“Noi la crisi non la paghiamo”, lo hanno urlato incessantemente. Lo hanno scritto sugli striscioni, sui cartelloni. A Napoli si continua a manifestare contro le misure restrittive imposte da governo e regione per frenare il contagio da Covid-19. Ieri sera alla rotonda Diaz erano in un centinaio in sit-in. Una piazza per lo più affollata dai centri sociali, per i quali “il decreto Ristori non ristora proprio niente”. “Pensano davvero – affermano – che una manciata di briciole serva a dare una risposta a una città con un disagio storico? Ci vogliono misure economiche straordinarie per la Campania, non per il prossimo lockdown, ma per quello che già c’è stato”. “Un altro lockdown non lo facciamo”, è il grido unanime che si è levato dalla protesta. “Noi non vogliamo pagare la crisi che avete creato voi”, tuona poi un manifestante.
Ostile, sin dall’arrivo, l’atteggiamento di alcuni manifestanti nei confronti della stampa presente. Sopraggiunti in gruppo tra cori da stadio e intimando ai giornalisti di spegnere le videocamere e di allontanarsi, hanno illuminato il buio della rotonda con bengala, acceso fumogeni ed esploso botti, mentre si susseguivano gli interventi al microfono. Con insulti e minacce si sono scagliati contro i giornalisti che seguivano la protesta quando, lasciando la rotonda, si sono avviati in corteo in direzione Mergellina. “Bastardi”, “Terroristi”, imprecavano. “Questa è fame, non è camorra”, gridavano. “Non vi muovete, altrimenti vi vengo addosso”, “Noi sappiamo dove lavorate”, queste alcune delle minacce proferite mentre si allontanavano.
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