È passata alla storia come una delle città maggiormente assediate dai russi dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, il 24 febbraio 2022. Il capo del Cremlino, Vladimir Putin, ne dichiarò la presa nel maggio dello stesso anno quando il battaglione Azov, rinchiuso nell’acciaieria Azovstal, si arrese dopo mesi di resistenza. Successivamente, con un referendum non riconosciuto dalla comunità internazionale, tenutosi nel settembre del 2022, è stata nei fatti inglobata all’autoproclamata Repubblica di Donesk, che la Russia considera territorio di propria influenza. Mariupol, città Sud orientale affacciata sul Mar d’Azov, prima del conflitto contava 500.000 abitanti. Oggi si presenta come spettrale, e stime più o meno ufficiali parlano di almeno 60.000 vittime (difficile verificare) dopo quasi 2 anni di conflitto. Emblema della sua distruzione è il teatro, bombardato dai russi nonostante non fosse un obiettivo militare.
Mariupol è città di contrapposizione tra due visioni. Da un lato quella dalla Russia che l’ha sempre reputata come covo di un forte nucleo di nazisti e nazionalisti, molti dei quali sarebbero andati a ingrossare le file del battaglione Azov e per questo motivo da “denazificare” e far rientrare sotto la propria sfera. Dall’altro, gli ucraini, che accusano il nemico di aver distrutto Mariupol unicamente perché intenzionata a modernizzarsi secondo standard europei. In mezzo si infila, prepotentemente, il dolore dei suoi abitanti. Sono tante le testimonianze di persone catturate dall’esercito russo, torturate, picchiate e costrette a confessare con la forza reati mai commessi soltanto per alleviare le sofferenze.
La prigionia di “Tayra’’
Che l’uomo possa diventare mefistofelico lo sa bene Yulia Payevska, detta Tayra, paramedico, catturata dai russi nel maggio 2022 a Mariupol. È lei stessa a rievocare cosa abbia subito insieme ad altri prigionieri durante la detenzione in Russia, nel corso di un evento online ribattezzato, non a caso, “Le voci di Mariupol’’ organizzato dall’associazione “I girasoli’’ e patrocinato dal Consolato Generale d’Ucraina. “I prigionieri torturati e picchiati venivano lasciati moribondi – ricorda Yulia – Accanto alla mia stanza, dove ero rinchiusa, c’erano due ragazzi, uno di questi ci ha messo 6 giorni a morire. In quell’agonia urlava spesso per essere aiutato e la sua voce diventava sempre più flebile per le sue condizioni, finchè non è morto. Non potevamo chiedere di vedere dei medici perché se i prigionieri li invocavano, venivano picchiati di nuovo dai russi’’.
Con non poca difficoltà e omettendo comunque dei dettagli agghiaccianti Tayra, che con una telecamera riprendeva l’assedio di Mariupol prima di essere bloccata e arrestata dall’esercito russo, descrive quanto subito da decine e decine di vittime della ferocia dei carcerieri. “Tutti quelli considerati pro Ucraina e che non erano stati abbindolati dalla propaganda degli invasori, secondo la quale Mariupol dovesse essere denazificata, venivano fatto oggetto di violenze fisiche e torture fisiche e psicologiche inenarrabili: una cosa da Medioevo e non da ventunesimo secolo. A qualcuno sono stati strappati occhi, tagliate gambe o braccia. I russi, quando a marzo del 2022 mi catturarono, mi torturarono subito allo scopo di estorcermi delle confessioni di crimini di cui non sapevo nulla, rimproverandomi di essere filonazista e simpatizzante del battaglione Azov, considerato nazionalista’’.
Le accuse a Yulia avevano dell’assurdo. “Ai medici e paramedici come me l’esercito russo ci imputava addirittura il traffico di organi oltre a omicidi intenzionali. In realtà non sapevano nemmeno che il trapianto degli organi né tantomeno la loro vendita in quelle condizioni di guerra non è mai possibile”. Nel giugno del 2022, poi, la fine dell’incubo: Yulia Payevska torna libera nell’ambito di uno scambio di prigionieri tra russi e ucraini. Ad annunciare la liberazione del paramedico fu addirittura il presidente Volodymyr Zelensky ricordando l’attivismo di Tayra nel raccontare l’assedio di Mariupol e la sofferenza della sua gente. “Nonostante tutto – si compiace Tayra – sono stata fortunata perché ho ancora il corpo integro. Altri non possono dire lo stesso’’.
