Fonte foto: Medici Senza Frontiere

È stato un lunedì nero sul fronte sbarchi. Due le tragedie consumatesi nel Mar Mediterraneo in questo inizio settimana:una sulla rotta del Mediterraneo orientale, con decine di dispersi, ed un’altra nel Mediterraneo centrale con i sopravvissuti sbarcati a Lampedusa.

A circa cento miglia dalla costa della Calabria si è ribaltata una barca a vela sulla quale viaggiavano tra 50 e 60 migranti partiti nei giorni scorsi dalla Turchia. A Roccella Jonica sono stati trasferiti 12 migranti superstiti tra le persone di nazionalità irachena, siriana e iraniana che erano sull’imbarcazione.

Immediato il commento di Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria che ha dichiarato: “Quelle che stiamo vivendo sono ore di grande angoscia per tutta la Regione, ore che ci riportano alla mente il dramma immane che abbiamo vissuto a Cutro poco più di un anno fa. Ringrazio i soccorritori che hanno prontamente prestato supporto ai superstiti giunti a Roccella Jonica, e prego per la donna tragicamente deceduta nel tentativo di salvarsi. La tratta turca, dalla quale sembra arrivassero questi migranti, è stata troppo spesso sottovalutata in questi anni, servirebbe invece una maggiore attenzione da parte dell’Europa e dei governi nazionali. I nostri mari dovrebbero risplendere di vita e di speranza, e non trasformarsi periodicamente in immensi cimiteri”.

Sarebbero originari invece del Bangladesh, del Pakistan, dell’Egitto e della Siria ed hanno pagato circa 3.500 dollari pro capite gli occupanti dell’imbarcazione che nella giornata di ieri – lunedì – è stata soccorsa dalla nave Nadir al largo della Libia ed a sud dell’isola di Lampedusa. A darne notizia è stata la ong Resqship, sui suoi profili social. 51 delle persone a bordo – tra queste una donna ed un minore – sono state tratte in salvo, per altre 10 i soccorsi sono purtroppo arrivati tardi: i cadaveri sono stati trovati nello scafo della barca in legno. “A bordo – ha spiegato la ong Resqship – c’erano 61 migranti: 51 sono stati evacuati, due dei quali privi di sensi (il team della ong è intervenuto anche con un’ascia per rompere la “pancia” dello scafo ed entrare all’interno del barcone). Altri 10 sono stati trovati senza vita nel ponte inferiore della barca. Il salvataggio è arrivato troppo tardi”.

I salvataggi dell’8 giugno e l’allarme di Msf

Appena dieci giorni fa la nave Geo Barents della Ong Medici senza frontiere recuperava i corpi senza vita di undici persone al largo delle coste libiche.
Dopo aver effettuato due operazioni di soccorso di un barchino e di un gommone con a bordo 109 persone, Geo Barents individuava in mare i corpi senza vita di 11 persone grazie al supporto dell’aereo di Sea watch. Quei corpi erano in mare da molti giorni, vittime di un naufragio di cui non si sa nulla, come ha spiegato Fulvia Conte, coordinatrice dei soccorsi di Msf: “Loro, come migliaia di persone solo quest’anno, sono vittime di scelte politiche dei confini dell’Europa e la mancanza di passaggi sicuri per fuggire da situazioni di guerra, povertà, detenzione e dalla situazione in Libia. Mentre recuperavamo i corpi in alto stato di decomposizione fra cui alcune donne, un altro dei gommoni Geo Barents stava effettuando il salvataggio di un barchino in difficoltà. Non è un’emergenza di cui non si sa nulla, non prevedibile, le persone cercheranno sempre di trovare una vita sicura e ci dovrebbero essere canali legali per fuggire da situazioni assolutamente inumane”, ha commentato la coordinatrice di Msf.

Inchiesta della Bbc

Intanto fa discutere, sullo stesso argomento, la nuova inchiesta della Bbc i cui particolari sono stati resi noti nelle ultime ore. Durissime le accuse che emergono dallo studio che attraverso diverse testimonianze punta il dito contro la guardia costiera greca. Secondo la Bbc, la guardia costiera greca avrebbe causato la morte di dozzine di migranti nel Mediterraneo in tre anni.
L’analisi riguarderebbe, nello specifico, 15 incidenti verificatisi tra maggio 2020 e maggio 2023 che hanno provocato 43 morti. Delle oltre 40 persone che si presume siano morte per essere state costrette a lasciare le acque territoriali greche, secondo alcune testimonianze raccolte dall’emittente, 9 sarebbero state gettate in mare.

Nell’analisi la Bbc spiega come verificare i resoconti emersi dalle testimonianze risulti spesso estremamente difficile poichè sovente i testimoni scompaiono o hanno troppa paura per parlare apertamente. Tuttavia, in almeno quattro di questi casi i resoconti sono stati appurati parlando con testimoni oculari. In almeno cinque incidenti, i migranti avrebbero affermato di essere stati gettati direttamente in mare dalle autorità greche. In quattro di questi casi hanno spiegato come, sbarcati sulle isole greche, una volta a terra, sarebbero stati braccati. In altri casi, invece, i migranti hanno affermato di essere stati caricati su zattere gonfiabili senza motore che poi si erano sgonfiate o sembravano essere state forate.

Il governo greco è da tempo accusato di rimpatri forzati, ovvero di respingimenti di persone verso il luogo dal quale provenivano, pratica illegale secondo il diritto internazionale, ma è la prima volta che in un’inchiesta si calcola il numero di incidenti in cui si ritiene che le vittime siano morte per le azioni della guardia costiera greca. Interpellata dalla Bbc, la guardia costiera ellenica ha respinto ogni accusa di attività illegali: “Abbiamo presentato – si legge sul sito della più antica emittente del mondo – i risultati della nostra indagine alla guardia costiera greca. Ha risposto che il proprio personale ha lavorato instancabilmente e con la massima professionalità, un forte senso di responsabilità e rispetto per la vita umana e i diritti fondamentali, nel pieno rispetto degli obblighi internazionali del paese”.

920 morti nel Mediterraneo da inizio anno

L’emergenza sbarchi a Lampedusa non conosce tregua. Solo nella notte tra domenica e lunedì 173 migranti sono arrivati sull’isola su tre imbarcazioni individuate e soccorse dalle motovedette di Guardia di finanza e Guardia costiera. Sulla prima imbarcazione, viaggiavano 103 persone, tra cui 3 minori, di nazionalità bengalese, sudanese, siriana ed egiziana che ai soccorritori hanno detto di essere partiti dal porto di Zawia, in Libia. Dalla stessa località sarebbero salpate – su una barca lunga sei metri – 27 persone, tra cui due minori e quattro donne. L’imbarcazione di nove metri sulla quale hanno viaggiato le altre 43 persone – provenienti da Bangladesh ed Egitto – sarebbe invece partita da Gasr Garabulli, sempre in Libia. Solo dall’inizio di quest’anno nel Mediterraneo sono già 920 i morti ed i dispersi, più di 5 persone al giorno. Quella che si conferma essere la rotta che conta più vittime dal 2014 ha fatto registrare 29.800 morti.

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