Almeno 200 euro a settimana, da versare alla camorra per lavorare tranquillamente. Era la tangente che i parcheggiatori abusivi dovevano versare al clan per fare i guardamacchine in prossimità di alcuni locali notturni. E’ stato scoperto a Napoli, nell’ambito di indagini che oggi hanno portato all’arresto di 15 persone.

Quella dei parcheggiatori abusivi è una piaga che affligge Napoli da anni. Nell’attività investigativa che si è conclusa con l’operazione odierna dei militari dell’Arma, ha trovato riscontro quello che si dice da tempo: che sui parcheggi abusivi ci sia una gestione “mafiosa”. Non è lo Stato a imporre le regole, ma la camorra, che talvolta ricorre anche ad azioni violente per costringere i parcheggiatori a sottostare al dominio criminale. Come è accaduto nei casi accertati dai carabinieri, che hanno interessato parcheggiatori attivi nei pressi di locali notturni della zona flegrea.

E nell’ambito di questa strategia criminale si può arrivare anche ad uccidere, come sarebbe accaduto a Gaetano Arrigo, parcheggiatore abusivo ucciso il 17 giugno del 2016. Del suo omicidio sono accusati due dei soggetti ritenuti affiliati al clan D’Ausilio oggi raggiunti dai carabinieri.

Gli arresti

Stamattina, all’esito di indagini coordinate dalla Dda della procura della repubblica di Napoli, i carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Napoli hanno eseguito una misura cautelare personale emessa dal gip nei confronti di 15 persone, tutte ritenute appartenenti al clan D’Ausilio, operante nei quartieri di Cavalleggeri d’Aosta, Bagnoli, Coroglio ed Agnano. Gli indagati sono ritenuti gravemente indiziati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, omicidio, lesioni personali, detenzione illegale di armi, estorsione, favoreggiamento, ricettazione.

Vittime del clan non erano solo i parcheggiatori abusivi. Documentate nel corso delle indagini anche numerose estorsioni in danno di prostitute e attività imprenditoriali e commerciali (imprese edili, bar, officine meccaniche, lidi balneari, ormeggi di barche), a cui era stato imposto il pagamento, con cadenza periodica o una tantum, di somme di denaro tra 100 euro e 50mila euro.

L’inchiesta

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’11 maggio 2016, Felice D’Ausilio, figlio dello storico capo clan Domenico D’Ausilio (detto Mimì o’sfregiato), per godere di un permesso lasciava la Casa di Reclusione di Tempio Pausania (Sassari) dove stava scontando la pena dell’ergastolo per i reati omicidio e associazione di tipo mafioso. D’Ausilio era stato autorizzato a recarsi presso l’abitazione della sorella libero e senza scorta. Uscito dal carcere, però, si rese immediatamente irreperibile. Fino alla cattura.

Per l’accusa, Felice D’Ausilio in clandestinità imponeva il suo predominio per riconquistare il controllo delle attività criminali sui suddetti quartieri e fin da subito si registrava una escalation di violenze con “stese”, pestaggi, atti intimidatori e dimostrativi posti in essere da soggetti a lui riconducibili per la ripresa della gestione delle attività illecite sul territorio, in quel momento appannaggio del gruppo Bitonto-Nappi.

Le investigazioni, coordinate dalla Dda partenopea, oltre a consentire la cattura il 19 dicembre 2016 del latitante Felice D’Ausilio e l’individuazione della sua rete di fiancheggiatori, hanno fatto emergere l’inequivocabile contrapposizione armata in atto tra i suddetti gruppi criminali e la piena operatività del clan D’Ausilio, rientrante nella sfera d’influenza e di controllo dei Licciardi, famiglia aderente allo storico cartello della criminalità organizzata denominato Alleanza di Secondigliano.

Nel corso delle attività investigative erano stati già sottoposti a fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Dda nel settembre 2016 e maggio 2017, sette appartenenti al gruppo camorristico per il reato di estorsioni in danno di imprenditori ed attività commerciali.

Gli arrestati

Persone colpite dalla misura cautelare della custodia cautelare in carcere:
1.      D’AUSILIO Felice, classe 1980
2.      D’AUSILIO Antonio, classe 1979
3.      MOSELLA Aniello, classe 1994
4.      ALBANO Vittorio, classe 1973
5.      DE FALCO Alessandro, classe 1991
6.      DE FALCO Giuseppe, classe 1955
7.      CICCARELLI Biagio, classe 1983
8.      FIORENTINO Gaetano, classe 1966
9.      DIOMEDE Romualdo, classe 1971
10.     D’ALTERIO Stefano, classe 1946
11.     RAIANO Daniele, classe 1982

Persone colpite dalla misura cautelare degli arresti domiciliari:
12.     SARNELLI Grazia, classe1981
13.     CIOTOLA Eugenio, classe 1983

Persone colpite dalla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria:
14.     D’ALTERIO Concetta, classe 1961
15.     POERIO Maria, classe 1957

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