notte, intorno alle 1:00 – ora italiana – Bloomberg ha riportato la notizia che gli Stati Uniti hanno di fatto sospeso tutti gli attuali aiuti militari all’Ucraina.
È stato dunque impartito al capo della difesa statunitense l’ordine di eseguire la disposizione che riguarda tutte le armi non ancora in Ucraina, comprese quelle in transito verso il paese dell’Europa orientale. Si tratterebbe, secondo fonti citate dall’agenzia, di una sospensione e non di un annullamento che al momento non conosce data di fine. Secondo quanto riportato da Bloomberg, durerà almeno fino a quando il presidente Trump non avrà accertato la buona fede dell’impegno di Kiev verso la pace.
Gli effetti dello scontro nello Studio Ovale
L’incontro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky dello scorso venerdì non ha avuto l’epilogo che il mondo attendeva e l’accordo sulle terre rare non è stato siglato.
Mai completamente convinto della firma, al punto da considerare quasi una “svendita” la cessione delle terre rare in favore dell’America, Zelensky era tornato nell’ultimo giorno di febbraio alla Casa Bianca quando ancora sperava di poter recuperare nel rapporto con gli Usa.
L’oggetto dell’accordo su “le terre rare e le altre cose” comprendeva risorse cruciali per diversi settori: da quello delle energie rinnovabili all’automotive, dall’aerospaziale alla difesa. Tra queste, depositi di alcuni tra i 17 elementi chimici classificati come terre rare ed utilizzati per la produzione di magneti necessari al funzionamento di motori elettrici e dispositivi elettronici; compresi nell’elenco anche minerali classificati come “critici” dai geologi (ovvero nickel, litio, manganesio), alcune grandi riserve di carbone, depositi di titanio ed uranio, oltre al 20% delle riserve globali di grafite.
I toni infuocati del colloquio tra i due rappresentanti hanno lasciato quasi da subito intendere che l’esito dell’incontro non sarebbe stato quello auspicato: il “mineral deal”, precedentemente concordato da Washington e Kiev dopo giorni di discussione sull’equivalente in termini di denaro degli aiuti concessi dagli Usa all’Ucraina, non si è tradotto in realtà.
Tre giorni dopo lo scontro verbale durante il colloquio alla Casa Bianca, Trump ha accusato Zelensky di non volere la pace: “Questo ragazzo non vuole che ci sia la pace finché ha il sostegno dell’America”, ha scritto su Truth mostrandosi adirato per alcune dichiarazioni di Zelensky a margine del vertice londinese. Il presidente ucraino, domenica in un briefing in lingua ucraina tenuto prima di lasciare Londra, aveva dichiarato che un accordo per porre fine alla guerra tra Ucraina e Russia “è ancora molto, molto lontano”, dicendo di aspettarsi che il sostegno americano a Kiev potesse proseguire nonostante gli screzi.
Attualmente la speranza del presidente Zelensky di “guadagnare terreno” nei rapporti con gli Stati Uniti appare quasi un’utopia. Mentre gli Usa si riavvicinano giorno dopo giorno a Mosca, Putin, tra le altre cose, starebbe riconsiderando anche il ritorno di Coca-Cola e McDonald’s nella sua capitale nonché la ripresa dei collegamenti aerei diretti tra Russia e Stati Uniti.
Secondo quanto riportato dal New York Times, Hegseth avrebbe già ordinato al Pentagono lo stop ai cyberattacchi contro la Federazione russa e gli Usa starebbero elaborando un piano per allentare le sanzioni contro Mosca; manovre che potrebbero riguardare la precisa strategia di attirare Vladimir Putin in colloqui sull’Ucraina e su nuove relazioni con gli Usa. Interpellato sul possibile allineamento tra le posizioni di Mosca e Washington (come sostenuto dal Cremlino), il 47esimo presidente Usa, riferendosi al presidente Zelensky ha dichiarato: “La Russia vuole un accordo, gli ucraini vogliono un accordo. Se non lo fa, non durerà a lungo”.
Il vertice sull’Ucraina
Dopo lo “schiaffo” nello Studio Ovale il Presidente Zelensky è risalito su un aereo per riattraversare l’Oceano e trovarsi nella capitale del Regno Unito un giorno prima dell’inizio del vertice sull’Ucraina. Le condizioni per una pace giusta e duratura hanno rappresentato l’argomento sul quale hanno discusso i leader impegnati nell’incontro tenutosi a Londra domenica 2 marzo.