Lo shock per lo scoppio della guerra
L’invasione dell’Ucraina, il 24 febbraio 2022, lasciò il mondo intero senza parole. Nemmeno gli ucraini – compresi molti di quelli residenti nella parte Est, considerata più affine allo spirito russo – pensavano potesse accadere davvero e che i vicini fossero arrivati non per sostenerli nella cosiddetta demilitarizzazione ma per devastare Mariupol e le altre città ucraine uccidendo centinaia di migliaia di persone. L’effetto sorpresa ha accresciuto il numero di civili andati incontro alla morte anche nella propria città. E l’esperienza sul campo, da paramedico, di Yulia Payevska, già attiva durante le rivolte di Maidan del 2014-2015 come volontaria in un reparto chiamato “gli angeli di Tayra”, aiuta a capire il perché.
“Il 24 febbraio 2022 alle 4 del mattino ho sentito delle esplosioni. Mi sono resa conto che erano stati colpiti edifici civili nei quartieri residenziali, non obiettivi militari’’. Subito dopo, aggiunge Yulia, “sono andata in ospedale per assistere i feriti percorrendo strade già devastate dai bombardamenti, sia dal cielo aerei che dal mare, rendendomi subito conto di un flusso ininterrotto di persone sia civili che militari. Il flusso enorme era legato anche al fatto che i civili non sapessero come comportarsi, non avevano capito che dovevano andare nei rifugi. Non si aspettavano quell’inferno. Molti bambini, soprattutto neonati, sono rimasti orfani, o a causa della morte dei loro genitori o dell’incertezza su dove fossero finiti. Nel frattempo, i farmaci salvavita scarseggiavano e si dormiva 3 ore a notte visto che c’erano i bombardamenti a tappeto’’. Successivamente, consapevoli dello scoppio della guerra (arrivato al secondo giro di boa), i civili di Mariupol sono riusciti a porre argini costruendo fortezze e andando con più velocità nei rifugi.
La Payevska fa un passaggio importante proprio sulla confusione di quei terribili momenti in cui tutto è cambiato. “Molti cittadini – dice – avevano ascoltato la propaganda dei russi che in teoria stavano arrivando per liberarli dai nazisti. Nessuno pensava che l’esercito mandato da Putin volesse uccidere i civili e colpire indiscriminatamente le abitazioni. Capito lo scenario, anche quelli che ritenevano la Russia ancora un Paese amico si sono dovuti ricredere’’. La distruzione del teatro di Mariupol viene considerato uno dei crimini peggiori commessi dai russi, quasi al pari delle uccisioni sommarie denunciate da più parti, le fosse comuni, le sevizie a Bucha o Irpin.
“I russi – aggiunge Yulia Payevska – si sono accaniti anche sul teatro di Mariupol, non un obiettivo militare, e anche nel reparto maternità dell’ospedale. Una puerpera è stata portata in giro dai russi e costretta a dire quello che loro volevano per evitare ripercussioni sul figlio. E poi confiscavano gli averi di chi fuggiva. Chi sono i veri nazisti?’’, si domanda retoricamente Tayra.
Le testimonianze di Evgeny e Oksana
Evgeny Sosnovky, fotografo digitale, e Oksana Stamina, autrice de “Lettere non spedite’’ (Gilgamesh Edizioni, 2023), sono altri due testimoni degli orrori a Mariupol intervenuti alla call online organizzata dall’associazione “I girasoli’’. Il fotografo, che ha lasciato la città il 30 aprile 2022, dice: “Mariupol era una città dove si tenevano tanti concorsi musicali, teatrali. Guardava al futuro e all’Europa. Questo alla Russia non è mai andato giù e ha mascherato la volontà di annetterla a sé e di distruggerla con l’obiettivo di denazificarla’’.
