Una pericolosa escalation delle ostilità in Medioriente è la conseguenza che si teme dopo l’uccisione del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, colpito mercoledì 31 luglio in un attacco a Teheran, in Iran. Haniyeh, 60 anni, risiedeva a Doha, in Qatar, ma il 30 luglio era in Iran per partecipare alla cerimonia d’insediamento del neo presidente dell’Iran, Massoud Pezeshkian. Khalil Al-Hayya, un alto funzionario di Hamas, il gruppo radicale palestinese che governa la Striscia di Gaza, ha dichiarato in una conferenza stampa che un missile ha colpito Haniyeh “direttamente”.

“Il nostro fratello, il leader, il mujahid Ismail Haniyeh, il capo del movimento, è morto in un attacco sionista contro la sua residenza a Teheran, dopo aver partecipato all’inaugurazione del nuovo presidente iraniano Massoud Pezeshkian”, ha scritto Hamas in un comunicato nell’annunciare l’accaduto. L’ala armata di Hamas ha affermato che la morte di Haniyeh, “porterà la battaglia a nuove dimensioni” e avrà gravi ripercussioni.

La Guida Suprema dell’Iran, Ali Khamenei, che è la più importante figura politica e religiosa del Paese, ha affermato che “Israele ha fornito motivi per ricevere una dura punizione. Vendicare l’uccisione di Haniyeh ora è il dovere di Teheran”. L’Iran è un alleato di Hamas e di Hezbollah in Libano.

Israele finora non ha commentato. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, però, nell’affermare che negli ultimi giorni il suo Paese ha inferto “colpi devastanti” ai suoi nemici, ha avvertito gli israeliani che “li attendono giorni difficili”. “Siamo preparati a qualsiasi scenario e resteremo uniti e determinati”, ha dichiarato in un discorso alla televisione.

L’assassinio di Haniyeh è avvenuto all’indomani dell’uccisione, nella periferia meridionale di Beirut, di Fuad Shukr, comandante di Hezbollah, l’organizzazione politico-militare sciita libanese. Il suo corpo è stato trovato tra le macerie di un edificio residenziale colpito. Israele accusava Shukr dell’attacco missilistico che sabato 27 luglio ha ucciso 12 persone sulle alture del Golan occupate da Israele. Ma Hezbollah ha negato qualsiasi coinvolgimento.

Chi era Ismail Haniyeh

Ismail Haniyeh era con Hamas dal 1987 e nel 2006 era diventato primo ministro dell’Autorità palestinese con la vittoria a sorpresa del suo movimento alle elezioni legislative. Eletto capo di Hamas nel 2017, aveva preso il posto di Khaled Meshal, e viveva in esilio volontario in Qatar.

Oggi, i suoi funerali all’università di Teheran, in Iran. In migliaia hanno partecipato al suo corteo funebre. A guidare le preghiere prima della sepoltura c’era l’ayatollah Ali Khamenei, la Guida suprema dell’Iran.

Ai funerali anche il presidente iraniano Massoud Pezeshkian, eletto all’inizio del mese, e una delegazione di alti funzionari di Hamas.

L’accusa agli Stati Uniti

Il 30 luglio, nel suo discorso inaugurale, Masoud Pezeshkian, nel denunciare i “crimini” di Israele nel territorio palestinese, riferendosi agli Stati Uniti aveva dichiarato: “Chi fornisce le armi che uccidono i bambini a Gaza non può dare lezioni di umanità e tolleranza agli altri”.  Dopo la morte Haniye, il presidente del parlamento iraniano, Mohammad Bagher Ghalibaf, ha accusato gli Stati Uniti di aver coordinato con Israele la sua uccisione. Il capo di Hamas era un attore importante nei negoziati per il cessate il fuoco a Gaza. La sua uccisione, quindi, potrebbe avere anche ripercussioni sugli sforzi in atto per ottenere la fine della guerra nella Striscia.

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