Dal summit sulla guerra in Ucraina è emersa l’idea di una pace “giusta” di cui l’Europa sarebbe disposta ad assumersi “il grosso del peso”, a patto di trovare l’appoggio degli Usa.
“Abbiamo concordato”, ha spiegato il premier britannico Starmer, “che il Regno Unito, assieme alla Francia e possibilmente a uno o due altri Paesi, lavorino con l’Ucraina su un piano per mettere fine ai combattimenti da discutere poi con gli Stati Uniti. Un passo nella giusta direzione che non vuole escludere nessuno. Ma che risponde alla necessità di agire rapidamente, in modo più agile”, dando vita a “una coalizione di volenterosi”.
Starmer ha riferito che “un certo numero di Stati hanno indicato che vogliono essere parte dei piani che stiamo sviluppando”, ma non ha fatto nomi. Non è escluso che tra i Paesi che potrebbero partecipare alla coalizione, possano essere compresi gli Stati nordici che fanno parte della Jef, alleanza militare a guida britannica. Dopo il vertice, parlando lunedì alla Camera dei Comuni, Starmer ha anche fatto sapere che ci sono state “discussioni positive sulla sicurezza europea, compreso il chiaro sostegno di Trump all’articolo 5 della Nato”, quello sulla difesa collettiva. Il primo ministro Gb ha anche detto di aver “accolto con favore” quanto emerso dal “nostro dialogo, secondo cui le nostre due nazioni continueranno a lavorare insieme sulle questioni di sicurezza per una pace duratura in Ucraina”.
Gli aiuti militari all’Ucraina
Proprio nei giorni in cui il tycoon stimava in svariate centinaia di miliardi di dollari il sostegno in termini di risorse belliche a favore dell’Ucraina, il Kiel Institute conteggiava gli aiuti che l’Ucraina ha ricevuto da Usa ed Europa. Secondo il Centro di ricerca tedesco fino al 14 febbraio 2025 l’Europa aveva stanziato circa 70 miliardi di euro in aiuti finanziari ed umanitari, nonché 62 miliardi di euro in aiuti militari. 64 invece sarebbero i miliardi di euro in armi americane ed oltre 50 miliardi in stanziamenti finanziari ed umanitari.
E, proprio in queste ore, attraverso la sua piattaforma Truth, Trump sulla questione polemizza con il Vecchio Continente che a suo dire avrebbe “speso più soldi per acquistare petrolio e gas russi di quanti ne ha spesi per difendere l’Ucraina, di gran lunga!”.
Zelensky sempre pronto a dimettersi
Intanto il presidente ucraino è tornato ad invocare una pace giusta affiancata dalla necessità di garanzie di sicurezza per il suo Paese che – a suo dire – solo l’America con l’Europa sarebbero in grado di assicurare. Zelensky ha inoltre ribadito ancora di essere pronto a dimettersi in cambio dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato, ma stavolta avvertendo: “Poi comunque mi ricandiderò”.
The basic scenario is to maintain positions and create conditions for proper diplomacy to achieve the swiftest possible end to this war with a just peace. We need peace, true and honest peace – not endless war. And security guarantees are essential.
The absence of security… pic.twitter.com/fseIgc1Hdt
— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) March 3, 2025
La guerra prosegue
In questo momento storico per il conflitto Russia-Ucraina, il passaggio dalle aperture diplomatiche – prima dell’incontro alla Casa Bianca – al buio degli ultimi giorni non lascia intravedere spiragli di pace e giungono notizie allarmanti dalla guerra che da oltre 3 anni si combatte sul campo. La settimana scorsa, secondo quanto denunciato da Zelensky su Telegram, “più di 1.050 droni d’attacco, quasi 1.300 bombe aeree e più di 20 missili per distruggere città e uccidere persone” sarebbero stati lanciati dalla Russia contro l’Ucraina mentre nella mattinata di lunedì, Rbc Ukraina ha riportato la notizia che l’esercito russo aveva attaccato il campo di addestramento delle forze terrestri ucraine, nella regione di Dnipropetrovsk, utilizzando missili dotati di armi a grappolo.