Oksana Stamina rivolge un pensiero ai bambini: “Ho letto i diari di molti di loro e riprovo lo stesso dolore della prima volta’’. L’autrice chiede: “Cosa servono agli europei le bugie dei russi e della loro propaganda? Un docente in un liceo italiano una volta mi disse che voleva sentire anche l’altra campana, cioè quella dei russi. Voleva sentire le parole di quelli che a Mariupol hanno portato dei forni crematori mobili per nascondere le uccisioni e gli schermi per indottrinare i sopravvissuti facendo breccia nella loro mente?’’. Per Stamina, “quello che hanno fatto i russi a Mariupol è un genocidio, non permettendo nemmeno alla gente di scappare’’.
Il console ucraino: “Attenzione alla propaganda russa in Italia”
Dalla sua prospettiva di diplomatico, Maksym Kovalenko, Console Generale d’Ucraina in Italia, ravvisa un ulteriore pericolo: quello della propaganda russa per giustificare la guerra. “La mentalità del popolo russo è piena di bugie – afferma intervenendo anch’egli all’evento online “Le voci di Mariupol” – I valori universali sono diversi da quelli europei e ucraini’’. Secondo, viste anche le polemiche sull’iniziativa a Modena di associazioni filorusse incentrate anche su una presunta ricostruzione di Mariupol da parte della Russia, un Paese come l’Italia “è vulnerabile alla propaganda russa come sulla Mariupol ricostruita”. Il “sostrato è pieno di nazismo russo. La loro idea è quella neo imperialista, basandosi sulla convinzione che se i russi mettono piede su un territorio, credono di avere il diritto a starci e a comandare’’.
Il console generale d’Ucraina fa un riferimento concreto al devastante terremoto di Messina del 1908. “Dopo quel sisma una nave russa arrivò per aiutare la popolazione, e per questo motivo l’hanno reputata una loro città. I profughi ucraini in Italia pensavano di poter stare tranquilli, invece sono costretti a vedere che qui ci sono eventi che celebrano i russi, proprio quelli colpevoli di aver generato un numero così enorme di profughi (oltre 185.000 in Italia, ndr.). I russi giocano molto sul concetto della pace, cosa che in Italia fa breccia’’, accusa infine il console Kovalenko.
L’appello contro la propaganda pro Russia
Che gli ucraini attualmente in Italia siano preoccupati che la propaganda pro Russia possa dilagare, lo dimostra anche la recente lettera inviata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e firmata da 32 rappresentanti di associazioni che si preoccupano delle istanze dei cittadini del Paese invaso oramai 23 mesi fa e riunito nel Coordinamento Unitario delle associazioni degli ucraini in Italia. “Signor Presidente, Cari italiani – è la missiva – Con grande rammarico scriviamo questa lettera. Noi, i membri del Coordinamento Unitario delle associazioni degli ucraini in Italia, che raggruppa 32 associazioni, essendo i rappresentanti delle comunità degli ucraini, non possiamo tacere. Noi, che ogni giorno vediamo gli occhi delle madri ucraine che hanno portato i figli in salvo rifugiandosi in Italia e delle madri che lavorando in Italia prima della guerra e che hanno lo sguardo spento dalle lacrime e pieni delle preghiere per i figli che oggi hanno dovuto combattere contro l’aggressore. Noi che ormai da 23 mesi ogni giorno viviamo la guerra, chiediamo comprendere i nostri sentimenti verso la Federazione Russa che ufficialmente è il paese-aggressore, è lo Stato sostenitore del terrorismo, di cui il presidente è ricercato dalla Corte Penale Internazionale per i crimini contro l’umanità’’.
Poi l’ammonimento agli italiani e al Capo dello Stato Mattarella, chiedendo attenzione sulla propaganda a favore della Russia in Italia: “Immaginiamo che non siate al corrente che in Italia in varie città sulla vasta scala nazionale la propaganda russa, coinvolgendo i suoi collaboratori italiani, seppellendo la memoria storica della Resistenza italiana, organizza la presentazione, diversi incontri, le mostre e conferenze’’. Ecco dunque la richiesta. “Vi chiediamo di riflettere e non prestarsi agli sporchi giochi della propaganda filorussa, che cerca di contaminare l’opinione pubblica di un paese libero e democratico che è saldamente al fianco del popolo martoriato ucraino’’.