Esponenti delle ‘ndrine, imprenditori, politici sono coinvolti nell’inchiesta culminata oggi in arresti e perquisizioni in tutta Italia. Indagato anche il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa: stamattina gli uomini della Dia hanno perquisito la sua abitazione a Roma.

Sono 48 gli arresti eseguiti su richiesta della procura antimafia di Catanzaro. La custodia in carcere è scattata per 13 soggetti, altri 35 sono finiti ai domiciliari, sono stati poi disposti l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e il divieto di dimora per altri due indagati. Sequestrati inoltre beni per centinaia di milioni di euro.

Dimissioni di Cesa

Nessun misura per Lorenzo Cesa che con una nota ha affermato di aver “ricevuto un avviso di garanzia su fatti risalenti al 2017″ e  si è detto estraneo ai fatti: “Chiederò attraverso i miei legali di essere ascoltato quanto prima dalla procura competente. Come sempre ho piena e totale fiducia nell’operato della magistratura”. Cesa ha poi annunciato le sue dimissioni da segretario nazionale dell’Udc: “Data la particolare fase in cui vive il nostro Paese rassegno le mie dimissioni da segretario nazionale come effetto immediato”.

Il sistema scoperto

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, al centro del sistema c’era un imprenditore, Antonio Gallo, che si rapportava in maniera “organica e continua” con i vertici dei gruppi mafiosi del Crotonese e con uomini delle forze dell’ordine. Tra i soggetti arrestati ci sono anche un maresciallo della Guardia di finanza e un notaio.

Sulla base di quanto accertato nel corso delle indagini, Gallo gestiva le relazioni in modo da poter ottenere la vittoria di gare per la fornitura di prodotti antinfortunistici. La politica in questo meccanismo diventava fondamentale per assicurarsi l’appalto.

I politici coinvolti

Al centro dell’inchiesta sono finiti esponenti dell’Udc: oltre a Cesa, indagato anche il segretario regionale dell’Udc, assessore regionale al bilancio, Francesco Talarico, per il quale sono stati disposti i domiciliari. L’accusa per lui è di associazione per delinquere aggravata dal metodo mafioso e voto di scambio. Secondo gli inquirenti, Talarico alle elezioni politiche del 2018 avrebbe ottenuto voti in cambio della garanzia fornita a Gallo di affidare appalti alla sua azienda. In uno degli incontri, con Gallo e Talarico c’era anche Lorenzo Cesa, un pranzo organizzato a Roma per discutere, secondo i riscontri degli investigatori, dell’assegnazione degli appalti.

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