Sono trascorsi dieci mesi e mezzo dall’inizio del conflitto in Medio Oriente ed in questa fase gli occhi del mondo sono tutti puntati su quanto emergerà all’esito dei colloqui per i negoziati in corso in queste ore. Una tregua potrebbe essere vicina.

Contrariamente a quanto si era temuto, i colloqui per l’accordo tra Israele e Hamas non sono affatto ad un punto morto: da alcune ore il team negoziale al completo guidato dal capo del Mossad, David Barnea, con i vertici degli Usa e i diplomatici qatarioti, è al Cairo. Mentre sul campo proseguono i combattimenti, i rappresentanti di Israele, Egitto, Usa e Qatar lavorano per il cessate il fuoco e per un compromesso sui corridoi Filadelfia e Netzarim, che avevano portato allo stallo precedente delle trattative.

Hamas avrebbe adesso aperto alla presenza di forze internazionali sulle due lingue di terra – i corridoi Filadelfia e Netzarim, che Israele vorrebbe tenere fuori dalle trattative e dove mirerebbe a mantenere le sue truppe – secondo quanto affermano fonti egiziane citate dall’emittente israeliana Channel 12.

Il quotidiano qatariota Al-Araby Al-Jadeed, citato da Times of Israel, riferisce che la delegazione d’Israele al Cairo per i colloqui sul cessate il fuoco ed il rilascio degli ostaggi starebbe presentando una nuova proposta per un accordo sul corridoio Philadelphia, che prevederebbe il dispiegamento permanente di una missione di monitoraggio delle Nazioni Unite al confine tra Gaza e l’Egitto. La gestione di questo pezzo di confine ha sempre rappresentato uno dei punti maggiormente critici nei negoziati. Fino a ieri mattina il Primo Ministro israeliano, Netanyahu, aveva categoricamente escluso il ritiro delle forze israeliane dal corridoio Filadelfia e l’ipotesi di una forza multinazionale lungo i 14 chilometri che collegano Gaza all’Egitto, per questo motivo lo spiraglio che si intravede lascerebbe ben sperare. Ieri sera, secondo fonti egiziane, Hamas avrebbe comunicato di essere disponibile ad un compromesso che consideri la presenza di forze internazionali lungo questo spazio conteso.

L’altra questione delicata al tavolo dei negoziati resta quella degli ostaggi: procedono le trattative per la liberazione in cambio della scarcerazione di un gruppo di detenuti palestinesi. Gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas dovrebbero essere 109.
Fonti egiziane citate dall’emittente israeliana Channel 12 riferiscono che Hamas sarebbe pronta ad accettare il veto israeliano sui nomi di 50 prigionieri palestinesi da rilasciare in cambio degli ostaggi. La lista dei prigionieri, che Israele non rilascia perché considerati estremamente pericolosi nonché colpevoli di gravi reati, attualmente conterebbe 65 nomi.

A seguito del recente ritrovamento dei resti di 6 ostaggi israeliani dopo un’operazione complessa compiuta a Khan Yunis, è esplosa la rabbia dei familiari che ogni sera si radunano da mesi lungo Begin Road, di fronte all’ingresso della Kirya, il ministero della Difesa israeliano. Molti di questi hanno già annunciato che non parteciperanno alle commemorazioni ufficiali del 7 ottobre in preparazione, non credono che il governo stia facendo abbastanza per riportare a casa – vivi o morti – gli israeliani ancora a Gaza.
Sui resti di alcuni ostaggi recuperati dall’Idf nella Striscia sarebbero stati trovati proiettili, circostanza che induce i militari a ipotizzare siano stati assassinati da Hamas durante la prigionia, secondo i media israeliani.

Intanto la preoccupazione per la vendetta iraniana all’assassinio a Teheran – che Israele non conferma né smentisce – del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, cresce. Israele si prepara alla rappresaglia mentre i funzionari della Missione permanente dell’Iran presso le Nazioni Unite a New York fanno sapere che la risposta ci sarà e “avverrà in un momento di massima sorpresa”.

Un nuovo incubo a Gaza

Nella Striscia, dove le condizioni sanitarie sono già al collasso, è tornato l’incubo della poliomelite. “Dopo 25 anni il virus è stato rilevato in campioni di acque reflue a Khan Younis e Deir al-Balah”, secondo quanto dichiarato dal segretario generale Onu Antonio Guterres.

Oms ed Unicef chiedono a tutte le parti coinvolte nel conflitto di attuare le pause umanitarie nella Striscia di Gaza per consentire lo svolgimento di due cicli di campagne di vaccinazione antipolio. Le due agenzie Onu, in un comunicato reso noto dall’Oms a Ginevra, invocano la pausa necessaria a vaccinare più di 640.000 bambini di età inferiore ai dieci anni e prevenire la diffusione della variante circolante del poliovirus di tipo 2.

Secondo quanto riportato dal ministero della Sanità del governo di Hamas nella Striscia di Gaza, sarebbero allo stato 40.265 le vittime nel territorio palestinese dall’inizio della guerra con Israele, 93.144 le persone rimaste ferite dal 7 ottobre.

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