Dopo il primo tentativo fallito dello scorso 3 gennaio, l’ex presidente della Corea del Sud, Yoon Suk Yeol, è stato arrestato nella mattinata a Seul. Le forze di polizia hanno comunque dovuto faticare, impiegandoci circa cinque ore per fermarlo. Yoon, 64 anni, è accusato di insurrezione dopo che lo scorso 3 dicembre aveva imposto la legge marziale, e per questo era stato messo sotto accusa dal Parlamento e sospeso dal suo incarico.

“Ho deciso di comparire davanti al CIO (l’Ufficio investigativo antcorruzione, ndr), nonostante si tratti di un’indagine illegale, per evitare qualsiasi sgradevole spargimento di sangue”, ha affermato Yoon in un video diffuso poco prima del suo arresto, aggiungendo di aver visto le forze di polizia invadere il perimetro di sicurezza della sua casa con attrezzature antincendio.


Per catturare Yoon è stato necessario impiegare una squadra più numerosa di agenti. Per fare irruzione nella sua residenza le forze di polizia hanno dovuto usare delle scale per scavalcare una barricata di autobus che ne bloccava l’ingresso e altri arnesi utili per tagliare il filo spinato che la circondava.

Gli inquirenti ora potranno trattenere Yoon fino a 48 ore dal momento dell’arresto, poi avranno bisogno di un nuovo mandato con cui sarà possibile bloccarlo fino al processo, altrimenti, se non sarà concesso, dovranno rilasciarlo. Durante l’interrogatorio di Yoon, all’esterno degli ufficio del CIO i suoi sostenitori hanno continuato con le proteste iniziate davanti alla sua abitazione prima dell’alba, dove a radunarsi sono arrivati anche i contestatori dell’ex presidente, che hanno esultato e festeggiato alla notizia dell’arresto. Un’immagine di contrapposizione che riflette la divisione nel Paese tra conservatori e progressisti.

Questo arresto “è il primo passo verso il ripristino dell’ordine costituzionale, della democrazia e dello stato di diritto”, ha affermato il leader del Partito Democratico all’opposizione, Park Chan-dae. Con la dichiarazione della legge marziale del 3 dicembre la Corea del Sud era piombata nel caos. Molti parlamentari si misero a scavalcare le recinzioni per entrare nell’Assemblea nazionale e votare contro l’ordinanza. Yoon disse che voleva proteggere il Paese dalle forze “anti-stato” che simpatizzavano con la Corea del Nord, ma chi lo contesta sostiene che a spingerlo fossero stati i suoi problemi politicil, iniziati con le le elezioni di aprile, vinte dall’opposizione: Yoon era costretto a governare senza avere una maggioranza in parlamento.

Il Paese è attualmente guidato dal ministro delle Finanze Choi Sang-mok, come presidente ad interim, che è salito al potere dopo che il primo presidente ad interim, Han Duck-soo, è stato messo sotto accusa dal Parlamento, dove è praticamente l’opposizione a decidere. Per giovedì, intanto, è prevista l’udienza del processo avviato dalla Corte Costituzionale con la procedura di impeachment per decidere sull’incostituzionalità della legge marziale e quindi se Yoon debba essere rimosso definitivamente dall’incarico.

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