È dall’inizio del 2020 che il Covid si è abbattuto sulle nostre vite e ci ha costretto a stravolgere la routine. Divieti, spostamenti limitati, scuola in digitale, sport ridotto a poche attività, vita sociale annullata. Gli effetti di questo cambiamento di abitudini si vedono anche sui numeri dei reati on line. Particolarmente esposti i ragazzi, che potendo uscire di meno e dovendo spesso seguire lezioni a distanza davanti a un computer o a un tablet, finiscono per passare più tempo sul web.
I dati dalla Polizia postale
Dal bilancio annuale della Polizia postale emerge un dato allarmante: nel 2020 si è registrato un incremento di circa il 110% rispetto al 2019 dei reati relativi allo sfruttamento sessuale dei minori online e dell’adescamento di minori online. Per questi crimini la Polizia postale nell’anno che si è appena chiuso ha eseguito 69 arresti e denunciato 1.192 persone.
Le attività di prevenzione e contrasto
Proprio in considerazione della particolare fase che stiamo vivendo a causa della diffusione del Covid-19, per scongiurare l’aumento dello sfruttamento sessuale dei minori on line, dall’inizio della pandemia si è provveduto a intensificare i controlli sulla rete . “È stato svolto – comunica la Polizia postale – un lavoro di valutazione settimanale dei dati relativi alla vittimizzazione dei bambini e dei ragazzi in rete, al fine di monitorare la minaccia cibernetica in un momento di fragilità emotiva nazionale”.
I controlli sono stati estesi anche alle app di messaggistica istantanea (come Whatsapp e Telegram), dove può capitare che malintenzionati effettuino accessi non autorizzati e che si trovino gruppi dediti ai traffici pedopornografici.
Oltre a potenziare questo tipo di attività di monitoraggio, si è puntato anche a rafforzare una cooperazione nelle investigazioni a livello internazionale e si è innalzato, quando possibile, il livello di collaborazione con i social network più diffusi in Italia, in un’ottica di sinergia nella lotta all’utilizzo improprio del web.
Per contrastare e prevenire questo tipo di reati, la Polizia postale ha poi provveduto ad aumentare il suo impegno nell’individuazione di un numero sempre crescente di siti internet contenenti materiale pedopornografico.
L’attività di prevenzione svolta attraverso tali attività di monitoraggio della rete, ha portato a visionare 33.681 siti, di cui 2.446 inseriti in black list e oscurati in quanto presentavano contenuti pedopornografici.
Nonostante gli sforzi, i numeri sono aumentati notevolmente rispetto al 2019. Risulta evidente dalla tabella elaborata dalla Polizia postale nel suo resoconto di fine anno:
C.N.C.P.O. | 2019 | 2020 | Incremento
% |
Casi trattati | 1396 | 3.243 | + 132,30 % |
Persone indagate | 617 | 1192 | + 93.19 % |
Arrestati | 37 | 69 | + 86.48 % |
Perquisizioni | 510 | 757 | + 48.43 % |
Gb di materiale sequestrato | 127.269 | 215.091 | + 69.00 % |
Le inchieste più significative del 2020
Diverse le indagini avviate nel 2020 dal Centro nazionale di contrasto alla pedopornografia online del servizio Polizia postale (Cncpo) per reati di sfruttamento sessuale dei minori. Tra le 14 inchieste più significative vi è l’ultima salita alla ribalta della cronaca, l’operazione “Luna Park, che ha consentito, dopo due anni di indagini “sotto copertura” nel web, di identificare 432 utenti che attraverso applicazioni di messaggistica istantanea scambiavano foto e video pedopornografici, anche di neonati. Individuati 159 gruppi , 16 erano delle vere e proprie associazioni per delinquere, composte da promotori, organizzatori e partecipanti con ruoli e compiti ben definiti. Sono 81 gli italiani identificati e 351 gli utenti stranieri coinvolti nell’indagine, alcuni dei quali tratti in arresto nei loro Paesi di origine, nell’ambito della cooperazione internazionale di polizia attivata dal Cncpo.
Un’altra delicata operazione ha tratto origine da un filmato pubblicato in diretta su una piattaforma gratuita di streaming, in cui un uomo abusava di una neonata. Era un nonno che abusava della sua nipotina quando la mamma della piccola (sua figlia) era assente. Nei suoi confronti è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Durante la perquisizione sono stati rinvenuti decine di migliaia di file pedopornografici raffiguranti minori, anche in tenerissima età.
Un altro caso eclatante scoperchiato è quello di due mamme e un papà che abusavano sistematicamente delle proprie figlie e diffondevano online le immagini delle violenze. Sono stati arrestati nell’ambito dell’operazione “dark ladies”, e le due bambine sono state affidate ai servizi sociali e condotte in luoghi sicuri. Le investigazioni anche in questo caso sono state condotte su gruppi di messaggistica istantanea a “tema pedofilo”.
Ha portato all’esecuzione di 21 perquisizioni su tutto il territorio nazionale l’operazione “pay to see”. L’indagine è scaturita dalla denuncia di un genitore che sul cellulare della figlia adolescente aveva trovato una chat con un listino prezzi per prestazioni sessuali online. Le tariffe si differenziavano a seconda delle richieste. Per il “sexchat 45 minuti in cui faccio da schiava” bisognava pagare 30 euro. La Polizia Postale ha eseguito 21 perquisizioni su tutto il territorio nazionale anche nei confronti di diversi minori che avevano acquistato i “servizi” offerti dalla minore.
La Polizia postale ha poi individuato, nell’ambito dell’operazione “dangerous images”, un 15enne organizzatore e promotore, insieme ad altri coetanei, dello scambio sui social network di innumerevoli filmati e immagini pedopornografiche, anche in forma di stickers. Il giovane possedeva anche numerosi file cosiddetti “gore”, ovvero filmati e immagini provenienti dal dark web raffiguranti torture, suicidi, mutilazioni, squartamenti e decapitazione di persone e animali. L’attività investigativa ha portato alla denuncia di 20 minorenni in concorso tra loro per detenzione e diffusione di materiale di pornografia minorile a delinquere.
L’operazione “50 community” è quella che ha permesso di indagare 50 soggetti per la produzione di materiale di pornografia minorile. In tre sono stati arrestati per possesso di ingente quantità di materiale pedopornografico. Il materiale illegale veniva scambiato sulle app di messaggistica istantanea e documentava anche violenze sessuali su neonati e scene di sadismo.
Scoperti, poi, filmati di abusi sessuali ai danni di una bambina di pochi anni e visibilmente narcotizzata. Li produceva un 30enne. L’uomo realizzava video che poi commercializzava sul dark web. È stato arrestato per detenzione di materiale di pornografia minorile, aggravato dall’ingente quantità, dall’utilizzo di mezzi di anonimizzazione e criptazione, nonché dalla particolare violenza di alcune immagini rinvenute.
Infine, l’operazione “scaccomatto”, che ha portato ad arrestare 3 persone e a denunciarne 20: una lunga attività sotto copertura ha consentito di individuare sul dark web un sito con immagini di pornografia minorile e commenti che istigavano esplicitamente alla commissione di atti sessuali in danno di minori.
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