Dopo il sì della Camera, arriva l’approvazione al Senato con 38 voti a favore, 29 contrari e un astenuto. In Argentina passa il disegno di legge che legalizza l’aborto. Sarà ora possibile interrompere la gestazione entro le prime 14 settimane.
Prima della nuova legge, nel Paese era consentito sospendere volontariamente la gravidanza solo se avesse messo in pericolo di vita della donna o in caso di stupro. Molte donne, rischiando il carcere e la salute, ricorrevano all’aborto clandestino.
Dopo anni di lotte dei collettivi femministi, che si sono uniti nel movimento dei “fazzoletti verdi”, arriva la legalizzazione dell’aborto. L’Argentina diventa il terzo Paese nel Sud America a permetterlo, dopo la Guyana, dove è consentito dal 1995, e l’Uruguay, che ha depenalizzato la pratica nel 2012.
“L’aborto sicuro, legale e gratuito è legge”, ha esordito su Twitter il presidente dell’Argentina, Alberto Fernandez.
El aborto seguro, legal y gratuito es ley.
A ello me comprometí que fuera en los días de campaña electoral.
Hoy somos una sociedad mejor que amplía derechos a las mujeres y garantiza la salud pública.
Recuperar el valor de la palabra empeñada. Compromiso de la política. pic.twitter.com/cZRy179Zrj— Alberto Fernández (@alferdez) December 30, 2020
Stando al dato fornito dal presidente argentino, sono almeno 3mila le donne morte per aborto clandestino dal 1983, anno di ritorno della democrazia.
“Mi sento incredibilmente orgogliosa di ciò che siamo stati in grado di ottenere. Questo è un momento storico per il Paese, senza subbio”, ha detto al The Guadian Giselle Carino, femminista attivista, capo della Planned Parenthood Federation. “Mostra come, nonostante tutti gli ostacoli, il cambiamento e il progresso sono possibili. Le donne argentine e ciò che sta succedendo qui ora avranno un enorme impatto nel Paese e nel mondo”, ha poi aggiunto.
L’auspicio, per i favorevoli, è che lo stesso risultato possa essere ottenuto in altre zone del Sud America dove l’aborto non è ancora legale. Nel popoloso Brasile per esempio, dove le attiviste stanno aspettando che la Corte Suprema si esprima su un ricorso per ottenerne la depenalizzazione.
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